//80° Anniversario dall’entrata in vigore delle leggi razziali

80° Anniversario dall’entrata in vigore delle leggi razziali

di | 2018-05-28T11:47:28+02:00 27-5-2018 15:57|Alboscuole|0 Commenti

di REDAZIONE – 80° Anniversario dall’entrata in vigore delle leggi razziali

Per non dimenticare. Quest’anno abbiamo scelto di realizzare un CALENDARIO, un calendario di un anno orribilis, il 1938, anno dei decreti e dei diritti calpestati a persone che chiedevano solo di vivere, lavorare, studiare, amare nel nostro Paese.

Attraverso il calendario abbiamo cercato di illustrare al meglio, e di rendere più attuale la situazione degli Ebrei e degli Italiani, anche scrivendo a tratti delle storie e dei diari immaginari, per immedesimarci di più nelle persone e nei fatti di quell’orribile anno. L’idea del calendario è nata anche perché i calendari non si ripetono, ogni anno è diverso da un altro, e noi vorremmo che un calendario come quello del 1938, l’anno dell’ITALIA RAZZISTA, non venga stampato mai piu’. Siamo riusciti, tramite questo lavoro, ad apprezzare di più la nostra libertà, ormai data per scontata, ed idee come pluralismo, democrazia, tolleranza, rispetto e apertura al diverso, che sono alla base della nostra Carta Costituzionale, ma ancora di più ad apprezzare la nostra SCUOLA ricca e bella per l’intrecciarsi di culture, lingue, religioni, etiche diverse.

I ragazzi della III C

CLASSE III C

ISTITUTO COMPRENSIVO UMBERTO I LANCIANO

DOCENTI: Prof.ssa MADONNA ROSALINDA (PROF. REFERENTE), Prof.ssa ANGELA STAMPONE

1938 : ANNO horribilis

In Italia non è mai esistito il “ problema ebraico” anche perché l’ultimo censimento (1938) contava 47.000 Ebrei, 1 per ogni 1000 del popolo italiano. Benito Mussolini nel 1919 in una assurda

interpretazione aveva scritto “ la Rivoluzione Russa era la vendetta dell’ebraismo contro il

cristianesimo”, ma inseguito aveva ritrattato e la difesa dell’ideologia razzista era rimasta un’iniziativa isolata di qualche circolo di “intellettuali” che appoggiavano l’evolversi del nazismo in Germania.

Erano sorte anche alcune riviste “La vita italiana” di Preziosi e il “Tevere” in cui si inneggiava ideali di razza pura e un nazionalismo esasperato . Ma il popolo italiano si era dimostrato sempre immune dall’antisemitismo. Tra i numerosi aneddoti ci piace ricordare quello raccontato da C.Arturo Jemolo, di un suo amico ebreo mandato al confino in un paese del sud d’Italia per attività antifascista , suscitò la curiosità della gente del posto perché non assisteva alla messa della domenica. La donna che gli dava ospitalità gli chiese perché e lui rispose che era ebreo. Al che lei ribattè: “macchè ebreo, lei è bianco come me”!

Ma quell’anno, il 1938, segnò la svolta….

Improvvise leggi persero a macinare progressive discriminazioni. Attraverso decreti sfornati a gettito continuo, gli ebrei vennero espulsi dalle scuole, dalle professioni, dall’esercito.Vennero impediti i matrimoni misti, vennero confiscati patrimoni… Fu una persecuzione subdola ma aggressiva mentre la debolezza della reazione della società civile facilitava di fatto l’attuazione di una legislazione iniqua, ingiusta e soprattutto estranea alla tradizione giuridica del nostro Paese.

Non si oppose la Monarchia , ufficialmente nemmeno la Chiesa Cattolica, qualche protesta dal mondo della scuola, della magistratura, dell’università, del giornalismo. Ma niente di più.

E così il 1938 passa nella storia come l’ANNO DEL RAZZISMO ITALIANO.

TA

TITOLO del DOCUMENTO

14 luglio 1938

Manifesto sulla purezza della razza Italiana redatto da 10 scienziati ed elenco dei nomi di coloro che vi aderirono

25 luglio 1938

Comunicato della Segreteria del PNF sulla Razza Italiana

5 settembre 1938

Regio Decreto per la difesa della razza nella scuola

7 settembre 1938

Regio Decreto sugli Ebrei stranieri

6 ottobre 1938

Dichiarazione sulla razza votata dal Gran Consiglio del Fascismo

15 novembre 1938

Regio Decreto sull’integrazione in testo unico delle norme già emanate per la difesa della razza nella scuola italiana

17 novembre 1938

Regio Decreto per la difesa della razza Italiana

GENNAIO

Articolo 9.

L’appartenenza alla razza ebraica deve essere denunziata ed annotata nei registri dello stato civile e della popolazione. Tutti gli estratti dei predetti registri ed i certificati relativi, che riguardano appartenenti alla razza ebraica, devono fare espressa menzione di tale annotazione. Uguale menzione deve farsi negli atti relativi a concessione o autorizzazioni della pubblica autorità. I contravventori alle disposizioni del presente articolo sono puniti con l’ammenda fino a lire duemila.

