Nella seconda metà del 1800 c’era la necessità in Italia di collocare una nuova base navale. Diverse città si candidarono per ottenere questo privilegio, ma nel 1865 la Commissione, presieduta dal generale Valfrè, sceglie Taranto, grazie alla sua posizione geografica: l’unico passaggio accessibile, e quindi militarmente conveniente per la Rada, una frazione di mare tra la città e le isole di San Pietro e San Paolo, è costituito dal tratto di mare tra l’isola di San Paolo e il Capo di San Vito.
Già Napoleone Bonaparte, quando scelse Taranto per riparare la sua flotta, comprese l’importanza strategica della posizione della città e fece sistemare delle batterie costiere sull’isola di San Paolo e il Capo di San Vito in modo da creare un fuoco incrociato tale da scoraggiare qualsiasi tentativo di passaggio di navi nemiche. I lavori per la costruzione dell’Arsenale iniziarono nel 1883 e la sua inaugurazione avvenne nel 1889: in meno di sei anni si costruì una vera e propria città militare, sviluppata su 90 ettari di terreno. La costruzione dello stabilimento militare portò alla nascita del borgo della città, fino ad allora costituita solo dalla città vecchia.
Alla fine del XIX secolo Taranto era una città miserabile, con una economia arretrata. La costruzione dell’Arsenale Militare migliorò lo stile di vita dei tarantini perché costituì una delle prime presenze industriali nel meridione che, anche se non inizialmente, permise a molti tarantini di trovare un lavoro. Questo però solo dagli inizi del ‘900 quando venne costituita la scuola allievi operai in cui si formarono “giovanissimi” che successivamente vennero inseriti nel settore lavorativo del nuovo stabilimento militare. L’ingresso delle donne nel mondo del lavoro in Arsenale costituì la premessa dell’emancipazione femminile a Taranto, una delle poche città del Meridione con tanta manodopera operaia.
L’assunzione dei tarantini in Arsenale non avvenne da subito. Agli inizi infatti erano i lavoratori di Arsenali più antichi che si trasferirono qui per lavorare, a causa dell’inesperienza nei lavori di cantieristica navale da parte dei tarantini, portando ad un aumento demografico che triplicò la popolazione in circa 20 anni. Il lavoro in Arsenale pur essendo duro e spesso mal pagato era molto ambito. Fin dal 1865, la necessità della nazione appena unificata di nuove basi navali e di arsenali militari, incoraggiò il senatore tarantino Cataldo Nitti nel proporre Taranto come sede idonea agli scopi difensivi. La commissione nazionale appositamente costituita diede il suo assenso alla proposta, incaricando il capitano di fregata Simone Antonio Pacoret De Saint-Bon di redigere un piano delle opere da realizzare: l’ufficiale ideò un imponente arsenale dotato di due caserme, un ospedale, sette bacini di carenaggio e sette scali di costruzione, progetto che non fu mai realizzato a causa del suo costo troppo elevato.
La costruzione dell’Arsenale Militare Marittimo di Taranto fu comunque decisa dal Parlamento italiano con la legge n. 833 del 29 giugno 1882, per rimediare alla sempre crescente necessità di difesa dell’Italia protesa verso il mar Mediterraneo. I lavori iniziarono, nel settembre del 1883, nel primo seno del Mar Piccolo, su progetto del generale Domenico Chiodo di ben più modesta entità rispetto a quello di Saint-Bon, e si conclusero sei anni dopo. L’arsenale fu infatti inaugurato il 21 agosto 1889 alla presenza di Umberto I di Savoia. Le prime attività di questo nuovo tesoro militare risalgono alla costruzione di navi militari: la prima in assoluto fu il PUGLIA nel 1898.
La mostra storica nasce nel 1979 quando finalmente prende piede la consapevolezza che quello che fa parte della storia andava conservato piuttosto che eliminarlo come si faceva in passato, visto che si eliminava tutto quello che non poteva più essere utilizzato e in questa maniera sono state perdute testimonianze molto importanti, ma dal ‘79 le cose sono cambiate anche se molto lentamente. L’impatto che l’Arsenale di Taranto ha avuto sulla città dal punto di vista urbanistico, economico, sociale, imprenditoriale è oltremodo significativo. “La Storia di questo Arsenale – si legge negli Atti del Convegno – è storia anche e soprattutto di popolo, dei tanti lavoratori che alle sue fortune hanno contribuito, dell’innesto fra le Forze Armate e strati popolari che si è realizzato nel corso di un secolo, riparando almeno in parte a tutte le negligenze e gli abbandoni dello Stato verso il Mezzogiorno. In questo Arsenale è stata scritta una storia sempre viva, sintesi di quei valori militari e civili dalla cui fusione scaturisce il significato e l’attualità di una presenza irrinunciabile per Taranto e per l’Italia. E proprio nella complessa realtà di questi anni, la presenza dell’Arsenale si caratterizza come fattore di equilibrio che investe la vita militare e civile, secondo quello spirito di integrazione fra società e Forze Armate che costituisce un binomio inscindibile nel destino di ogni moderna democrazia”.
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