//Il fair Play: dallo sport alla vita – una riflessione di Davide

Il fair Play: dallo sport alla vita – una riflessione di Davide

di | 2021-12-12T10:30:19+01:00 12-12-2021 10:21|Alboscuole|0 Commenti
Di Davide Lomuscio – classe II sez. H   Il termine “Fair Play” nacque nell’800 in Inghilterra e vuol dire “gioco leale”. Nel corso della storia in ambito sportivo i gesti di violenza tra le stesse tifoserie hanno portato a vere e proprie guerriglie urbane con l’utilizzo di pericolose armi da fuoco, causando morti e arresti. Basti pensare agli Hooligans, che hanno scatenato panico all’interno degli stadi, opponendo resistenza alla polizia locale. Questo è il motivo, per cui all’interno degli stadi sono state introdotte le barriere, allo scopo di separare il pubblico dai giocatori e dagli arbitri. Con il tempo è nato un movimento chiamato “Fair Play”, gioco leale, che dapprima interessò solamente lo sport, poi, si estese alla vita sociale e alla politica. Di conseguenza di Hooligans non si è sentito quasi più parlare, tanto che l’Inghilterra fu la prima ad eliminare le barriere all’interno delle case del pallone, gli stadi. A partire da lì, nel 1975 fu firmata la Carta del Fair Play e nel 1992, a Rodi in Grecia, il CIO firmò il Codice Europeo di Etica sportiva. Queste le dieci regole principali del Fair Play: 1) Giocare per divertirsi 2) Giocare con lealtà 3) Rispettare le regole del gioco 4) Rispettare i compagni di squadra, gli avversari, gli arbitri e gli spettatori 5) Accettare la sconfitta con dignità 6) Rifiutare il doping, il razzismo, la violenza e la corruzione 7)Essere generosi verso il prossimo e soprattutto verso i più bisognosi 8) Aiutare gli altri a resistere nelle difficoltà 9) Denunciare coloro che tentano di screditare lo sport 10) Onorare coloro che difendono lo spirito olimpico dello sport. Evidente è lo scopo educativo del Fair Play, che ha fra i suoi principi la collaborazione, la solidarietà e il rispetto verso tutti i presenti. Nella storia dello sport ci sono diversi esempi di Fair Play, che abbracciano tutte le discipline, dal calcio al nuoto, dal tennis all’atletica leggera. Dovremmo tutti ricordarne alcuni:
  • Nel 1964, durante l’edizione dei giochi di Innsbruck, fu un atleta italiano a mostrare il suo gran cuore. In occasione della finale della gara a squadre di bob, gli inglesi ebbero un problema tecnico, perchè il loro bob era privo di un bullone. A quel punto Eugenio Monti ne prestò uno, in modo che tutto fosse in regola; in quell’occasione gli italiani furono battuti. Eugenio Monti accettò la sconfitta con questa frase: “Hanno vinto perché sono andati più veloci, non perché ho dato loro il bullone”;
  • Durante le Olimpiadi di Berlino del 1936, prima del salto il tedesco Luz Long diede un consiglio all’americano Jesse Owens, svelandogli quando staccare da terra, prima di finire nella sabbia. Fu questo il salto, che gli valse la medaglia d’oro proprio davanti a Long e sotto gli occhi di Adolf Hitler;
  • Nel dicembre del 2000 un atto di Fair Play è andato in scena allo stadio ‘Goodison Park’ di Liverpool con protagonista Paolo Di Canio. L’ex attaccante del West Ham entrò nella storia del calcio inglese, fermando con le mani il pallone un attimo prima di calciarlo in porta: si comportò così, perché il portiere avversario era caduto a terra per infortunio;
  • Durante le Olimpiadi di Atene del 2004, Michael Phelps riuscì, invece, a conquistare le prime pagine di tutti i giornali non solo per le sue sei medaglie d’oro vinte, ma anche e soprattutto per lo splendido gesto prima della staffetta 4×100 mista: decise di rinunciare alla gara, in cui avrebbe ottenuto un altro oro, per lasciare il posto ad un suo compagno di squadra.
L’ultimo episodio, che testimonia i valori assoluti dello Sport è, invece, più recente e risale all’edizione di Doha dei Mondiali di Atletica. In questo caso il protagonista è stato Braima Suncar Dabó della Guinea-Bissau. Durante la gara dei 5000 metri, Dabò meritò gli applausi di tutto il pubblico, per essersi fermato a soccorrere un altro atleta a terra per la fatica. Quei 250 metri finali, percorsi abbracciato all’avversario, che aveva aiutato, sono un grande esempio del significato della parola Fair Play. Se il Fair play fosse radicato nella nostra società, tutti potremmo vivere più tranquillamente e ciascuno di noi potrebbe diventare il fautore di piccoli cambiamenti.