RIETI – C’è un “palazzo che suona” nella città tedesca di Dresda a Kunsthofpassage, nel quartiere universitario di Neustadt, strada che collega Alaunstraße e Görlitzer Straße, in un’area della città inserita nel progetto artistico “Countryard of Elements”, nato grazie alla fantasia e alla capacità tecnico-musicale-artistica degli inquilini: la scultrice Annette Paul e i designer Cristopher Rossner e Andre Tempel. Un intricato sistema di scarichi, tubi, canali, grondaie, coni metallici a mo’ di tromba, installati sulla facciata del palazzo, incanala la pioggia, dando vita ad una sinfonia musicale: è il canto della pioggia. I condomìni su cui sono installate le opere sono un passaggio composto da 5 cortili conosciuti come il Cortile degli Elementi, il Cortile delle Metamorfosi, il Cortile delle Creature Mitiche, il Cortile degli Animali (dalle pareti verdi e con giraffe e scimmie) e quello delle Luci, caratterizzato da un palazzo giallo con specchi metallici che riflettono la luce. E’ una casa intera che suona, di colore azzurro e turchese, che richiama l’acqua e anche altri palazzi della città sono molto colorati e spuntano dai vicoli con un bell’effetto scenico.
Il Funnel Wall è stato realizzato secondo il metodo della macchina di Rube Goldberg che consente ai tubi di convertire il suono della pioggia in melodia. Chi l’ha ascoltata la definisce “una sinfonia unica, degna dei più grandi musicisti della terra” e sembra sia una rilassante armonia musicale. Tutti i tubi sono collegati gli uni con gli altri in grande accordo, accentuando la musicalità della pioggia, che già di per sé ha una certa musicalità. Questo progetto è diventato una delle attrazioni più originali e divertenti della città e l’effetto non è solo musicale, ma anche decorativo, colorando una città che la seconda guerra mondiale rase al suolo e che oggi vuole essere simbolo di vita, leggerezza e bellezza.
L’attacco aereo fu condotto dalla Royal Air Force britannica e dalla United States Army Air Forces fra il 13 e il 15 febbraio 1945: più di 800 aerei inglesi volarono su Dresda, scaricando circa 1500 tonnellate di bombe esplosive e 1200 tonnellate di bombe incendiarie. Il giorno dopo i B-17 americani in quattro raid la colpirono con altre 1250 tonnellate di bombe. L’ultima incursione fu di 200 bombardieri statunitensi sulla città ancora in fiamme: rasero al suolo una gran parte del centro storico con un bombardamento a tappeto, causando una strage di civili, con obiettivi militari solo indiretti. Fino all’autunno del 1944 la zona di Dresda era rimasta al di fuori del raggio di azione dei raid degli Alleati, ma con l’avvicinamento del fronte la situazione cambiò. Recuperando in parte piani precedenti del 1944, noti come Operation Thunderclap, furono pianificati i bombardamenti di Berlino e di molte altre città dell’est della Germania, coordinati con l’avanzata russa.
Nel 1956 Dresda stabilì un gemellaggio con Coventry, una delle città del Regno Unito maggiormente devastate dai bombardamenti tedeschi. La stessa regina Elisabetta II, durante una visita in Germania nel 2004, patrocinò un concerto a Berlino per finanziare l’opera di ricostruzione. Buona parte del centro storico venne irrimediabilmente perduto. Alcuni importanti monumenti, anche grazie al reperimento di documentazioni d’archivio fotografiche, sono stati ricostruiti “com’erano e dov’erano”, ma il processo di ricostruzione è stato parziale e lento. La ricostruzione della Frauenkirche, chiesa barocca, fu decisa solo dopo l’unificazione delle due Germanie ed è stata riconsacrata solo nel 2005. Kurt Vonnegut, scrittore statunitense che fu catturato dai tedeschi e che si trovava a Dresda come prigioniero all’epoca del bombardamento lo descrisse nel romanzo “Mattatoio n. 5”.
Tra le curiosità in giro per l’Europa, da Dresda ci si sposta a Utrecht, nei Paesi Bassi, in cui due street artists olandesi, Jan Is De Man, in collaborazione con Deef Feed, hanno realizzato un murales trasformando la facciata di un intero edificio a tre piani in cui vivono, nello scaffale di un’enorme biblioteca, grazie all’effetto “tromp l’oeil’”. Le opere letterarie presenti tra gli scaffali sono state suggerite dai residenti. L’idea originale era quella di creare solo una faccina sorridente, poi la forma dell’edificio suggerì l’idea di una libreria. I volumi rappresentati sono tanti, da Jane Austen a Harry Potter, con biografie e un mappamondo simbolo di multietnicità e multiculturalità.
E poi in Olanda c’è Giethoorn, città di 3 mila abitanti, nel Parco Nazionale Weerribben-Wiede, non distante da Amsterdam, un posto che sembra spuntare da una favola, con canali pittoreschi e ponti in legno. Qui le auto sono bandite e le persone si muovono a piedi, in bici o in barca nei canali. Conosciuta come la Venezia del Nord, pur non avendo nulla in comune con Venezia, si dice che sia stata fondata da mercenari e fuorilegge: intorno al 1230 un gruppo di fuggiaschi provenienti dal Mediterraneo fondò il piccolo borgo, che solo successivamente prese le sembianze di quello che conosciamo oggi, realizzato come insediamento degli estrattori di torba. Questa attività causò la formazione di stagni e laghi nell’ambiente circostante e la gente iniziò a costruire le case sugli isolotti tra i bacini. La maggior parte delle case nel villaggio di Giethoorn si trova su piccoli isolotti privati collegati tra loro da oltre 150 ponti di legno che attraversano il paesaggio.
Francesca Sammarco
Nell’immagine di copertina, la “casa che suona” a Dresda, in Germania
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