di Martina Papa- Prisco Michela Sofia-La notte del 7 luglio, a Palermo, è stata compiuta un’ orribile violenza contro la 19enne Asia Vitale da parte di un gruppo di giovani adolescenti aventi un età compresa tra i 17-22 anni. Asia sarebbe stata invitata, durante una serata in un bar della cittadina di Vucciria, da un suo amico 22enne a sedere con lui ed i suoi 6 amici. I sette giovani avrebbero chiesto al barista del locale di fare ubriacare per bene la giovane ragazza, nonostante lei fosse in disaccordo. I ragazzi in seguito l’avrebbero sollevata di peso, ormai ubriaca, e portata in un cantiere abbandonato del Foro Italico dov’è stata consumata la violenza sessuale. Per impedire alla giovane vittima di opporsi, l’avrebbero aggredita a pugni e schiaffi. Dopo questo terribile atto, la ragazza venne lasciata lì in cantiere, dove venne soccorsa e portata rapidamente all’ospedale. Affermò che avrebbe presto sporto denuncia, ma il gruppo pensò bene di minacciarla per indurla a ritirarla, ritenendola una “poco di buono”, come fu etichettata dalla madre di uno del branco. Ad incastrare il violento gruppo, sono state le chat scambiate tra loro la stessa notte:“Eravamo 100 cani su una gatta, però la carne è carne”, come uno di loro affermò nelle chat dove loro stessi si vantavano dell’atto compiuto, pensando cosa farne delle riprese dell’accaduto. Asia era convinta che i ragazzi l’avrebbero riportata a casa. Non era a conoscenza delle loro vere intenzioni e, secondo quello da lei riferito, era troppo ubriaca in quel momento per rendersi conto di quel che stava accadendo. La violenza sessuale di gruppo è uno dei reati più gravi poiché comporta delle ripercussioni fisiche e psicologiche devastanti per la vittima. Tale reato è punito severamente dalla legge italiana, infatti, per i violentatori è prevista la reclusione dagli otto ai quattordici anni a meno che il giudice non ammetta delle attenuanti. Alla sensazione di rabbia e sconcerto che segue questi terribili avvenimenti, quali uno stupro o un femminicidio, si sovrappone una sensazione di vuoto ed impotenza che dev’essere necessariamente colmata affidandosi ai lumi della giustizia.