di Maria Tea Santagiustina, Classe 3^A. – Cari lettrici e lettori l’argomento di quest’articolo riguarda la storia relativa ad una donna del passato che ritengo, nel pieno rispetto dell’identità di genere e poiché racchiude certamente un fondo di verità, sia giusto dare le relative informazioni per avere una maggiore conoscenza di come abbia potuto affrontare e superare tutti gli ostacoli culturali e sociali che erano presenti durante la sua esistenza. Dopo esserne venuta a conoscenza e con un’opportuna documentazione ho deciso di dedicarle quest’articolo. Fu Venezia, si proprio la nostra città, a darle i natali il 5 giugno del 1646 ed era la quinta di sette figli. La sua famiglia non era per nulla comune, infatti suo padre Giovan Battista Cornaro faceva parte di una delle più antiche e nobili casate veneziane. Durante la sua giovinezza incontrò per caso Zanetta Boni una donna molto bella ma di umili origini che lavorava, insieme al padre e al fratello, in una bottega bresciana. Era molto intraprendente ma anche molto educata. Il nobile veneziano si innamorò subito di lei e tra i due ebbe inizio una relazione dalla quale nacquero i loro figli tra i quali appunto Elena. Per ragioni politiche e sociali, che per quei tempi avrebbero generato immancabilmente un grosso scandalo per la famiglia patrizia veneziana, poiché avrebbe dato adito e presupposti di matrimonio riparatore, i due non si potettero sposare se non nel 1654. Per tale situazione Elena visse solo i suoi primi anni di giovinezza immersa in difficili questioni famigliari causate sia dalla perdita della sorella maggiore e sia per il conseguente dolore della madre che con molta fatica superò quella perdita. Nel 1664 la famiglia di Venezia ottenne l’iscrizione nel Libro d’oro della nobiltà e Giovan Battista, accortosi delle grandi potenzialità della figlia, cercò in tutti i modi di favorire la sua crescita culturale poiché l’’unico luogo che lei frequentava con costante impegno e dedizione era la sua biblioteca, che il padre aveva ereditato insieme al palazzo, come residenza da secoli della famiglia, sul Canal Grande. I libri le permettevano di espandere i suoi orizzonti e in più era la figlia prediletta poiché in lei il padre vedeva tutto ciò che sperava per il figlio maschio maggiore. Sempre nel 1665 scelse di farsi oblata benedettina, evitando così la reclusione monastica, per continuare i propri studi. Venne istruita dal parroco Giovan Battista Fabris, dal canonico Giovanni Valier, da Carlo Maurizio Vota, dal cattedratico, prima di Pisa e poi di Padova, Carlo Rinaldini e da Felice Rotondi che in seguito divenne docente nello Studio di Padova oggi noto come “il Bo”. Il padre in seguito ad una pubblica disputa in latino e greco chiese che le fosse assegnata una laurea in teologia, ma ci fu il diniego del Cardinale Gregorio Barbarico, perché a quei tempi non la si poteva concede ad una donna. Dopo alcuni anni di scambi epistolari tra il padre di Elena e il Cardinale le venne concessa nel 1678 la laurea in filosofia. Per concludere, grazie all’influenza della sua famiglia utilizzò il suo nome per poter entrare nelle corti dei più eruditi nobili di quel tempo e ben presto si fece conoscere non solo per le sue conoscenze, ma anche per l’intelligenza e la velocità con cui apprendeva i concetti anche più difficili. Bisogna anche dire che a quell’epoca era abbastanza difficile che alle donne venissero riconosciuti sia gli impegni che i meriti culturali, se non di rado, mentre oggi è un vero e proprio simbolo di cultura ed emancipazione per le donne.