di Irene Cruciato-
Era una giornata come le altre, la signora Giulia si era svegliata al suono del campanile che distava pochi metri dal suo appartamento. La donna si alzò dal letto, aprì la finestra e un sottile e piacevole cinguettare di uccellini sui rami degli alberi del parco rendeva l’aria un posto accogliente e rilassato. La signora Giulia preparò il tè e il rumore inconfondibile della sua teiera ruppe l’atmosfera di relax. La donna bevve il suo tè e, in fretta, si vestì per andare al lavoro come ogni mattina.
Uscì di casa, prese la sua auto e si diresse verso il suo ufficio. L’irritante rumore delle auto la infastidì ma non ci fece poi molto caso, oramai era abituata a quel frastuono incessante. La strada era piena di automobilisti imbottigliati nel traffico di un normale giorno lavorativo in autostrada. Molti di loro erano spazientiti e lo scrosciare del fiume sotto il ponte li innervosiva. Stavano per fare tardi al lavoro… come se non bastasse un violento temporale si scagliò sulla città, il cielo fu squarciato da grandi fulmini, i tuoni erano grandi rimbombi in un silenzio spezzato solo da clacson di auto stufe di aspettare. La pioggia cominciò a battere sull’asfalto e sui vetri delle automobili, producendo un suono rilassante e gradevole. Arrivata in ufficio, la signora Giulia incontrò la sua assistente che con il suo inconfondibile rumore di tacchi sul pavimento, abbastanza irritante, si diresse verso la donna in fretta e furia; voleva comunicarle che nel suo ufficio era tutto pronto e le carte la aspettavano sulla sua scrivania. Subito le porse il suo caffè e se ne andò lasciandosi dietro la scia del suo inconfondibile rumore di scarpe. Giulia si diresse nel suo ufficio e si sedette alla sua scrivania, negli uffici il rumore di gente che parlava di cose incomprensibili con parole poco distinguibili si faceva sempre più forte. La giornata passava e dalla finestra del suo ufficio la donna sentiva auto sfrecciare su asfalto logorato dal tempo e bagnato dalla pioggia, foglie secche trascinate dal vento e brezza leggera capace di scompigliare i capelli e stabilire quiete nel disordine di una città piena di suoni e di rumori. Giulia, a metà giornata, ebbe come l’impressione che qualcosa non andasse… non ci fece molto caso continuò a lavorare serenamente, fino a quando una fitta allo stomaco non la bloccò.Si alzò dolorante, i suoi gridolini spezzavano il silenzio. La donna, oramai accasciatasi per terra, svenne. Intorno a lei persone ignare di quello che era successo, continuavano a fare rumore e a disturbare la quiete che serve ad un lavoratore; rumore di parole, scarpe sul pavimento, auto che passavano erano un grande elemento di disturbo. Dopo un po’ di tempo, con il suo inconfondibile e irritante rumore di tacchi percossi sul pavimento di legno teso come una tela, arrivò la segretaria di Giulia che la vide svenuta sul pavimento senza sensi. Urlando con la sua voce stridula e con le sue ultime forze chiamò un’ambulanza… dopo poco l’ambulanza arrivò a sirene spiegate, un suono interrotto che andava a tempo di luci ad intermittenza rosse e blu. Arrivati, gli infermieri le si radunarono intorno e dichiararono che ormai per Giulia non c’era più nulla da fare, la deposero su di una barella e caricarono la donna sulla vettura. A tutta velocità l’ambulanza partì e sfrecciò tra le auto che camminavano e suonavano spazientite per la prepotenza imposta. Arrivati in ospedale, la donna venne sottoposta ad autopsia per capire la causa della morte improvvisa, tra i rumori di gente agitata e sirene spiegate che risuonavano nell’aria tesa. Una volta usciti i risultati delle analisi, una cosa era ormai chiara… Giulia era stata avvelenata con un acido molto raro ma molto potente. Ma da chi? Fu subito assegnato il caso ad un grande e conosciuto detective che si mise subito all’opera… I giorni passavano ma l’uomo non riusciva a risolvere il caso, eppure aveva esaminato da cima a fondo tutte le prove a sua disposizione. Allora decise di fare una passeggiata. Nel parco le foglie degli alberi si muovevano a ritmo lento come una danza senza fine, i suoi passi sulla terra battuta risuonavano di un rumore ovattato, persone divertite parlavano mentre erano distese sull’erba morbida. Arrivato alla fine del parco si diresse verso il mare; una volta lì si tolse le scarpe e lasciò scivolare i suoi piedi nudi sulla sabbia riscaldata dal sole che picchiava come non mai. Il suono del mare lo aveva sempre aiutato a riordinare le idee a rilassarsi e a fare mente locale. E lì, come una lampadina, un’idea geniale attraversò la mente del detective. Aveva capito tutto, la verità era nelle sue mani… Giulia era stata avvelenata dal suo capo che guarda caso si era offerto di preparare proprio quella mattina il caffè della donna per non fare perder tempo alla sua segretaria. Ma perché?
Interrogando la segretaria qualche giorno prima era saltato fuori che Giulia contendeva con il suo capo la vittoria di un grandissimo appalto che avrebbe portato un incasso tra i 100.000 e i 150.000 euro.Il detective avvisò subito la polizia e l’assassino fu immediatamente arrestato.