AGNONE (Isernia) – Un antico centro montano dell’Alto Molise, in provincia di Isernia, è conosciuto nel mondo come la sede della più antica fonderia di campane, la cui fondazione sembra risalire intorno all’anno Mille. Agnone, le cui origini vengono ricondotte alla decaduta città sannitica di Aquilonia, conobbe la dominazione longobarda, l’influsso veneziano e l’appartenenza al Regno delle Due Sicilie. Nel 1139 la potente famiglia dei Borrello portò sul luogo un notevole numero di soldati e artigiani veneziani che influenzò molto la vita e l’economia della città. Agnone nel corso dei secoli divenne una ricca e importante città che durante l’800 diede i natali a molte personalità illustri tanto da guadagnarsi il nome di “Atene del Sannio”. Il segno distintivo di questa cittadina resta comunque legato alle sue campane diffuse in tutto il mondo.
È difficile ricercare l’inventore delle campane e il popolo che le usò per primo. Le civiltà orientali conobbero presto l’uso della campana. In Cina essa è infatti tra i bronzi più antichi, in India i filosofi usavano riunirsi a mangiare e a pregare al suono di campanelle. Anche nell’antico Occidente, presso gli Etruschi, era ben diffuso l’uso di campane. In Grecia invece le campane avevano un significato più prosaico, infatti venivano utilizzate per segnalare l’apertura del mercato e la vendita del pesce. La campana col tempo è stata sempre più vista come un simbolo religioso e sociale. Gli artigiani fonditori che inizialmente costruivano campane di ferro battuto erano sia laici sia monaci. Solo in seguito, mischiando rame e stagno, si ottennero campane di bronzo che sembrano prendere il nome dalla Campania dove si ritiene che ci fosse il bronzo migliore. Sembra infatti che la prima campana abbia fatto udire i suoi rintocchi nella città di Nola e che l’inventore fosse S. Paolino, Vescovo della città.
Fu la Chiesa cattolica a rendere le campane oggetti sacri, che richiamavano alla preghiera e su cui si imprimevano addirittura iscrizioni votive. Un’arte difficile, quella di fondere rame e stagno ottenendo una lega capace di risuonare armoniosamente. Ad Agnone questa arte fu acquisita e sviluppata da un certo Nicodemo Marinelli “campanarus” che nel 1339 fuse una campana di circa due quintali per una chiesa del Frusinate. Le campane ad Agnone sono legate in particolare al nome della famiglia Marinelli, che da tempi antichissimi produce campane per scopi sacri.
Ma come nasce una campana di Agnone? Cosa le rende uniche, insuperabili e inimitabili? Sicuramente le campane di Agnone rispondono ai dettami di una secolare tecnica artigianale molisana fatta di fasi di lavorazione distinte e tutte di estrema importanza. Il primo passo prevede la creazione di una struttura in mattoni che corrisponde esattamente all’interno della campana, alla quale si sovrappongono strati di argilla, sui quali vengono poi applicati, in cera, i fregi, le iscrizioni, gli stemmi e le figure decorative. Si prepara quindi il mantello della campana sovrapponendo, a pennello, altri strati di argilla lasciandoli essiccare uno a uno grazie ai carboni accesi all’interno dell’anima di mattoni, procedimento che permette alla cera di sciogliersi. Ma il processo per la realizzazione delle campane di Agnone per potersi dire concluso richiede ancora numerosi passaggi. Il ciclo di lavorazione dura dai trenta a novanta giorni e anche di più, passando dalla formatura alla calata nelle fosse e alla colatura del bronzo, dal raffreddamento alla lucidatura, dal collaudo del suono al completamento con il battaglio e, infine, alla dotazione delle armature meccaniche e degli impianti elettronici per il suono automatico.
Per la riuscita di una buona campana bisogna determinare spessore, peso, circonferenza e altezza, in base al timbro sonoro che si vuole ottenere, rapporti che sono definiti nella “Scala Campanaria”. La Fonderia Marinelli ha maturato in secoli di ininterrotta esperienza le competenze necessarie per realizzare campane di altissima qualità. Nel 1924 il papa Pio XI concesse alle campane Marinelli l’utilizzo dello stemma papale per le proprie produzioni, tanto è vero che la famiglia molisana realizzò le campane per i giubilei della Chiesa Cattolica. Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1949 la Fonderia Marinelli ottenne l’incarico di fondere le campane dell’abbazia di Montecassino, distrutta dai bombardamenti. Nel 1950 dovette abbandonare la sede storica a causa di un incendio devastante e così fu realizzata una nuova officina alla periferia di Agnone. Nel 1954 il presidente della Repubblica, consegnò alla famiglia Marinelli la medaglia d’oro in quanto “ditta più anziana per attività e fedeltà al lavoro in campo nazionale”.
Alla Pontificia Fonderia Marinelli si rivolgono tutti da ogni continente quando serve una campana straordinaria che debba sottolineare un evento importante. Così è avvenuto nel 1958 per il centenario del Santuario di Lourdes, nel 1961 per il primo centenario dell’Unità d’Italia, nel 1963 per il Concilio Ecumenico Vaticano Il, nel 1975 per l’Anno Santo (1975), nel 1988 per il Santuario di Medjugorje etc. Della dinastia delle campane di Agnone fanno parte anche la “campana della Perestrojka” che ha suonato, nel 1989, per lo storico incontro del Papa con Gorbacíov, quella del centro sportivo di Sapporo in Giappone, quella creata per le Celebrazioni Colombiane del 1992, la “campana dell’amicizia” realizzata nel 1994 per il Museo di Pechino, quella donata dal Santo Padre all’Onu e quella fusa in occasione dell’ultimo Giubileo.
In Italia la più antica fonderia tra quelle rimaste è certamente quella dei Fratelli Marinelli, che da otto secoli tramanda ininterrottamente, di padre in figlio, quest’arte antica. Nel Museo Marinelli è conservato un raro esemplare di campana gotica che la tradizione vuole sia stata fusa 1000 anni fa ad Agnone oltre a tanti altri pezzi rari. Museo storico della Campana Giovanni Paolo II, creato nel 1997 accanto alla Pontificia Fonderia e nel quale sono conservati documenti importanti sull’antica arte della fusione del bronzo e un ricco patrimonio di campane antiche e recenti, bozzetti, prototipi, riproduzioni e testimonianze storiche.
Margherita Bonfilio
Articolo interessante.