È morto all’età di 74 anni Peter Lindbergh, ritenuto il fotografo di moda più importante del Novecento. Con lui se ne va uno dei grandi dell’arte dell’immagine, uno di quelli che pur vivendo il non facile – dal punto di vista filosofico e tecnologico – passaggio dall’analogico al digitale, è riuscito a restare ai massimi livelli di una specializzazione professionale che ha sicuramente cambiato il modo di pensare e di osservare la fotografia.
La prima immagine fotografica della storia è datata 1826 e venne realizzata dal francese Joseph Nicéphore Niepce ma ufficialmente la fotografia nasce il 7 gennaio del 1839 quando lo studioso e uomo politico Francois Jean Dominique Arago, eletto deputato nel 1830, spiegò nei dettagli all’Accademia di Francia l’invenzione di Louis Mandé Daguerre, la dagherrotipia. Ma ci volle un po’ di tempo prima che le attrezzature, il materiale e la riproducibilità delle immagini (nonché i costi) rendessero la nuova arte alla portata del grande pubblico.
E’ nei primi decenni del Novecento che la fotografia ha iniziato a specializzarsi: ritratti, paesaggi, nature morte fino a giungere a quelle che diventeranno le nuove frontiere della riproduzione e diffusione dell’immagine.
Henri Cartier Bresson con il fotogiornalismo, Robert Capa con le foto inviate dalle zone di guerra, le stupende immagini socio-ambientali di Sebastiao Salgado, i panorami di Ansel Adams, i fotoritratti di Diane Arbus e la street photography di Robert Doisneau. Solo per citarne alcuni tra i più importanti.
Lindbergh è noto soprattutto per le fotografie di moda in bianco e nero, raffinate e cinematografiche, di modelle famosissime, non c’è top model che non abbia immortalato.
Lindbergh era nato il 23 gennaio 1944 a Leszno, all’epoca in Germania (ora fa parte della Polonia), e cresciuto a Duisburg, dove iniziò a lavorare come vetrinista di un grande magazzino. A 18 anni si trasferì in Svizzera, poi a Berlino e poi ad Arles, in Francia. Ci rimase per sette mesi, poi riprese a viaggiare per due anni tra Spagna e Marocco. Tornato in Germania studiò pittura all’università di arte di Krefeld e nel 1969, quando era ancora uno studente, tenne la sua prima mostra nella rinomata galleria Denise René/Hans Mayer. Iniziò a occuparsi di fotografia due anni dopo, nel 1971, come assistente del fotografo Hans Lux.
Nel 1978 si trasferì a Parigi e iniziò a lavorare per Vogue: prima per l’edizione italiana, poi per quelle inglese, francese, tedesca e americana. Negli anni Ottanta divenne uno dei più conosciuti fotografi di moda grazie allo stile minimale, elegante, che prendeva spunto dal cinema tedesco e dalla danza. Lindbergh si ispirava a documentaristi come Dorothea Lange, Henri Cartier-Bresson e Garry Winogrand, e ritraeva i suoi modelli in pose naturali, senza fronzoli, con poco trucco, riducendoli all’essenziale, creando un’estetica che si impose a lungo nel mondo della moda e della pubblicità. Ha collaborato anche con riviste importanti come il New Yorker, Vanity Fair, Rolling Stone e Harper’s Bazaar, ha realizzato le campagne pubblicitarie di numerosi e importanti marchi di moda, tra cui Calvin Kelin, Giorgio Armani e Prada, e ha ritratto persone famose come Catherine Deneuve, Mick Jagger, Charlotte Rampling, Tina Turner, John Travolta, Madonna e Sharon Stone, tra gli altri. I suoi lavori sono conservati nei musei più importanti al mondo, come il MoMa’s PS1 di new York, il V&A di Londra e il Centre Pompidou di Parigi.
Con lui se ne va un altro importante pilastro della fotografia professionale, un artista dell’immagine, un innovatore del XX secolo.
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