Articolo 23

Le concessioni di cittadinanza italiana comunque fatte ad ebrei stranieri posteriormente al 1° Gennaio 1919 si intendono ad ogni effetto revocate.

dal Regio Decreto per la difesa della Razza Italiana (17 novembre 1938)

LA LEGALITA’ DEL MALE

Questo articolo risponde all’obiettivo, perseguito dal legislatore fascista, di rendere pubblica e da tutti conoscibile l’estrazione razziale ebraica. In questo modo, le pubbliche amministrazioni, gli uffici, pubblici e privati, i datori di lavoro, nonché tutta la popolazione civile, erano messi a conoscenza dell’eventuale appartenenza di un individuo alla “razza ebraica”.

Per garantire questa finalità, lo Stato imponeva la denuncia e l’annotazione della condizione di ebreo nei registri dello stato civile e della popolazione, ovvero nei registri nei quali è censita tutta la popolazione, con indicazione della paternità e maternità,dello stato civile (celibe o nubile) e, a partire dal 1938, anche dell’eventuale appartenenza alla razza ebraica.

In tal modo, lo Stato divideva la popolazione in due categorie: da un lato i cittadini italiani, dall’altro i “cittadini di serie B”, macchiati dalla “colpa” di essere di origine ebraica

Denunciare la propria condizione di ebreo era un obbligo di legge, oltre che un vero e proprio atto di remissione, di abbandono, di resa verso un sistema che stava iniziando, anche in Italia, ad avviarsi verso a soluzione finale. Prima dell’entrata in vigore delle leggi razziali, far conoscere il fatto di essere ebrei era una cosa normale, a cui nessuno dava importanza. Come tra tutti gli italiani , anche tra gli ebrei c’erano i fascisti e gli anti fascisti , i più istruiti e i meno istruiti i più ricchi e i più poveri . Dopo il 17 Novembre 1938 gli italiani avevano declassato gli ebrei in cittadini “minori”in dignità.

Si voleva cancellare anche la sola presenza fisica, sociale, psicologica degli ebrei nella vita nazionale. Il loro contributo doveva sparire in ogni sua manifestazione: non dovevano essere pubblicati e diffusi i loro libri, rappresentate le loro opere teatrali, suonate le loro musiche, proiettati i loro film; loro per noi italiani non dovevano più esistere.

FEBBRAIO

Articolo 1

Il matrimonio del cittadino italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza è proibito. Il matrimonio celebrato in contrasto con tale divieto è nullo.

Articolo 8

Agli effetti di legge: a) È di razza ebraica colui che è nato da genitori entrambi di razza ebraica, anche se appartenga a religione diversa da quella ebraica; b) È considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori di cui uno di razza ebraica e l’altro di nazionalità straniera; c) È considerato di razza ebraica colui che è nato da madre di razza ebraica qualora sia ignoto il padre; d) È considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da genitori di nazionalità italiana, di cui uno solo di razza ebraica, appartenga alla religione ebraica, o sia, comunque, iscritto ad una comunità israelitica, ovvero abbia fatto, in qualsiasi altro modo, manifestazioni di ebraismo. Non è considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori di nazionalità italiana, di cui uno solo di razza ebraica, che, alla data del 1°Ottobre 1938-XVI, apparteneva a religioni diversa da quella ebraica

dal Regio Decreto per la difesa della Razza Italiana (17 novembre 1938)

L’articolo di apertura del Decreto sulla difesa della razza si preoccupa di preservare la purezza della “razza italiana” e, pertanto, vieta la celebrazione di matrimoni misti: il matrimonio tra un italiano ed un ebreo avrebbe potuto compromettere la purezza della nostra razza .

Veniva imposto un vero e proprio divieto “contro natura”, con il quale si pretendeva di reprimere una forza naturale e spontanea come l’amore tra due persone, che va al di sopra dell’appartenenza etnica, religiosa, culturale, sociale. Con questa legge, inoltre, si produceva l’effetto di ghettizzare gli ebrei presenti in Italia, in quanto erano costretti a sposarsi soltanto con altri ebrei ed a vivere isolati in apposite zone delle città.

L’articolo 8 rappresenta senza dubbio l’emblema della lucida follia del legislatore fascista, il quale aveva introdotto una disposizione che definiva, agli effetti di legge, la persona di razza ebraica.

Lo Stato italiano, che fino al 1938 aveva sempre accettato gli ebrei, integrati a pieno titolo nella comunità nazionale quali ebrei italiani, decide in questo modo di declassarli ed emarginarli.

