di SCARPA CAMILLA (2^ A) – L’otto marzo è stato un giorno veramente speciale per me e per le mie amiche e compagne di classe come “piccolissime donne”. Appena arrivate a scuola e sentito il suono della campanella per entrare in classe ci hanno avvisato che l’insegnante della prima ora non c’era. E’ stato uno sciopero improvviso perché nessuno di noi se l’aspettava. Ci siamo guardate in faccia e abbiamo deciso di andare al Lido dove abbiamo incontrato la professoressa che era in macchina. Si è fermata e ci ha abbracciato dicendo che era il nostro regalo per la festa della donna e questa sua affermazione ci rese felicissime. Tutte contente per la festa della donna ci siamo recate in spiaggia. Arrivate sul bagnasciuga, approfittando della tiepida giornata pre-primaverile, abbiamo tolto le scarpe i rotolati i jeans fino al ginocchio, siamo entrate con i piedi ma l’acqua ancora era freddina così siamo uscite quasi subito. Dai telefonini abbiamo ascoltato la musica e giocato sulle piccole dune di sabbia. Accadde però che purtroppo a me vennero dei crampi e fummo costrette a ritornare a Venezia. Andammo a casa mia ma, non volendo restare a casa, con la mia compagna Eva decidemmo di uscire ma mi portai dietro una coperta, il te caldo, la borsa dell’acqua calda, e tre felpe. Decidemmo di andare alla “baia del re” dove incontrammo due nostri compagni di classe e una nostra amica. Ci siamo rimaste per qualche ora. Per questa strana giornata e per la felicità di stare insieme ad con amici e amiche abbiamo perso il senso del tempo. Eva chiamò al telefonino un suo amico del cuore che, nonostante ci fosse ancora il sole, le disse di metterci immediatamente in contatto con le nostre mamme che, appena chiamate, ci dissero di essere molto preoccupate perché non avevano nostre notizie da qualche ora e per questo erano in procinto di chiamare le forze dell’ordine. Per farci perdonare e per festeggiare la “festa della donna” proponemmo di mangiare una pizza tutte assieme. Devo essere sincera: abbiamo passato una bellissima serata! (Anche perché le nostre mamme hanno capito che quello che avevamo fatto era, per noi amiche e piccolissime donne, soltanto il motivo di voler stare insieme per dare un senso positivo alla “festa della donna”).