Relazionarsi tra esseri umani non è sempre stato facile come si pensa, essi sono complicati e difficile è il rapporto tra loro. Le domande che sorgono spontanee sono: come siamo arrivati a questo? Qual è stato l’elemento che ha permesso ciò? |
Bisogna innanzitutto far riferimento ad una grande realtà che con gli anni si è evoluta: l’uomo. |
Inizialmente era solo un “semplice” cavernicolo, predominato dall’istinto di sopravvivenza, eppure il bisogno di stare con altri uomini non è mai mancato; ha sempre avuto la necessità di un punto di riferimento, oltre che di abilità fisiche, per sopravvivere. Questo bisogno però era diverso, quasi come se fosse la natura ad imporlo e non la volontà dell’individuo. |
Con il tempo la situazione si è ribaltata: è stato proprio l’uomo ad impegnarsi nell’interazione con le persone, cercando di migliorarne ogni singolo aspetto. L’evoluzione risiede in una forma di intelligenza chiamata intelligenza sociale, ed è questo l’elemento potenziale. |
In poche parole, è una forma di intelligenza che l’individuo ha sviluppato per essere capace di mettersi in relazione con gli altri in modo consono ed efficace. Questo sviluppo provoca una serie di conseguenze; ad esempio, migliorare i rapporti sociali significa anche creare un ambiente piacevole, e ciò è determinante per la felicità del singolo e della collettività. |
Per quanto concerne l’esempio, possiamo analizzarlo in ambito lavorativo: proprio da questa capacità deriva il buon comportamento reciproco tra colleghi, che di conseguenza rende un risultato lavorativo migliore. Quest’intelligenza è significante per l’uomo, date le capacità proprie di quest’ultimo. |
Infatti essa non consiste soltanto nella qualità dei rapporti umani, ma permette anche di riuscire a cogliere il fine dei discorsi, di appropriarsi di capacità linguistiche utili per esprimere al meglio il proprio pensiero e soprattutto di sviluppare l’empatia. L’empatia consiste nel superamento dell’univoco pensiero, e quindi della singola mente umana, permettendo di immedesimarsi in quella altrui. |
L’intelligenza sociale è strettamente collegata all’uomo e al suo essere e questa è la caratteristica che la distingue dalle altre. La conoscenza di sé stessi è molto importante e non sempre l’individuo ne ha piena coscienza. È facile pensare alle relazioni umane come semplici scambi di parole, un po’ meno lo è pensare cosa si cela dietro di esse. |
Basti pensare a persone insicure per comprenderne la difficoltà. A volte, capita che le insicurezze di un certo individuo vengano viste come capricci dovuti all’età o addirittura momentanei, quindi affrontati in modo superficiale; questo, infatti, è un esempio calzante di scarsa intelligenza sociale. Ritornando all’individuo, ciò reca ulteriori danni, e quest’ultimo tende a richiudersi nel proprio ambito. |
L’importanza dell’autoconoscenza porta ad una maggiore consapevolezza di sé, anche se possono venir fuori gli aspetti negativi. In realtà bisogna lavorare proprio su questi o talvolta accettarli. Il risultato garantirà anche un miglioramento personale, quindi un aumento di autostima. |
Purtroppo la capacità di relazionarsi, la maggior parte delle volte, viene sottovalutata, ciò è proprio delle persone superficiali. Queste ultime tenderanno a sviluppare personalità di tipo arrogante ed egoista, simile a quella che ha caratterizzato l’uomo primitivo. |
Possiamo concludere affermando che questa categoria di intelligenza può essere considerata la base della vita, poiché, attraverso il suo miglioramento, il singolo riesce a trovare una sorta di equilibrio interiore che sarà poi determinante nelle relazioni umane, fattore indispensabile per l’umanità. È questo l’elemento che ha permesso agli esseri umani di sviluppare un cervello più grande e di arrivare all’apertura mentale che hanno raggiunto. |
Di Fausta Piccirillo – 4^E –