COSENZA – Il settore agroalimentare è una delle grandi realtà economiche e produttive di Calabria, Campania e di tutto il Mezzogiorno, rappresentando tra le percentuali più alta del Pil. Le istituzioni hanno quindi il compito e il dovere di esercitare un maggiore controllo sui monopoli e vigilare sul mercato affinché la concorrenza sia leale e i cittadini possano avere le dovute garanzie sulla qualità dei prodotti, investendo in risorse pubbliche e private che potranno essere utilizzate anche per sostenere la ricerca e per fornire assistenza e innovativi mezzi tecnici al mondo della produzione agroalimentare: promuovere la multifunzionalità e lo sviluppo locale distrettuale.
L’agroalimentare dei territori meridionali si confronta con un sistema di scambi che non ha più confini geografici ma che utilizza reti fisiche e virtuali attraverso le quali, oltre alle merci, sono veicolate informazioni e, soprattutto, convenzioni, da intendersi quali definizioni normative su ciò che è buono, desiderabile e di qualità. In un tale scenario, la competitività del sistema agroalimentare, che rappresenta il livello di eccellenze più alto al mondo, si gioca sulla capacità di utilizzare tali reti al fine di incontrare una domanda già caratterizzata da una crescente condivisione di convenzioni qualitative analoghe a quelle incorporate nei nostri prodotti, e cioè legati a vocazioni del territorio, artigianalità del processo produttivo e sostenibilità sociale ed ambientale dei processi.
Queste le considerazioni durante l’incontro tenutosi a Scalea-Santa Maria del Cedro (Cosenza), presso l’azienda Agricola Farmers Market MICELI, con il titolare Antonio Miceli e il portavoce della Consulta Nazionale per l’Agricoltura e Turismo, Rosario Lopa.
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