Sono passati 75 anni dal rastrellamento del ghetto ebraico di Roma, il più antico in Italia dopo quello di Venezia. 1023 persone, messe su dei camion e portate via, per due giorni. Il convoglio, partì alle 14.05 di lunedì 18 ottobre per Auschwitz.
820 di quelle persone sul cui nome si sono posati infiniti grammi di polvere, furono immediatamente portate nelle camere a gas.
Tornarono in Italia solo 15 uomini e una donna. O almeno tornarono fisicamente, ma il loro cuore e la loro anima rimasero in parte uccisi nel campo di concentramento e sterminio.
Per sensibilizzare i nostri ragazzi al valore della storia, a che le enormi tragedie del passato, ancora pesanti come macigni, non si dimentichino, consigliamo loro di non perdere la puntata che Alberto Angela ha dedicato con “Ulisse” al tema scomodo e duro del genocidio ebraico.
75 ANNI E 1007 MORTI, NON SI DIMENTICANO
Una poetessa polacca diceva che l’odio non è cieco ma ha la vista acuta di un cecchino.
Oggi quell’odio senza vergogna e senza giustificazioni va ricordato, perché non abbia ragione la paura di Primo Levi: “È accaduto, quindi può riaccadere di nuovo”.