ROMA – Con le sue due canzoni ha stupito giurati e pubblico, Valerio Lysander, vincitore del premio per la migliore performance nella seconda serata delle audizioni live di Musicultura, il Festival che ogni anno nello sferisterio di Macerata sforna le nuove promesse della canzone d’autore italiana. Lysander, con il suo “non look” perché in realtà nella sua elegante semplicità lui è proprio così come lo abbiamo visto sul palco, ha creato un momento di magico incanto tra il pubblico presente in teatro e quello a casa che votandolo ne ha determinato la vittoria.

Nella sua prima fase, infatti, il Festival affida la selezione ai social mentre nella seconda una parte dei 16 vincitori vengono decretati da un Comitato di garanzia di cui fanno parte grandi nomi della canzone italiana, un’altra dagli utenti di facebook con il supporto di Rai Radio 1 e un’altra ancora da Musicultura. La manifestazione, già nota per la sua ricerca di qualità, con Lysander si è da subito connotata come l’altra faccia di Sanremo, di cui il pubblico ha un ricordo recente. Niente lustrini né maschere ma solo una gran voce, contenuti di sostanza e un sound ricco di contaminazioni, dalla musica classica a quella contemporanea, attraverso moltissime varianti internazionali.

Le sue due canzoni “Sandali” e “Il mio vestito più bello” (https://youtu.be/eSFHxPnez20) sono state a Macerata, dopo tanti dischi autoprodotti nel Regno Unito e tanta esperienza umana che lo ha arricchito a livello personale, una dichiarazione programmatica con cui annunciare il suo ritorno in Italia dopo un anno di riflessione a Milano. Una pausa che gli è stata utile ad adeguare la lingua italiana al suo sound inglese, difficoltà non da poco. Ma poi la conclusione è stata che in fondo la rima non è così necessaria e che un bel testo rimane tale se le parole sono incastonate come gioielli su uno spartito di valore e le canzoni non sono “canzonette”. Al contrario, i testi di Lysander sono intrisi di messaggi. Sono un inno alla libertà dalle convenzioni e dalla vergogna che spesso ci trattiene dalle grandi imprese, un’invocazione all’autenticità nelle relazioni con gli altri, sono l’invito ad accettarsi per quello che si è, veri, senza schermature, senza maschere.

E infatti questa è stata la novità di Musicultura quest’anno: un artista senza fronzoli, che non ha perso tempo nello scegliere l’abito per questa manifestazione dove è apparso come è tutti i giorni: con una coda di lunghi capelli, la barba su un volto magro che gli fa meritare a diritto l’appellativo di “Lysander da Nazareth”, un paio di jeans e una maglietta. Ciò che ha vinto di lui non è stato il look ma proprio il “vestito più bello” della sua canzone, ossia se stesso e la sua musica, il suo talento. Un cantautore “controcorrente” lo ha definito la giuria, forse la vera sorpresa di questa edizione, una delle rare nel panorama italiano dove la tentazione più forte è quella di andare di moda, non quella di essere originali. Una novità di cui si sente il bisogno e che consiste nella buona musica e nelle parole, quelle che portano significato e che non vengono solo urlate come slogan creando adrenalina ma non riflessione, vibrazioni, connessioni.

Alla serata di Macerata Lysander ha avuto l’accompagnamento di una piccola orchestra messa su a Milano in pochi giorni: al violino Marco Faveto, al basso Lisa Mancini, alla batteria Francesco Curti. Saranno con lui anche in futuro perché squadra che vince non si cambia. Alla finale, quando sarà deciso il vincitore assoluto di Musicultura 2022 tra i sedici selezionati dalla commissione d’ascolto potrebbe uscire fuori il suo nome o forse no.

Ma per Lysander da Nazareth è già abbastanza aver sfondato la porta dell’appiattimento e di aver portato il pubblico verso il gradimento di un altro modo di fare musica. Almeno per ora.

Germana Punzi