MILANO – Racchiudere su una tela colore e anima: è quanto di più straordinario potesse realizzare Moishe Segal, originariamente in russo Mark Zacharovič Šagal, pittore di religione ebraica naturalizzato francese, conosciuto dalla storia come Marc Chagall. Primo di nove fratelli, dovette lasciare la Bielorussia, ove nacque, per esprimere liberamente la sua arte, dapprima a San Pietroburgo e poi a Parigi. Nelle sue opere raccontò della sua infanzia, della guerra, della Bibbia e più volte del suo matrimonio. Conobbe sua moglie, Bella Rosenfeld, figlia di ricchi orefici ebraici, con la quale si sposò nel 1915 e dal cui matrimonio nacque la figlia Ida. Bella fu protagonista di molti dei quadri di Chagall, intrisi di blu e d’amore.
Tutti i suoi personaggi sono resi leggeri dalla loro capacità di amare e nei suoi dipinti vengono letteralmente sospinti verso intensi cieli blu e in essi si librano, fluttuano solitari o accompagnati da animali reali e fantastici, dai protagonisti delle fiabe, da giovani donne spesso in abito da sposa. Vestiti di bianco (colore della purezza), sospinti da un soffio magico e invisibile, gli uomini di Chagall volteggiano nel cielo blu come palloncini, come aquiloni, come sottili fogli di carta, sorvolando paesi e città, superando distese di cupole o di tetti addormentati, non di rado mostrati con le gambe divaricate, simili a ballerini o saltimbanchi, privati di consistenza corporea, tanto da potersi piegare innaturalmente, con la testa staccata dal tronco o ritrovata sul collo a rovescio, anche la sua firma, spesso capovolta sui suoi dipinti come i personaggi che rappresenta.
Chagall iniziò a lavorare come ritoccatore nella bottega di due fotografi. Frequentò l’Accademia Russa di Belle Arti, poi alla scuola Zvanceva con Léon Bakst, che gli fece conoscere la pittura di Cézanne e Gauguin e lo convinse in seguito a trasferirsi a Parigi. Divenuto noto come artista, nel 1910 Chagall lasciò San Pietroburgo per Parigi per avvicinarsi alla comunità artistica di Montparnasse: “Come una pianta ha bisogno di acqua, così la mia arte aveva bisogno di Parigi”, dirà poi. A Parigi il giovane Chagall conobbe diversi intellettuali d’avanguardia. In questo periodo, inizia a racchiudere su tele, nel disordine del suo studio e sempre a corto di cibo, i suoi primi capolavori, Chagall potrà affermare con soddisfazione: “Ho portato dalla Russia i miei oggetti, Parigi vi ha versato sopra la sua luce”. Poco dopo il ritorno in Russia, scoppiò la Prima guerra mondiale che, insieme alla successiva rivoluzione, lo terrà di fatto bloccato in patria fino al 1923.
Visse entrambe le Guerre mondiali e le ripudió amareggiato, lasciando la Russia per tornarci solo dopo decenni. Nel 1937 acquisì la cittadinanza francese; durante l’occupazione nazista in Francia nella Seconda guerra mondiale e a seguito della deportazione degli Ebrei e dell’Olocausto, gli Chagall fuggirono da Parigi e si nascosero a Marsiglia; poi il giornalista americano Varian Fry li aiutò nella fuga verso la Spagna e il Portogallo. Da lì, nel 1941 la famiglia Chagall si stabilì negli Stati Uniti, dove sbarcò il 22 giugno, giorno dell’invasione nazista della Russia. Negli Usa, Chagall frequentò la numerosa comunità artistica fuggita dall’Europa e grazie all’aiuto del gallerista Pierre Matisse (figlio del celebre Henri) espose in numerose mostre collettive; nonostante l’intensa attività e i numerosissimi contatti con la cultura americana, però, si rifiuterà sempre di prendere la cittadinanza statunitense e di imparare l’inglese, continuando ad esprimersi in francese e in yiddish.
