Di Gaia Stendardo – classe II sez. L
Caro Dante,
innanzitutto, scusami se ti do del tu, invece che del lei o del voi, ma ormai sei come un vecchio amico. In questo periodo sto studiando la Divina Comedia, e di conseguenza, così come Virgilio è stata la tua guida, ora tu sei la mia. Questo perché mi piace credere che durante il “mio viaggio” attraverso il libro tu sia lì ad accompagnarmi e a guidarmi, proprio come Virgilio ha fatto con te.
Parlando del mio studio sulla Divina Comedia, devo confessarti che trovo incredibile il tuo amore verso Beatrice. Non riesco a capire come si possa amare una persona tanto quanto tu abbia amato la tua Beatrice. È davvero possibile amare qualcuno così tanto da farti attraversare i tre regni dell’oltretomba per poterla rivedere? Per me sei sempre stato una persona molto interessante, e trovo interessante anche la cura e l’amore con cui hai portato la donna da te amata nel cuore per tutta la vita.
Di te trovo interessante anche il coraggio e la fierezza con cui hai combattuto per i tuoi diritti. Nonostante conoscessi l’autorità del Papa, non hai esitato un attimo a scendere per le strade di Firenze a ribadire che dovessero esserci due soli e che il Papa doveva tenersi fuori dalla politica. Ammiro proprio questo di te, il fatto che non hai mai smesso di combattere per ciò che ritenevi giusto e per la tua opinione, desiderando di farti seguire da tutti. Anche se questo ti è poi costato quello che più amavi, ti ha portato lontano dalla tua amata Firenze, non hai mai rinnegato ciò che pensavi.
Credo inoltre che tu sia stato il maestro ideale che ogni alunno possa desiderare. Del resto, la tua vita è stata tutta un unico lungo insegnamento. La Divina Commedia l’hai scritta con intenti didascalici, Il Convivio, il De Vulgari Eloquentia e il De Monarchia li hai scritti per spiegare ai tuoi discepoli le tue idee e le tue motivazioni. E dopo centinaia di anni ancora siamo qui ad apprendere dalle tue parole senza tempo.
Grazie per tutto quello che ci hai dato.