Le leggi razziali modificarono di colpo anche la situazione degli Ebrei stranieri esuli nel nostro Paese. Molti riuscirono a lasciare l’Italia, molti però si trovavano ancora qui all’inizio della guerra. Tutti i Paesi partecipanti al conflitto, adottarono delle misure di internamento, per i cittadini dei Paesi nemici. Ma in Italia l’internamento si inserì dopo le misure dei provvedimenti per la difesa della razza. In Italia ci furono 43 campi di internamento, molti nella nostra regione ed uno, purtroppo, anche nella nostra città Lanciano. Tra le internate ci ha colpito Maria Eisenstein, internata a Lanciano il 4 luglio 1940, nel campo situato verso Viale Cappuccini, in una villa allora di proprietà della Famiglia Sorge, e ancora oggi abitata da persone del posto. Nel suo diario si legge: “Siamo più di 65 qui, alcune di noi tra la vita e la morte, in un vegetare pietoso, che nessuna misura umana dovrebbe permettere. Non abbiamo commesso reati se non quelli lievi. Siamo state rinchiuse senza processo, senza difesa, senza giudizio. Poi viene la sera e quando fa buio mi rannicchio nel mio mondo […]

MARZO

Articolo 10.

I cittadini italiani di razza ebraica non possono:a) prestare servizio militare in pace e in guerra;b) esercitare l’ufficio di tutore o curatore di minori o di incapaci non appartenenti alla razza ebraica c) essere proprietari o gestori, a qualsiasi titolo, di aziende dichiarate interessanti la difesa della Nazione, ai sensi e con le norme dell’Art. 1 del Regio decreto-legge 18 Novembre 1929-VIII, n. 2488, e di aziende di qualunque natura che impieghino cento o più persone, né avere di dette aziende la direzione né assumervi comunque, l’ufficio di amministrazione o di sindaco; d) essere proprietari di terreni che, in complesso, abbiano un estimo superiore a lire cinquemila;e) essere proprietari di fabbricati urbani che, in complesso, abbiano un imponibile superiore a lire ventimila. Per i fabbricati per i quali non esista l’imponibile, esso sarà stabilito sulla base degli accertamenti eseguiti ai fini dell’applicazione dell’imposta straordinaria sulla proprietà immobiliare di cui al Regio decreto-legge 5 Ottobre 1936-XIV, n. 1743. Con decreto Reale, su proposta del Ministro per le Finanze, di concerto coi Ministri per l’Interno, per la Grazia e Giustizia, per le Corporazioni e per gli scambi e valute, saranno emanate le norme per l’attuazione delle disposizioni di cui alle lettere c), d), e).

dal Regio Decreto per la difesa della Razza Italiana (17 novembre 1938)

L’art. 10 rappresenta una testimonianza evidente ed esplicita della finalità perseguita dalle Leggi razziali: impedire agli ebrei qualsiasi forma di partecipazione alla vita economica, sociale, culturale del Paese. In particolare, il lavoro, considerato oggi dall’attuale Costituzione uno dei valori essenziali su cui si fonda la Repubblica italiana, veniva reso di fatto inaccessibile ai cittadini ebrei. Eppure il lavoro dovrebbe essere un diritto riconosciuto ad ogni cittadino, a prescindere dalla nazionalità, in quanto strumento che nobilita l’uomo e gli permette di vivere con dignità.

Buongiorno! Siamo qui con il signor Jacob Neubauer, uno dei superstiti della Seconda Guerra Mondiale. Oggi ci racconterà alcuni episodi della sua tragica vita da ebreo, dopo la proclamazione delle leggi razziali.

D: Cosa hanno suscitato in lei in un primo momento queste leggi?

R: Le leggi razziali furono una vera mazzata sul capo di noi Ebrei, perché non avremmo mai pensato che l’Italia, da sempre considerata la nostra unica patria, avrebbe potuto tradirci in questo modo!

D: Quale articolo l’ha maggiormente colpita moralmente?

R: Io possedevo una fabbrica tessile con più di 110 operai, e a causa dell’articolo 10, che proibiva, tra le tante cose, il possedimento di una fabbrica tessile con più di 100 dipendenti, fui costretto a chiuderla. Dovetti prendere provvedimenti, allora, per mantenere la mia numerosa famiglia. Feci parecchi sforzi, e, alla fine, grazie agli aiuti della comunità ebraica del mio paese, riuscii ad aprire una piccola attività a gestione familiare, che ci aiutò a risanare il bilancio della famiglia, ma non del tutto. Non riuscimmo più a ritrovare la fiorente economia di un tempo”

APRILE

Articolo 12.

Gli appartenenti alla razza ebraica non possono avere alle proprie dipendenze, in qualità di domestici, cittadini italiani di razza ariana. I trasgressori sono puniti con l’ammenda da lire mille a lire cinquemila.

dal Regio Decreto per la difesa della Razza Italiana (17 novembre 1938)

Con questa assurda legge si vuole privare un Ebreo di un aiuto in casa, come simbolo di inferiorità degli Ebrei nei confronti degli Italiani. Ma ciò non è affatto giusto, anzi è una verità dura e penosa: l’uomo inferiore di un suo fratello! Ma com’è possibile tutto questo? In nome di quale principio è possibile?

