di Gianpaolo Colapinto- classe IV G-
Giovanni Falcone è stato un grande magistrato, nacque a Palermo il 18 Maggio 1939. Appena nato, non piangeva e teneva i pugni stretti e, altra cosa strana, dalla finestra di casa entrò una colomba bianca, che tennero con loro per diversi anni. Da bambino Giovanni amava giocare a ping-pong, andare al mare, leggere libri di avventura e difendere, i compagni più deboli, dalle ingiustizie. Da più grande decise di fare l’accademia navale, ma dopo pochi mesi si rese conto che la vita militare non faceva per lui e tornò a Palermo. Si iscrisse a Giurisprudenza e si laureò, diventando ben presto un importante magistrato. Cominciò a lavorare nella sua Palermo, una città “capovolta”, dove a comandare non era la giustizia, ma un’altra “legge”, quella della mafia. Giovanni lavorò duramente per sconfiggere le cosche mafiose. Collaborò con altri poliziotti e magistrati, tra cui Paolo Borsellino (a destra nella foto in alto), suo amico e collega con il quale istituì il Pool-antimafia. Quest’ultimo, per scovare e arrestare i mafiosi, si affidò anche alla collaborazione dei così detti “pentiti”, tra cui Tommaso Buscetta, detto Don Masino, della cosca dei Corleonesi, che collaborò con i magistrati per catturare i mafiosi ancora in libertà. Il Pull-antimafia, riuscì ad arrestare e far processare oltre duecento mafiosi, nel più grande processo di tutti i tempi, chiamato “Maxi processo”. La vita di Giovanni fu messa diverse volte in pericolo, finchè non arrivò il giorno in cui fu assassinato. Il 23 Maggio 1992, mentre rientrava da Roma a Palermo con sua moglie e la scorta, la sua macchina fu fatta saltare in aria, per ordine di Totò Riina, con cinque quintali di tritolo, un esplosivo molto potente, nascosto in un cunicolo al di sotto dell’autostrada, all’altezza di Capaci. La strada si ribaltò completamente e i guardrail sembravano grossi serpenti di ferro. Sono venuto a conoscenza di questa storia leggendo il libro di Luigi Garlando intitolato “ Per questo mi chiamo Giovanni”. La vita di quest’uomo mi ha suscitato diverse emozioni: tristezza, rabbia, coraggio e soprattutto mi ha fatto riflettere sul fatto che ognuno di noi, deve, ogni giorno, lottare contro le ingiustizie, non facendo finta di niente. Credo che sia importante, anche dopo ventotto anni, continuare a ricordare questi avvenimenti, per far si che Giovanni Falcone non sia morto invano, il suo comportamento ha fatto credere a tante persone che può esserci un mondo migliore. Come scritto su uno dei tanti foglietti lasciati sull’albero Falcone “…lui ha dato la vita per vincere questa partita!”