Di Redazione
Si è svolto il 28 maggio 2021 alle 19,45 presso il cortile dell’Oratorio Salesiano di Andria l’incontro dal tema “Bullismo e cyberbullismo. Prendersi cura delle relazioni”, organizzato dall’AIMC di Andria, dall’Age di Andria in collaborazione con l’Opera Salesiana di Andria e patrocinato dalla Città e dalla Diocesi di Andria.
Un incontro che ha inteso far riflettere i partecipanti su Bullismo e Cyberbullismo: due fenomeni attualissimi, dai risvolti preoccupanti, che sottendono l’evoluzione di un presente sempre più connesso alla tecnologia e ad internet e che si radica in un senso profondo di solitudine e di incomunicabilità delle generazioni più giovani.
L’incontro, condotto dal giornalista Aldo Losito, è stato introdotto dalla dirigente della Scuola Secondaria di I grado “P.N.Vaccina” di Andria, Francesca Attimonelli presidente di AIMC – Andria (Associazione Italiana Maestri Cattolici) e da Riccardo Lapenna Presidente di AGE – Andria (Associazione Genitori).
. Entrambi hanno ricordato come l’incontro in questione abbia ripreso l’evento organizzato per il 5 marzo 2020 e che a causa del Covid non fu più possibile realizzare. Nel frattempo, questo lungo anno di isolamento dovuto alla pandemia e caratterizzato da relazioni filtrate attraverso la tecnologia sembra aver acuito proprio il cyberbullismo; dato che viene messo in evidenza dall’aumento esponenziale di reati legati dallo stesso fenomeno. Questo è quanto è emerso anche negli interventi della sindaca Giovanna Bruno e degli assessori alla persona: Dora Conversano e alla bellezza: Daniela Di Bari che hanno espresso la necessità di fornire una risposta quanto più corale, fondata anche su una presa di coscienza e di responsabilità personale rispetto alla problematica in questione. L’invito al dialogo e al confronto, teso ad indirizzare i più giovani all’interiorizzazione di una scala di valori più alti, è stato anche espresso nei saluti rivolti ai partecipanti da Mons. Luigi Mansi, Vescovo della Diocesi di Andria, ma anche da don Giovanni Monaco, direttore dell’Opera Salesiana della città di Andria e da don Gianni Massaro, assistente dell’AIMC di Andria.
Il successivo intervento del criminologo clinico Giuseppe Galante, intervistato dal giornalista moderatore Aldo Losito ha invece permesso di comprendere come bullismo e cyberbullismo si radichino nell’interruzione di una relazione tra padri e figli, tra fratelli, nella relativa sindrome dell’abbandono e in un senso di solitudine profondo. La tecnologia e le dinamiche dei social hanno stravolto la percezione di alcune condizioni umane: il subire o l’infliggere sofferenza, la morte stessa che diventano oggetti di spettacolarizzazione. È la stessa tecnologia che diventa palco per la ribalta di bulli, i quali, con i loro comportamenti e atteggiamenti, chiedono inconsciamente aiuto, in una continua sfida con il mondo degli adulti e delle regole. Il criminologo ha anche illustrato come oggi sia possibile denunciare nell’immediato episodi di bullismo attraverso l’applicazione “YOUPOL” che permette di comunicare con la polizia attraverso messaggistica o anche inviando video o foto di abusi e di chiederne l’intervento immediato.
Tuttavia, ha concluso l’esperto, il contatto con la polizia dovrebbe essere l’ultimo degli step da farsi di fronte ad episodi di bullismo. I primissimi passi sono quelli di ristabilire una comunicazione tra generazioni, di definire delle buone prassi nelle scuole, di reinsegnare l’empatia praticandola in relazioni di qualità e facendo attenzione ai numerosi segnali che possono arrivare da adolescenti fragili e in difficoltà.
E testimonianza di lacerante fragilità è stato il successivo intervento di Domenico Diacono e Angela Albanese fondatori dell’associazione “Anto Paninabella OdV” nonché genitori di Antonella che all’età di 13 nel novembre del 2017 si è tolta la vita senza che i suoi genitori potessero cogliere alcun segno di disagio. Tra le tante domande che un evento di tale portata può sollevare nella mente e nel cuore di due genitori, quella che sembra avere più senso di tutte è: “Perchè non ha chiesto aiuto?”. Negli scritti lasciati da Antonella e letti dopo la sua morte, dove emerge forte la sua sofferenza interiore, i suoi genitori ritrovano e rilanciano un messaggio, un invito, per tutti coloro che si sentono diversi, a non sentirsi soli e a non lasciare gli altri soli nella sofferenza, a cercare una chiave e a chiedere aiuto.
Sono stati presentati alcuni lavori prodotti da alcune scuole andriesi. Il video sul tema dell’integrazione, dell’inclusione in cui alcuni alunni del Piccolo Coro Note Lilla dell’istituto comprensivo “Jannuzzi – Di Donna”, guidati dal Maestro Giuseppe De Tullio, hanno riproposto il brano “ Abbi cura di me” di Simone Cristicchi, arricchito da una coreografia curata dalle insegnanti Angela D’Argenio e Nunzia Lotito, che vede intrecciarsi musica e danza in un abbraccio fatto di speranza e di sogni, di accettazione e di fiducia. Successivamente il brano eseguito dal coro della Scuola Secondaria di 1° grado “Vaccina”, diretto dai professori Graziano Santovito e Gianpiero Grilli, intitolato “Blu”, una composizione per coro di voci bianche, pianoforte e flauto caratterizzata da una melodia dolce e sognante, impreziosita dall’utilizzo della lingua dei segni, per fare musica oltre ogni barriera e per sensibilizzare i ragazzi al tema della diversità e dell’inclusione; il colore blu, infatti, rappresenta il colore della calma, dell’infinito, della pace, della serenità emotiva e dell’armonia. Nell’ultima parte il cortometraggio “Belli non bulli” del Circolo Didattico Rosmini, prodotto nel 2015 , da un’idea della dirigente Celestina Martinelli “Belli non bulli” con il coinvolgimento in qualità di attori di docenti, personale amministrativo, genitori e alunni delle scuola, prodotto al fine di valutare, dunque, il fenomeno del bullismo nella sua complessità e non soffermare l’attenzione solo sugli autori o solo sulle vittime ma considerare tutti i protagonisti nel loro insieme: vittime, autori ed eventuali testimoni per poter gestire in modo più appropriato gli interventi.
Incontrarsi in presenza, dopo un anno, in un luogo come quello dell’Oratorio Salesiano, simbolo cardine della relazione e dell’educare con il cuore, può considerarsi come un segno di rinascita. Una rinascita fondata sulla costruzione di una rete in cui le istituzioni: famiglia, scuola, politica e chiesa possano interconnettersi, individuare i nodi problematici cruciali da sciogliere, trovare insieme delle risposte e costruire quella rete di salvataggio che permetta ai più giovani di riappropriarsi di emozioni sane e di empatia e di crescere felici, solidi e solidali.