Caro diario,

ciao, sono ancora io, Enrico, devi sapere che a causa di un tumore alla gamba destra, ne ho perso l’uso e hanno dovuto amputarmela. Così, essendo solo ed anziano, ho avuto bisogno di assumere una domestica, Marcella. Un paio di giorni fa, ho ricevuto una visita inaspettata e sicuramente poco gradita: erano i poliziotti che mi obbligavano a licenziare Marcella e che per lo più mi facevano pagare una multa di 5000 lire! Ma perché? Marcella, che mi ha sempre aiutato, è stata indispensabile per me, sia per i servizi in casa, che per le passeggiate al parco il pomeriggio. Per me non era solamente un aiuto fisico e pratico, ma anche morale: era l’unica persona che riusciva a tenermi compagnia, dato che ero rimasto solo, senza una famiglia. Per me è stata davvero un’esperienza davvero traumatica per me, il momento del licenziamento. Non sapevo più come avrei fatto…”

Nell’inverno del 43 ho dovuto lasciare il mio posto di lavoro nella comunità ebraica perchè avevo un bambino di pochi mesi e non potevo assumere una persona che lo guardasse a causa delle leggi razziali..fummo infatti costretti a privarci della persona di servizio cattolica.. ossequienti delle disposizioni licenziammo la nostra Nannina che fu colpita da questa notizia come da un colpo di fulmine…”

“ Abbiamo avuto persone che ci hanno aiutato in modo straordinario, e un monumento dovrebbe essere fatto, un romanzo dovrebbe essere scritto a quello che erano le nostre donne di servizio. Anche noi avevamo avuto una donna che poi era stata mandata via nel ’38 perché era proibito avere donne di servizio non ebree, e che è stato il nostro angelo custode per tutti gli anni seguenti. Noi siamo stati nascosti nella cascina dei suoi fratelli . Anche noi avevamo le carte false, credevamo di essere al riparo , credevamo che tutti i contadini delle cascine intorno pensassero che eravamo degli sfollati… ma poi alla liberazione abbiamo saputo che tutti sapevano che eravamo ebrei, e che nessuno aveva parlato. Era la “DISCIPLINA DELL’AMICIZIA”, dicevano e noi bambini ridevamo perché non capivamo mica cosa voleva dire…” da “I bambini e le leggi razziali in Italia, Elena Ottolenghi

MAGGIO

Articolo 13

Non possono avere alle proprie dipendenze persone appartenenti alla razza ebraica: a) le Amministrazioni civili e militari dello Stato; b) il Partito Nazionale Fascista e le organizzazioni che ne dipendono o che ne sono controllate; c) le Amministrazioni delle Province, dei Comuni, delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza e degli Enti, Istituti ed Aziende, comprese quelle dei trasporti in gestione diretta, amministrate o mantenute col concorso delle Province, dei Comuni, delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza o dei loro Consorzi; d)le Amministrazioni delle Aziende Municipalizzate; e) le Amministrazioni degli Enti parastatali, comunque costituiti e denominati, delle Opere nazionali, delle Associazioni sindacali ed Enti collaterali e, in genere, di tutti gli Enti ed Istituti di diritto pubblico, anche con ordinamento autonomo, sottoposti a vigilanza o a tutela dello Stato, o al cui mantenimento lo Stato concorra con contributi di carattere continuativo; f) le Amministrazioni delle aziende annesse o direttamente dipendenti dagli Enti di cui alla precedente lettera e) o che attingono ad essi, in modo prevalente, i mezzi necessari per il raggiungimento dei propri fini, nonché delle società, il cui capitale sia costituito, almeno per metà del suo importo, con la partecipazione dello Stato; g) le Amministrazioni delle banche di interesse nazionale; h) le Amministrazioni delle imprese private di assicurazione..

dal Regio Decreto per la difesa della Razza Italiana (17 novembre 1938)

Perché è accaduto tutto questo? Miliardi di famiglie ebree hanno passato gli stessi tragici momenti che ha trascorso la famiglia di Zipporà. Gli uomini sono tutti uguali e tutti hanno gli stessi diritti a prescindere dal colore della pelle e dalla religione. Il lavoro è un diritto e un dovere. Non è solo un mezzo per sopravvivere, ma anche un diritto perché in esso ci si può esprimere e sentirsi realizzati, se non si lavora non si guadagna e non si può vivere senza cibo, quindi negare il diritto al lavoro è come negare la vita, perché mediante il lavoro l’uomo non solo trasforma la natura adattandola alle proprie necessità, ma anche realizza se stesso come uomo ed anzi, in un certo senso “diventa un uomo”. Il lavoro è un bene dell’uomo : non solo “utile” o “da fruire”, ma un bene corrispondente alla dignità dell’uomo, la esprime e la accresce.

Caro diario, oggi sono entrate in vigore le leggi razziali in Italia… Non so cosa succederà a me e alla mia famiglia, sono ebrea ed ho 10 anni. (tre mesi dopo…) Caro diario…Sono sempre io Zipporà, non vado più a scuola perché non mi è concesso. Prima non ho avvertito nessun cambiamento, ma adesso le cose non sono più come prima e ho nostalgia della mia vecchia vita. Sono povera. A causa degli articoli 13 e 20 delle leggi razziali, mio padre, un banchiere e mia madre, una infermiera, hanno perso il lavoro, perché gli ebrei non hanno diritto a lavorare né negli enti ed istituti pubblici (ospedali,…) né nelle amministrazioni delle banche d’interesse nazionale, ed in altri molti posti di lavoro vietati agli ebrei . Come stabilito dall’articolo 20, i miei genitori sono stati licenziati dopo tre mesi. E’ un po’ di tempo che mangio solamente pane ed acqua, mentre ero abituata a tutt’altro, e a piatti sempre caldi. Fortunatamente mio padre, dopo un po’ di tempo ha trovato un nuovo lavoro.

