ROMA – Questo è l’anno centenario della morte di Giacomo Puccini, creatore di opere liriche indimenticabili. Il mondo ora lo festeggia, ma quando morì nel novembre 1926 a Bruxelles, dove era andato per un intervento di cancro alla gola creduto risolutivo, il mondo pianse e soffrì, a cominciare da Toscanini, che si adoprò subito per attuare un finale degno della “Turandot”, rimasta incompiuta. Oggi il centenario è divenuto un serio impegno per il Festival Puccini di Torre del Lago, l’unico al mondo dedicato al compositore lucchese, che pure tutto il mondo conosce, e che è giunto alla 70° edizione. Esso ha la sua sede nella dimora d’eccellenza di Puccini, che la fece edificare sul lago di Massaciuccoli non lontano da Lucca, un Eden a suo dire, per l’aria, per il silenzio, per il pullulare degli amati animali da cacciare.
Qui davvero si incontra Puccini, il mondo della ‘sua’ natura, nel quale poterono nascere i suoi capolavori musicali. E tali capolavori, il Festival – presieduto da Luigi Ficacci, e diretto artisticamente dal grande novantatreenne Pier Luigi Pizzi – ha voluto distendere dinanzi a noi da luglio in poi, in rigoroso ordine di nascita musicale. dal primo al sesto (per quest’anno). La direzione di Pizzi, scenografo, regista, costumista, formatosi in periodi lontani dagli attuali, è per tutti noi garanzia di rispetto del testo musicale e drammaturgico di anche grandissimi compositori, in un oggi in cui ci si arroga il diritto di stravolgere tempi e luoghi, costumi e realtà delle creazioni liriche.
Per gli interventi di danza Pizzi si è affidato al tuttora celebre Gheorge Iancu, che ben conosce, ed assicura che inviterà anche Roberto Bolle. Il 12 luglio il Festival inizierà con “Le Willis” (Milano 1884) nel 1° atto originario: il tema è quello comune alla “Giselle” dei repertori di danza romantica, basato su un amore tradito che porterebbe alla morte il fidanzato, ma che la fanciulla tradita e trasformata in Villi salverà col suo amore. Dirigerà l’opera di Puccini 26enne, Daniele Callegari: che guiderà anche col Coro e Coro di Voci Bianche, il successivo “Elgar”, nei 4 atti (Milano Scala, 1889) basati anch’essi su un amore tradito per il fascino di una donna-tigre (si chiama infatti Tigrana), ma con finale che riscatta il traditore. L’opera giovanile non ebbe pieno successo.
Seguirà la drammatica storia d’amore e di morte di “Manon Lescaut”, che su tormentato libretto di più autori (anche Ricordi, persino Toscanini e lo stesso Puccini), fu dato en première al Regio di Torino nel febbraio 1893, con enorme successo di pubblico, un po’ meno della critica. Oggi dirigerà l’orchestra del Festival Puccini Beatrice Venezi, Manon sarà Alessandra Di Giorgio, mentre interpreterà Des Grieux il tenore Francesco Pio Galasso, nell’allestimento di Massimo Gasparon, grande aiutante di Pizzi. Sarà poi la volta di “Tosca”, l’opera che sancì la fama perenne di Puccini nel mondo, ambientata a Roma nel primo ‘800 durante la rivoluzione, e nei luoghi sacri di essa, S. Andrea della Valle, Palazzo Farnese, Castel S.Angelo.
Puccini stesso innamorato del dramma del francese Sardou, partecipò alla scrittura del libretto con Illica e Giacosa, e per rendere più veritiera la tragica trama – amore di Tosca e del pittore rivoltoso Mario Cavaradossi, che morirà per mano del torvo capo della Polizia Scarpia, il quale da lei ucciso la spingerà alla morte – Puccini volle il ‘pretino’ don Pietro Panichelli, per i dettagli del Te Deum nell’opera, la precisa intonazione della campana di S.Pietro, il nome di Zanichelli poeta romanesco per il canto del pastorello nel III atto. Ma soprattutto, Puccini lasciò la potente e indimenticabile musica di “Tosca”, vertice della sua grandezza. Nel Festival, diretta da Callegari e allestita completamente dal M° Pizzi, avremo nel ruolo di Tosca il soprano Erica Grimaldi (a turno con Valentina Boi), in quello di Cavaradossi Alejandro Roy, nella parte di Scarpia Erwin Schrott.
Infine, il 3 agosto riecheggerà in teatro “Turandot” a 120 anni dalla ‘prima’: quest’opera cui Puccini teneva moltissimo, rigorosamente tenuta in ambito di storia fiabesca, di drammaturgia, musica orientali, con dati e talora strumenti cinesi, si arrestò al punto della morte di Liù. Dopo giorni di frenetici abbozzi, appunti, brani musicali, che Puccini spesso eliminava, il Maestro si fermò per sempre. E quando l’opera fu data alla Scala di Milano il 23 aprile 1926, l’amico Toscanini al punto predetto poggiò la bacchetta, con le note parole: “Qui finisce l’opera. Perché a questo punto il Maestro è morto”. Ma “Turandot” ebbe poi un finale malvolentieri accettato da Toscanini (col quale l’opera viene in genere rappresentata), indi nel 2001 dopo più tentativi di altri, un secondo finale composto da Luciano Berio, poco eseguito.
Al Festival “Turandot” verrà diretta da Renato Palumbo, avrà allestimento completo del M° Pizzi, l’interpretazione del noto soprano Anna Pirozzi, quella di Amadi Lagha nel ruolo del principe Calaf, di Chunxi Hu nel dolce personaggio di Liù, mentre Tumur sarà Andrea Concetti e l’imperatore Altoum Danilo Pastore. Durante l’intero Festival si rivivrà la vita, l’arte, l’intensità di sentimento dell’immortale Puccini.
Paola Pariset
Nell’immagine di copertina, il maestro Giacomo Puccini al pianoforte
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