di De Blasi Giorgia, Haskja Gessica, Mariano Mattia, Rosato Letizia – Il 27 GENNAIO 1945 è la giornata nella quale finiscono le persecuzioni contro gli Ebrei. È per questo che il 27 Gennaio di ogni anno viene celebrato il “Giorno della Memoria” per commemorare le vittime dell’Olocausto, il genocidio di cui furono responsabili le autorità della Germania nazista e i loro alleati nei confronti degli Ebrei, che vennero uccisi nei lager.
Anche quest’anno, in occasione della giornata della Shoah, siamo andati con la scuola al teatro Koreja di Lecce per assistere ad uno spettacolo, intitolato “L’albero della memoria”, che ha preso spunto dal libro di Anna e Michele Sarfatti “L’albero della memoria” ovvero “La shoah raccontata ai bambini”. I protagonisti sono Irma e un gitano. Irma è una ex staffetta partigiana che lavora come postina con la sua bici “Gina”, che si è rotta, costringendo Irma a fermarsi sotto un canneto per la notte. Il gitano, stanco dopo aver passato una lunga giornata a seminare ricordi, si ritrova a riposare nello stesso posto di Irma.
La mattina seguente il gitano sveglia Irma, che all’inizio è un po’ spaventata nel vederlo, ma poi si tranquillizza. Irma spiega un po’ la sua storia al gitano che, in cambio, gli racconta una storia.
Si tratta della storia di un bambino ebreo di nome Samuele. Un giorno i nazisti entrarono nella sua casa e portarono via i suoi genitori. Lui riuscì a scappare e ad andare a rifugiarsi nella casa di una sua amica. Per paura di essere riconosciuto cambiò il suo nome. Il gitano continua raccontando di Hitler e di Mussolini e delle loro crudeltà verso gli ebrei, che sono durate fino alla liberazione dei campi di concentramento ad opera dei russi; è a questo punto che l’uomo inizia a cantare la canzone “Bella ciao”. Al termine del racconto, lui dà il libro ad Irma e lei scopre che le pagine sono vuote. La ragazza resta senza parole, ma il giovane vuole farle capire che se non si continua a ricordare ciò che è accaduto, si rischia di far cadere tutta questa immane tragedia nell’oblio, e tutto questo sarebbe ingiusto nei confronti di chi quelle brutalità le ha vissute in prima persona e verso i loro discendenti. La storia deve essere maestra di vita, deve farci riflettere sugli sbagli del passato e deve impedire a noi e ai nostri figli di commetterli.
Purtroppo anche noi spesso abbiamo atteggiamenti sbagliati, senza neanche rendercene conto e commettiamo delle discriminazioni verso chi è diverso da noi. Riflettere su questa triste pagina di storia può esserci utile per mettere da parte gli atteggiamenti discriminanti e razzisti che la società moderna ogni tanto dimostra di avere.