( Un anno dopo…) Caro diario…La situazione si complica sempre di più. Mio padre è gravemente malato e non può più andare a lavorare. Secondo l’articolo 21 ora ci spetta una minima pensione che equivale alla dodicesima parte del vecchio stipendio, questo solo perché papà non ha raggiunto dieci anni di servizio al lavoro. In tre anni la mia vita è cambiata, non so cosa potrà succedere ancora, so solo che peggio di così non può andare, almeno lo spero…”

GIUGNO

Articolo 21

I dipendenti dello Stato in pianta stabile, dispensati dal servizio a norma dell’Art.20, sono ammessi a far valere il diritto al trattamento di quiescenza loro spettante a termini di legge. In deroga alle vigenti disposizioni, a coloro che non hanno maturato il periodo di tempo prescritto è concesso il trattamento minimo di pensione se hanno compiuto almeno dieci anni di servizio; negli altri casi è concessa una indennità pari a tanti dodicesimi dell’ultimo stipendio quanti sono gli anni di servizio compiuti.

Articolo 22.

Le disposizioni di cui all’Art.21 sono estese, in quanto applicabili, agli Enti indicati alle lettere b),c),d),e),f),g),h), dell’Art.13. Gli Enti, nei cui confronti non sono applicabili le disposizioni dell’Art.21, liquideranno, ai dipendenti dispensati dal servizio, gli assegni o le indennità previste dai propri ordinamenti o dalle norme che regolano il rapporto di impiego per i casi di dispensa o licenziamento per motivi estranei alla volontà dei dipendenti.

dal Regio Decreto per la difesa della Razza Italiana (17 novembre 1938)

Io ebbi precluso l’esercizio della professione n di avvocato con la quale guadagnavo quanto occorreva per mantenere i numerosi familiari. Dei miei sette figli la maggiore aveva vinto il concorso per l’insegnamento ma la legge glielo precluse; il marito impiegato al tribunale fu licenziato con una indennità ridicola; altri due figli laureati furono posti nell’impossibilità di svolgere qualsiasi attività… gli altri erano ancora negli studi e furono cacciati dalle scuole…le leggi razziali furono una mazzata sul capo degli ebrei i quali non se le aspettavano seppure era diffuso un senso di inquietudine e nervosismo”.. ( Enzo Levi Memorie di una vita)

Oggi si può licenziare solo per un giustificato motivo, e 80 anni fa?

Quando sono entrate in decreto le leggi razziali, mille e mille persone sono state licenziate, perché ebree.

E’ un giustificato motivo per essere licenziati? NO, SOLO UNA TERRIBILE INGIUSTIZIA.

E’ un ingiustizia che moltissimi Ebrei abbiano perso il posto di lavoro solo perché hanno una diversa religione, cultura, lingua e costumi. Il lavoro non è solo un dovere ma anche un diritto, perché permette all’uomo di realizzarsi e di esprimersi, e ne arricchisce la vita.

80 anni fa, l’Italia non riconosceva il lavoro come un bene di tutti, invece ora la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto, secondo l’articolo 4 della Costituzione Italiana.

LUGLIO

Le razze umane esistono. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano ad ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti. Esistono grandi razze e piccole razze….

Il concetto di razza è concetto puramente biologico. Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.”

dal Manifesto sulla purezza della razza Italiana (14 luglio 1938)

Nella specie umana il concetto di razza non ha significato biologico. L’analisi dei DNA umani ha dimostrato che la variabilità genetica nella nostra specie, oltre che minore di quella dei nostri “cugini” scimpanzé, gorilla e orangutan, è rappresentata soprattutto da differenze fra persone della stessa popolazione, mentre le differenze fra popolazioni e fra continenti diversi sono piccole. I geni di due individui della stessa popolazione sono in media solo leggermente più simili fra loro di quelli di persone che vivono in continenti diversi. Proprio a causa di queste differenze ridotte fra popolazioni, neanche gli scienziati razzisti sono mai riusciti a definire di quante razze sia costituita la nostra specie, e hanno prodotto stime oscillanti fra le due e le duecento razze.

