di Greta Scivori, Classe 1^ B. – Cari amici lettori e amiche lettrici si sa che Venezia è una delle più importanti città d’arte in Italia. Per tale ragione affluiscono molti turisti che giungono dalle varie parti del nostro pianeta per visitare gli straordinari palazzi e oltre a questi i suoi meravigliosi simboli architettonici. E’ ormai noto che Venezia è famosa soprattutto per Piazza San Marco e per il suo bellissimo campanile. Noi veneziani siamo molto affezionati a questo monumento che affettuosamente lo chiamiamo “El parón de casa” cioè “Il padrone di casa”. Forse non tutti sanno che quello che attualmente si può visitare, salendo sulla sua sommità, non è la versione originale perché il 14 luglio del 1902 alle ore 9.47 purtroppo crollò. Nonostante le manutenzioni nel corso dei secoli per rinforzarlo purtroppo implose su se stesso riducendosi in un enorme mucchio di macerie. Si era così distrutta quella che era una delle più antiche torri campanarie del mondo. La causa del cedimento della struttura fu attribuita in un primo momento alla rimozione di ancoraggi di ferro all’interno di esso che erano stati rimossi allo scopo di realizzarci un’ascensore. Gli architetti di quel tempo dopo aver analizzato i resti affermarono che il crollo era dovuto per alcuni tagli ai muri interni che erano stati effettuati per la sistemazione del tetto che si trovava al di sopra la loggetta del Sansovino che era stata edificata a fianco di esso per preservarlo dalle piogge. Tali tagli avevano indebolito il supporto posto sulle fondamenta che cedette improvvisamente. Al momento del crollo l’enorme massa di polvere si espanse per tutta la piazza, ruppe le vetrine dei negozi e accecò la gente che terrorizzata scappava. Le rovine del colosso di pietra giacevano davanti alla Chiesa di San Marco e per gran parte della Piazza. Dopo che il rovinoso evento terminò si cercò di stabilire l l’entità dei danni e di capire appunto la causa del suo improvviso cedimento. Dopo che fu fatto il resoconto logistico con dei sopralluoghi tecnici si constatò che il crollo aveva provocato ingenti danni alla Piazza e alla Loggetta, era distrutto un angolo della Libreria del Sansovino e sbriciolata la pietra del bando cioè quella che era una colonna medievale dove venivano bandite le leggi. Per fortuna non ci furono vittime o dispersi, tranne il gatto del custode. I mattoni rimasti del campanile furono trasportati, portandoli su una barca che aveva il fondo apribile, a 5 miglia di distanza dal Lido di Venezia e buttati in mare, venendo benedetti da un prete presente sulla barca. Alcuni resti in pietra d’Istria ancora intatti furono recuperati. Immediatamente si riunì il Consiglio Comunale che decise la ricostruzione e l’anno successivo venne posta la prima pietra. In quell’occasione il sindaco Pietro Grimani pronunciò la famosa frase: ”Come era, dove era”. Per l’inaugurazione del nuovo Campanile avvenne nel 1912 e fu scelta la data del 25 aprile in occasione della festa di San Marco e fu il Patriarca di Venezia, il Cardinale Aristide Cavallari, a benedire il Campanile ricostruito. Vorrei concludere l’articolo dando delle indicazioni: ”Tuttora si possono trovare pezzi di mattoni nelle varie spiagge, perché trasportati dalla marea. Basta cercare dei pezzi grandi o piccoli, di color rosso, nascosti nella sabbia o anche nel bagnasciuga. Mi raccomando non confondeteli però con sassi rossi perché i pezzi del Campanile al contrario di sassi normali, sono anche un po’ rovinati”.