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Ai piedi del Gran Sasso splendono le ceramiche di Castelli

di | 2021-06-26T12:21:54+02:00 27-6-2021 6:20|Arte, Sezione 5|0 Commenti

CASTELLI (Teramo) – C’è un borgo piccolissimo, ai piedi del Gran Sasso, in provincia di Teramo, famoso in tutto il mondo per le sue ceramiche. E’ Castelli, 1112 abitanti, il cui territorio fu già popolato dagli Etruschi che, sfruttandone le cave d’argilla per produrre oggetti e i boschi di faggio per la legna e i forni, si cimentarono per primi in un rudimentale artigianato, attività poi continuata sotto l’impero romano e nel medioevo. Furono i benedettini, però, nel XII secolo a valorizzare questa tradizione che poi dal Rinascimento diede vita alle pregiate fatture riconoscibili, con tre stili ben precisi, in tutto il mondo.

Tra le caratteristiche della ceramica o maiolica di Castelli, di cui è possibile trovare un pezzo in ogni abitazione, ci sono i colori e le decorazioni vivaci, con soggetti che spaziano dalla mitologia alla vita campestre, ai paesaggi istoriati. L’arte dei ceramisti ha reso Castelli un centro molto vivo ed economicamente saldo perché l’oggettistica prodotta, sempre richiesta non solo per il valore artistico ma anche perché necessaria quotidianamente, ha tenuto costantemente in contatto la popolazione locale con l’esterno. Nell’alto medioevo, quando la moneta era scomparsa, i ceramisti portavano il loro vasellame nei paesi della transumanza dove lo barattavano con cereali e grano. Già da allora, attraverso i tratturi, brocche, piatti e tazze avevano preso a viaggiare per il sud d’Italia. Ma è dalla seconda metà del 1500 che questa arte vive il suo periodo di massimo splendore divenendo così l’unica vera economia con la signoria dei Mendoza. Infatti, questa casata di origine spagnola si stabilisce nel borgo abruzzese nella prima metà del Cinquecento. E grazie alla sua influenza le ceramiche di Castelli entrarono nei palazzi della nobiltà europea.

Ancora oggi la maggior parte della popolazione vive di questa attività che rese Castelli fino al 1700 protagonista della storia nonostante fosse un piccolo paesino nascosto tra le montagne. Una delle raccolte più importanti prodotte qui è conservata al museo dell’Ermitage di San Pietroburgo e la chiesa cinquecentesca di San Donato, nota come “la Cappella Sistina della maiolica” è meta di un turismo internazionale. Un momento fondamentale nella storia di Castelli fu il rapporto con la città di Napoli, a lungo capitale del Regno che nella vicina Civitella del Tronto aveva un suo avamposto importantissimo. Per questo nella ceramica di Castelli è riconoscibilissima l’influenza della maiolica napoletana ma, da un certo punto in poi, è vero anche il contrario, fatto spiegato dai continui viaggi del ceramista Saverio Grue, che ebbe importanti incarichi a corte.

Sono noti, comunque, tanti altri nomi di famosi maiolicari castellani che lavorarono a Napoli contribuendo ad una contaminazione tale che spesso non è possibile distinguere l’origine dei manufatti, tanta è la somiglianza tra la produzione partenopea e quella abruzzese. La sinergia con la capitale spiega anche la diffusione di ceramica di Castelli in tutta Europa. Tutta la storia successiva si riflette, con continue novità, sulla produzione locale. Da Napoli Saverio Grue portò un nuovo gusto per i soggetti esotici, le cineserie e le lacche orientali che superarono la precedente moda barocca.

Tre sono gli stili fondamentali che contraddistinguono le ceramiche di Castelli. L’istoriato castellano, diffuso a partire dal Seicento, viene impiegato per la raffigurazione di paesaggi agresti. Mentre il compendiario, di reminiscenza alessandrina, si caratterizza per l’essenzialità dei tratti e i motivi floreali. Meno diffuso è lo stile veneziano che vede un largo uso del blu e viene impiegato nella decorazione dei contenitori destinati a farmacie ed erboristerie. Oggi la tradizione della ceramica di Castelli viene portata avanti dal liceo artistico Grue che, dal 1906, oltre a mantenere viva l’arte dei maestri, è aperto anche alla sperimentazione e alla novità. La scuola, nata dopo la crisi del settore nell’800 con la rivoluzione industriale, mira alla rinascita della ceramica castellana migliorandone la qualità artistica e coniugandola con la tecnologia. Con questi obiettivi l’Istituto si è guadagnato un posto di prestigio nello scenario nazionale ed estero della ricerca, della innovazione e della proposta artistica in fatto di ceramica.

Gloria Zarletti

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