Dal contromanifesto delle leggi razziali

Il razzismo è stato e spesso lo è anche oggi, una delle principali fonti di odio, di incomprensione, di violenza tra gli uomini. I razzisti credono che il gruppo a cui essi appartengono sia “superiore” a tutti gli altri gruppi. I nazisti della Germania hitleriana, oltre a credere ciecamente nella superiorità del popolo tedesco pensavano che quello ebreo, fosse dotato di tutte le qualità più negative. Secondo i nazisti l’individuo tedesco, discendente puro della razza ariana era bello, forte, leale e coraggioso. L’ ebreo era invece brutto, meschino e imbroglione, debole e vigliacco e il delirio nazista volle, riuscì ad ottenere, l’eliminazione totale del popolo ebreo. La parola “straniero” , poi, come si legge nel libro di B.Jelluon IL RAZZISMO SPIEGATO A MIA FIGLIA ha la stessa radice di “estraneo” ma anche di “strano”, cioè fuori di noi, lontano da noi, esterno, diverso. Ecco da cosa nasce il razzismo: dalla ignoranza e dalla paura : ho paura di ciò che non mi somiglia perché non lo conosco. Purtroppo, sebbene oggi, in moltissimi paesi del mondo si parli di intercultura e di società multiculturali e multirazziali in cui sarebbero garantite la libertà di espressione e la tutela dei diritti umani, di fatto tali auspicabili obiettivi non sono ancora stati raggiunti proprio a causa di insistenti o rinnovati fenomeni di razzismo e xenofobia che creano esclusione e producono sentimenti di alienazione in chi li subisce.

AGOSTO

È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l’opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l’indirizzo ariano-nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono, o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l’italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità.

Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto….Gli ebrei rappresentano l’unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto degli elementi che hanno dato origine agli Italiani.”

dal Manifesto sulla purezza della razza Italiana (14 luglio 1938)

LE RAZZE UMANE NON ESISTONO. L’esistenza delle razze umane è un’astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole differenze fisiche fra persone, percepite dai nostri sensi, erroneamente associate a differenze “psicologiche” e interpretate sulla base di pregiudizi secolari. Queste astratte suddivisioni, basate sull’idea che gli umani formino gruppi biologicamente ed ereditariamente ben distinti, sono pure invenzioni da sempre utilizzate per classificare arbitrariamente uomini e donne in “migliori” e “peggiori” e quindi discriminare questi ultimi (sempre i più deboli), dopo averli additati come la chiave di tutti i mali nei momenti di crisi.

dal Contromanifesto delle leggi razziali

Gli Ebrei: una razza non riconducibile al genere umano, che deve essere trattata come tale, perché impura e quindi senza diritti. Questo è ciò che pensavano alcuni scienziati italiani fascisti nel 1938, anno in cui sono entrate in vigore le leggi razziali. Sostenere che una persona è inferiore ed impura solo perché è di un’altra religione, ha altre usanze e costumi, è un’idea infondata e ingiusta, in quanto gli uomini, anche se sono diversi, hanno tutti gli stessi diritti e meritano il riconoscimento della dignità di essere umano, ma questa idea diventa ancora più ridicola se l’inferiorità è fondata “scientificamente”.Gli ebrei erano considerati un “problema biologico” quasi che componenti del sangue, DNA, cellule celebrali fossero diversi.

Quanti danni ha fatto Gobineau con il suo “ Saggio sulla disuguaglianza delle razze.” !!!!……

La parola razza non ha una base scientifica: è stata usata per mettere in evidenza differenze apparenti , fisionomie diverse, che non devono però creare divisioni o dividere l’umanità in maniera gerarchica. Ogni essere umano è uguale agli altri ma allo stesso tempo diverso. E’ uguale perché ha un cuore e un cervello, ma si differenzia per il colore, per la grandezza e per il sesso. Dal punto di vista interiore ognuno di noi è unico, ha dei sentimenti e prova delle emozioni speciali. Noi quindi ci differenziamo per le nostre opinioni, per i nostri ideali , per il nostro aspetto ma facciamo tutti parte del genere umano.

SETTEMBRE

Articolo 1.

All’ufficio di insegnante nelle scuole statali o parastatali di qualsiasi ordine e grado e nelle scuole non governative, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere ammesse persone di razza ebraica, anche se siano state comprese in graduatorie di concorso anteriormente al presente decreto; nè potranno essere ammesse all’assistentato universitario, nè al conseguimento dell’abilitazione alla libera docenza. dal Regio Decreto per la difesa della razza nella scuola (5 settembre 1938)

Notizia straordinaria: oggi, 5 settembre 1938, nascono i provvedimenti per la difesa della razza nella scuola. Sono stati decretati 7 articoli che verranno pubblicati il 13 settembre di questo stesso anno. Il popolo ebreo-italiano letteralmente scosso da questa notizia, del tutto inaspettata. La preoccupazione si sta propagando rapidissimamente in tutta l’Italia. Tutti gli insegnanti ebrei si stanno rivolgendo la stessa domanda: dopo questa ennesima privazione che cosa faremo?

