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A me la Befana non ha mai portato nulla

di | 2019-01-05T08:09:33+01:00 6-1-2019 6:10|Attualità, Sezione 3|1 Comment

ENNA – Ho avuto un’infanzia felice sebbene non abbia ricevuto un regalo né da Babbo Natale e neppure dalla Befana. L’ omone barbuto e la vecchietta sdentata erano figure distanti, immagini stampate sui libri di lettura. Null’altro. I regali in Sicilia ce li portavano i morti nella notte tra il 31 ottobre e il primo novembre.

Giorni prima pregavamo affinché ci donassero giocattoli o dolci. Nelle nostre semplici orazioni c’era la promessa  di diventare più buoni, più ubbidienti, più studiosi, più tutto. Potevamo scegliere chi implorare: i nostri avi erano affissi in cornici ovali di legno scuro sulla parete sopra il letto nella casa dei nonni, con tanto di garofani di carta crespa o fiori sbiaditi. Io evitavo accuratamente la bisnonna paterna, un donnone con lo sguardo truce, che mi incuteva paura; evitavo pure il marito che era morto già troppo vecchio, quando ormai le gambe non lo reggevano più (temevo non fosse capace di arrivare in tempo a portare i regali) e mi concentravo sui parenti più giovani.

Quando avevo all’incirca sei o sette anni,  era venuta a mancare la sorella di mio nonno, una donna obesa oltre misura, che avevo visto l’anno prima, quando l’andammo a trovare a Catania e in quella occasione mi regalò una bellissima bambola alta quanto me. La vigilia della festa, la pregai intensamente perché ripetesse il miracolo del balocco. La mattina mi fu recapitato un piumone matrimoniale azzurro e bianco. Piansi disperatamente, una mia zia,  zitella attempata, mi disse che era giunto il momento di pensare alla dote (credo che l’idea della coperta fosse stata sua), che di femmine a casa nostra ce n’erano tante ed era un bel problema pensare a tutte.

Da quella volta rivolsi le mie orazioni ai bambini che erano morti in tenera età: zia Francesca 1, zia Francesca 2, zia Crisenzia e il cuginetto Gaspare. Quell’anno arrivò la sorella economica di Barbie, quella con le gambe rigide e la testa pure, quella che indossava solo il costume da bagno. Non era proprio il regalo che avevo chiesto, ma non era andata male come l’anno precedente. La nonna potenziò il dono cucendo l’intero guardaroba per la mia bambola: confezionò vestiti, mantelle, gonne e minigonne e mi regalò qualche settimana dopo anche un pacchetto con le scarpette per la fake-Barbie. Dopo quella volta del piumone, i morti portarono, per fortuna, solo giocattoli: Cicciobello, costruzioni, bambole con il dischetto sulla schiena e qualche pigiama (erano tutti fissati con il pigiama per un eventuale ricovero urgente).

Da Babbo Natale e dalla Befana non ho mai ricevuto  nulla. A Natale la nonna infilava qualche banconota in buste da lettera riciclate o ci regalava confezioni di cioccolato fondente da un chilo. Per l’Epifania non c’era neanche il carbone. Poi la nonna si ammalò e la magia dei regali sparì insieme a lei e anche la mia infanzia scivolò verso l’adolescenza.

Babbo Natale e la donnina con il mento pronunciato che galoppa nella notte scura a cavallo di una scopa sono entrati prepotentemente nella mia vita attraverso la pubblicità e i media, ma sono rimasti estranei ingombranti, fittizi, fenomeni da baraccone commerciale. Mia nonna, invece, insieme alla schiera dei parenti sono marchiati indelebilmente nella mia memoria pur non avendo conosciuto personalmente molti di loro.

Tania Barcellona

One Comment

  1. Rosario Sanfilippo 6 gennaio 2019 at 9:05 - Reply

    Bellissimo brano, sintetizza magistralmente un modo di vivere appartenente alla mia infanzia. Complimenti

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