MILANO – Camminare in un bosco, trovarsi in una foresta o semplicemente sul viale alberato delle nostre città. Osservare, scrutare, mettersi all’ascolto, per poi toccare, accarezzare e infine abbracciare anche solo una delle creature meravigliose che ci ha donato madre terra: gli alberi. Nella radicalità di questo gesto, che assomiglia molto al legame tra una madre e un figlio, tra due amanti, c’è il riconoscimento che la nostra vita non può prescindere dalla relazione con gli alberi. Abbracciare un albero è un gesto potente, un incontro con la natura che ci ama e ci rigenera, una ricerca di benessere fisico e psichico.
Sembrerebbe strano, bizzarro ma esistono movimenti, studi, ricerche di cosa significhi abbracciare un albero. Essi sprigionano cellule, dei gas naturali, potenti difese immunitarie del nostro organismo, proteine anticancerogene. E l’abbraccio consente di assorbire i cosiddetti terpeni in modo diretto, non solo passando per i polmoni, e cioè respirando, ma attraverso la pelle, con il contatto fisico tra il tronco e il corpo dell’uomo. E più stringiamo il tronco, dove si addensano i terpeni, più riusciamo a stimolare una reazione del cervello che produce i salutari neurotrasmettitori. Abbracciare gli alberi, respirare l’aria nelle loro dirette vicinanze, non produce soltanto benefici alla mente, non aiuta solo a rilassarsi abbassando stress e tensioni ma aumenta il numero dei globuli rossi, migliora la circolazione sanguigna, i polmoni lavorano meglio e anche il sonno ne trae beneficio.
La silvoterapia prevede l’abbraccio con l’albero oppure di sedersi accanto, sapendo che in questo modo stiamo rendendo più proficuo il contatto ravvicinato con la natura. Così l’acero allevia i dolori, il pino è considerato dalla medicina cinese come albero immortale, ha una grande capacità di guarigione; il fico purifica il cuore e rimuove l’umidità del corpo. Gli alberi sono intelligenti e hanno un cervello analogo a quello dell’uomo. Parlano e tacciono, si proteggono a vicenda, litigano, ridono e piangono, sono generosi quanto spietati. Il loro carattere è stato al centro di ricerche molto approfondite già nell’Ottocento, grazie agli studi del naturalista e biologo Charles Darwin.
E quasi due secoli dopo si è scoperto che gli alberi hanno inventato una rete Internet molto prima dell’uomo. È il web delle piante, un gigantesco reticolo di radici, che consente loro di vivere in simbiosi, di scambiarsi sia molecole con sostanze nutritive sia segnali elettrici con informazioni, con il pericolo per l’arrivo di un cambiamento climatico. L’albero è cuore e mente fusi insieme. In tutto il suo corpo, dalle radici alla punta dei rami, lui assorbe e pulsa come un cuore e recepisce e ordina come un neurone. Esistono 391mila specie di piante presenti sulla Terra perciò non resta che cercare il nostro albero e creare un rapporto, un dialogo aperto e indissolubile.
Se vuoi ascoltare un albero parlare, e se vuoi che lui ti senta, avvicina il più possibile il tuo cuore e la tua mente, accosta, quanto più ti è dato fare, la tua logica al sentimento. Fondersi in qualcosa di ancestrale, riporta unione in ciò che nell’essere umano è stato diviso. Parlare con gli alberi è un atto magico. Raramente si usano labbra, quasi mai orecchie. Quando parli con un albero si parla con il bosco intero, con tutta la terra che sta sotto e tutto il cielo che sta sopra. L’albero ti tiene stretto in un abbraccio tra il pavimento e il soffitto di questa vita, non resta che essere un po’ folli e lasciarsi andare in questo abbraccio.
Claudia Gaetani
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