Un esempio è quello di Dora Pavoncello, di 23 anni, al suo ultimo anno di Università. Anche suo padre è insegnante, e, per questo, Dora aveva già un posto in una piccola cittadina abruzzese, nelle vicinanze di Chieti. Potrà finire gli studi, ma non potrà mai insegnare a bambini italiani. Eppure erano stati proprio loro quei bambini italiani, vicino casa, che l’avevano spinta a scegliere di fare questo lavoro. Sognava di fare loro la maestra da quando aveva 14 anni, e, in un solo istante, i suoi sogni sono andati in frantumi. Come può il mondo occidentale definirsi civilizzato se divide persone in razze? Saranno espulsi 96 docenti universitari ordinari e straordinari, più di 100 assistenti universitari, oltre 200 liberi docenti, 279 presidi e professori di scuola media e molti maestri. Quando il razzismo coinvolge la cultura e la scuola, non si può più parlare di semplice discriminazione perché essa perde il ruolo che svolge nella società che è quello di valorizzare ogni identità, accogliere le diversità, favorire la tolleranza e il rispetto. Nella cultura non si può scegliere cosa studiare e soprattutto chi far studiare, poiché la scuola è un diritto di tutti che non può essere negato. È una questione di rispetto che è diverso dalla tolleranza: tollerare vuol dire semplicemente lasciar vivere, rispettare significa stare attenti a ciò che l’altro rappresenta, fare in modo che le sue idee e la sua vita vengano salvaguardate e valorizzate. Ma si potrebbe che gli ebrei, in fondo, potevano frequentare le loro scuole. Ma questo non significa ghettizzarli, non significa ribadire la loro sostanziale “estraneità” alla vita della nazione dove abitano? E invece soprattutto i bambini ed i ragazzi sono quelli che più di tutti condividono i gusti, i linguaggi, le attività sociali e ricreative dei coetanei di origine non straniera, e soprattutto, non amano che venga sottolineata la loro provenienza “diversa”, perché loro sono i primi a sentirsi integrati e appartenenti alla stessa cultura del Paese dove sono nati o vissuti fin da piccoli.

OTTOBRE

Articolo 3

Dal 16 ottobre 1938 tutti gli insegnanti di razza ebraica delle scuole statali e parastatali saranno sospesi dal servizio. Sono equiparati al personale insegnanti, presidi e direttori, gli aiuti e gli assistenti universitari ed il personale di vigilanza nelle scuole elementari

Articolo 4

I membri delle Accademie, degli istituti e delle associazioni di scienze, lettere ed arti cesseranno di far parte delle dette istruzioni a datare dal 16 ottobre 1938

dal Regio Decreto per la difesa della razza nella scuola (5 settembre 1938)

Il fascismo è l’antitesi della fede politica perché opprime tutti coloro che la pensano diversamente” Sandro Pertini. Come è vera questa affermazione! Nel periodo fascista LA SCUOLA SERVIVA PER FORMARE IL CONSENSO: il governo controllava tutto il personale della scuola che era organizzata in maniera rigida e disciplinata. Un ruolo fondamentale era svolto dal Regio Ispettore scolastico che periodicamente svolgeva delle visite di controllo nelle classi per controllare lo svolgimento del programma e la preparazione degli alunni. Gli insegnanti, nominati per concorso erano fascisti per necessità o cognizione. Gli alunni dovevano sapere a memoria la vita del Duce e le sue straordinarie imprese…e non esistevano” i libri” ma UN UNICO LIBRO DI STATO per indottrinare le nuove generazioni.

E’ addirittura la scuola elementare il primo e più importante gradino di un lungo processo di indottrinamento il cui obiettivo primario era quello di costruire futuri uomini ciecamente pronti a CREDERE, UBBIDIRE, COMBATTERE.

16-10-1938

Caro diario,

come sai, insegnare è sempre stata la mia passione, i bambini sono tutto per me. Non potrò mai dimenticare questo giorno, il giorno in cui mi hanno detto che non posso più entrare in classe. Come posso allontanarmi dai miei bambini? Eppure è possibile per un semplice motivo: sono ebrea. Una volta arrivata nell’ufficio del preside, ho sentito le uniche quattro parole che non avrei mai voluto sentire: non puoi più insegnare.

Un misto tra rabbia e dolore irrompeva in me e, da questa mattina, mi sento tradita dall’Italia e da Mussolini. Confidavo in quest’ultimo, poiché credevo che avrebbe fatto del bene alla nostra nazione, perché aveva sempre operato affinché filoni di razzismo e di antisemitismo fascisti rimanessero minoritari, ma non è stato così. È vero, sono ebrea, ma ho sempre vissuto in Italia, e non credo di meritare tutto questo

Come possono farci questo? Noi ebrei siamo sempre state delle ottime persone, che rispettavo chiunque, e quindi penso che anche noi ne meritiamo un po’. Da quando è andato al potere Mussolini, le cose stanno cambiando in maniera spaventosa: veniamo trattati come animali, ci stanno piano piano togliendo la dignità, l’unica cosa che ci era rimasta. Cosa ne sarà di noi?