Il 2 settembre 1944 l’amatissima Bella (musa ispiratrice dei suoi dipinti e compagna di vita alla quale dedicò “Fiori di matrimonio “,”La passeggiata”, “La Mariée”, “Sogno d’amore “) morì per un’infezione virale mal curata. La sua morte fu un durissimo colpo per l’artista, che per quasi un anno non riuscì più a dipingere; uscirà dalla depressione solo grazie alla figlia Ida che, oltre a spronarlo a lavorare e fargli tornare l’amore per la vita, nel 1945 gli presentò la trentenne canadese Virginia Haggard McNeil, già separata da un pittore da cui aveva avuto una figlia e con la quale Chagall cominciò una relazione che durerà sette anni e che porterà alla nascita del figlio David il 22 giugno 1946.
Nel 1948 Chagall fa ritorno in Europa e, dopo un breve soggiorno a Parigi, si stabilisce ad Orgeval. Dopo l’austerità della guerra, riscopre colori liberi e brillanti: le sue opere sono ora dedicate all’amore e alla gioia di vivere, con figure morbide e sinuose come “Compleanno”. Chagall acquista la tenuta Les Collines alle porte di Vence, in Provenza, dove si stabilisce definitivamente. Stabilitosi nel sud, Chagall comincia a cimentarsi anche con la scultura, la ceramica e il vetro: Chagall lavorerà a più riprese producendo vasi, sculture e bassorilievi con le forme dei temi a lui più cari: figure sacre e bibliche, immagini femminili, strani animali come “La danza”. Nel 1951, inoltre, Chagall conosce Valentina (detta “Vavà”) Brodsky con cui, dopo un breve e travolgente idillio, si risposa nel 1952 a Clairefontaine, presso Rambouillet: anch’ella di origine russa ed ebrea, sarà la sua nuova musa ispiratrice, affiancando il ricordo di Bella nelle tele dell’artista che, con lei, scopre ben presto la Grecia e l’Arte Classica. Intorno alla fine degli anni ’50 Chagall comincia a produrre arazzi e soprattutto vetrate.
Nel 1957 si reca nuovamente in Israele, dove crea una vetrata per la sinagoga dell’ospedale Hadassah Ein Kerem. Altre stupende vetrate sono realizzate, tra il 1958 e il 1968, per la cattedrale di Reims, e nel 1964 l’artista ne dona una all’ONU con tema pacifista, in memoria di Dag Hammarskjöld. Nel 1963 aveva ottenuto dal ministro Malraux la commissione per decorare il soffitto dell’Opéra di Parigi, che ornò con figure allegoriche di opere celebri; poi nel 1966 progetta un affresco per il nuovo parlamento israeliano, mentre per l’università Knesseth realizza una serie di arazzi, tutti a sfondo biblico, con l’aiuto della celebre Manifattura dei Gobelins. Nel 1972 esegue, per il comune di Chicago, un mosaico dedicato alle Quattro stagioni.
Dopo tanti anni, nel 1973 torna anche in Russia, dove sarà accolto trionfalmente a Mosca e a Leningrado: qui ritrova, dopo cinquant’anni, una delle sorelle, ma si rifiuta di tornare nella nativa Vitebsk. Nello stesso anno – e nel giorno del suo compleanno – s’inaugura, a Cimiez vicino a Nizza, il Museo nazionale messaggio biblico di Marc Chagall che riunisce le sue opere sulla Bibbia: si tratta di diciassette dipinti dedicati alla Genesi, all’Esodo e al Cantico dei Cantici e degli schizzi relativi agli stessi dipinti (si vedono “Le tavole della legge”, “La vie”), donati allo Stato francese da Chagall e Vavà tra il 1966 e il 1972. Viaggia poi in Italia: nel 1976 un suo Autoritratto entra nella collezione degli Uffizi, e due anni dopo Palazzo Pitti gli dedica una mostra.
Dopo una vita lunga e ricca di soddisfazioni artistiche e personali, Chagall muore a 97 anni a Saint-Paul-de-Vence, dove risiedeva, il 28 marzo 1985. Viene sepolto nel piccolo cimitero locale, dove nel 1993 lo raggiungerà Vavà. Chagall nei suoi dipinti racconta la sua infanzia, anche se spesso preferì tralasciare i periodi più difficili. Riuscì a comunicare felicità e ottimismo tramite la scelta di colori vivaci e brillanti. Il mondo di Chagall era colorato, come se fosse visto attraverso la vetrata di una chiesa. Il suo mondo poetico si nutre di fantasia e semplicità delle forme che oggi, come allora, ci permettono di evadere dalla cruda realtà.
Claudia Gaetani
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