NOVEMBRE

Articolo 1

All’ ufficio di insegnante nelle scuole statali o parastatali di qualsiasi ordine e grado e nelle scuole non governative, non potranno essere ammesse persone di razza ebraica, anche se siano state comprese in graduatorie di concorso anteriormente al presente decreto

Articolo 3

Alle scuole di ogni ordine e grado frequentate da alunni italiani non possono essere iscritti alunni di razza ebraica

Articolo 4

Nelle scuole frequentate da alunni italiani è vietata l’adozione di libri di testo ebraici

dal Regio Decreto sull’integrazione in un unico testo delle norme già emanate per la difesa della razza nella scuola

L’UMBERTO I : UNA SCUOLA CHE ACCOGLIE, INCLUDE E FORMA

NOI crediamo nell’educazione,nella cultura, noi crediamo nella SCUOLA come luogo eminente per perseguire finalità di formazione interculturale e integrazione sociale. Non a caso il motto del nostro ISTITUTO COMPRENSIVO è UNA SCUOLA CHE ACCOGLIE, INCLUDE E FORMA e una delle finalità è quella di potenziare la conoscenza e il rispetto delle diverse culture. Altro che razzismo!!!!

I bambini e i ragazzi già di per sè sono inclini a cambiare opinione, a non fossilizzarsi e ciò aiuta ad ottenere quel “decentramento dei punti di vista”così indispensabili per ottenere l’incontro tra le diverse culture. Oggi nella scuola italiana lavorano per un’integrale partecipazione tanti dirigenti, tanti professori, tanti alunni che ogni giorno costruiscono un clima di lavoro positivo fatto di rispetto per i modi di essere di ciascuno, per i tempi di apprendimento di tutti, dove le differenze sono accolte e valorizzate e ogni giorno mettono in campo tante strategie di integrazione attraverso laboratori di lingua italiana, presenza di mediatori culturali, pluralità di percorsi didattici, di progetti che favoriscono la conoscenza e la valorizzazione delle diverse culture di appartenenza. Sui banchi delle scuole italiane siedono alunni di 190 nazionalità, solo nella nostra scuola ci sono rumeni, albanesi, polacchi, cinesi, giapponesi, ucraini, bulgari, iraniani. Insieme impariamo a leggere, a scrivere ma anche a conoscerci e rispettarci. E’ grazie alla scuola che si passa dalla tolleranza al rispetto, dal lasciar vivere all’attenzione verso ciò che l’altro rappresenta. L’integrazione che fa fatica tra la società e persino nelle aule parlamentari diventa naturale sui banchi di scuola dove ognuno, nel rispetto della propria identità, della propria storia e delle proprie tradizioni dà e riceve cultura.

DICEMBRE

Articolo 5

Per i fanciulli di razza ebraica sono istituite speciali sezioni di scuola elementare, il cui numero non sia superiore a dieci per località.

Articolo 6

Agli effetti del presente decreto-legge è considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori entrambi di razza ebraica, anche se egli professi religione diversa da quella ebraica.

dal Regio Decreto sull’integrazione in un unico testo delle norme già emanate per la difesa della razza nella scuola

Era il 1938 e avevo allora otto anni, quando mio papà mi disse che non sarei più potuto andare a scuola perché ero un ebreo, e come tale lo Stato non mi voleva più nella scuola accanto agli altri bambini non ebrei.

Fu uno shock, un pugno nello stomaco. Una sensazione innaturale per una bambina di pochi anni, una sensazione che mi accompagnò per lungo tempo: ero stata respinta dal mondo che mi circondava e che avevo sempre creduto amico. Per 5 anni fu una progressione continua di limitazioni man mano che le leggi razziali venivano applicate, io leggevo sui visi dei miei cari l’umiliazione e la tristezza profonda di essere considerati cittadini di serie B dopo essere stati italiani onesti per secoli e anche fedeli ufficiali durante la I Guerra Mondiale”. ( Da” Educare dopo Auschwtz,” Milano, Vita e Pensiero 1995.)

Ero in classe quando sono entrati tre signori e hanno chiamato la maestra. Lei poi mi ha detto che non potevo più andare a scuola perché non ero ariana. Io non sapevo cosa significasse quella parola ma la mia amica di banco e la maestra piangevano tanto”( Ester 8 anni, Italia 1938)

Un giorno degli uomini armati sono entrati nella scuola ed hanno cominciato a sparare. Il giorno dopo mia madre ha detto che non potevo più andare a scuola.” (Nagham 9 anni, Siria 2016)

Entrambe le testimonianze nonostante gli 80 anni di differenza e la provenienza da due parti opposte del mondo, sono tristemente e miseramente simili. Ester ed Naghan hanno visto calpestare uno dei diritti fondamentali: il diritto allo studio. Si è parlato e si parla ancora di pace, di convivenza civile, di diritti e di uguaglianze eppure il mondo sembra essersi fermato “a quello della pietra e della fionda”…

Ma noi non vogliamo arrenderci, non possiamo arrenderci. Oggi la scuola deve essere la palestra dei diritti umani e dell’incontro privilegiato tra culture ed identità diverse che significa riconoscere e condividere valori universali fatti proprio da tutti gli uomini, nel rispetto delle differenze. E’ naturale poi che ognuno porta in se’ una dose di sana appartenenza perché contribuisce a costruire la propria identità personale e culturale ma questo non deve mai significare, e questo ogni giorno la scuola lo insegna, disprezzo di altre culture o etnie : nessuna cultura può pretendere di essere LA cultura.