MILANO – In un mondo alla ricerca di informazioni brevi ed immediate accompagnate da video ed immagini, si rischia di perdere alcuni valori fondamentali. Le favole non servono solo a sognare e fantasticare, attraverso storie di maghi, fate, principesse, draghi e coccodrilli, ma anche a riflettere grazie alla morale più o meno esplicita contenuta in esse. I nostri antenati si relazionavano quotidianamente con i miti e le leggende, anche da adulti. Le storie di eroi e personaggi dei miti greci, nordici, africani e asiatici lo dimostrano chiaramente. I miti sono le favole per gli adulti, capaci di impartire un significato ben preciso allo scopo di aumentare la capacità critica della civiltà. Le favole all’inizio furono create per gli adulti, come vere e proprie “istruzioni sulla vita” e “fonti di saggezza” allo scopo di insegnare i tanti perché del vivere quotidiano. Esse dovevano far conoscere le caratteristiche negative presenti nell’animo come l’inganno, l’arroganza, la stupidità, l’invidia e la falsità delle persone. Inoltre fungevano da intrattenimento serale e come modo di condividere tradizioni orali. Solo successivamente furono scritte esclusivamente per i bambini.
La favola, nata come espressione di poesia popolare ha assunto nel corso del tempo una sua dignità letteraria di tutto rispetto come dimostrano le innumerevoli favole scritte fin dalla notte dei tempi o conservate attraverso la trasmissione orale. Nel mondo greco è allo scrittore greco Esopo (620 – 564 a.C.) che va attribuita la prima grande raccolta scritta di favole, circa 500. Nel mondo greco antico, le favole di Esopo costituivano, insieme ai poemi omerici (Iliade e Odissea) un testo propedeutico, cioè un testo la cui finalità era l’insegnamento. Infatti proprio attraverso questi piacevoli e brevi racconti di animali, i Greci imparavano le regole utili al vivere comune, come la fedeltà nell’ amicizia, l’amore per il lavoro, la riconoscenza per i benefici ricevuti, l’importanza della sincerità e della moderazione. Allo stesso tempo proprio attraverso queste favole vedevano da vicino le caratteristiche negative umane e imparando a conoscerle riuscivano anche a comportarsi diversamente.
In età romana la favola trova il suo più grande estimatore in Fedro (20 a.C. – 50 d.C. circa). Ai personaggi tradizionali della favola esopica come animali, uomini e dei, Fedro aggiunge spesso lo stesso Esopo, simbolo dell’intelligenza e della saggezza popolare. Sono ben cinque i libri di favole composte da Fedro, anche se poi se ne sono conservate solo circa un centinaio. A lui si aggiunse in epoca romana lo scrittore Flavio Aviano vissuto tra il IV ed il V secolo d.C., autore di una raccolta di quarantadue favole. Dopo Esopo e Fedro altri scrittori utilizzarono lo stesso schema di Esopo per creare le loro favole, ma solo verso la fine del Quattrocento durante il Rinascimento la favola fu completamente rivalutata. Sono di questo periodo le favole di Leonardo da Vinci (1452 – 1519) che pur seguendo la struttura della favola classica introdusse nei suoi testi personaggi ed intrecci originali.
Nel Seicento grazie al poeta francese Jean de la Fontaine (1621 – 1695) l’importanza della favola fu rivalutata. Egli ispirandosi a Esopo e Fedro riuscì a rappresentare un quadro della vita e della società del suo tempo, mettendone in rilievo vizi e virtù, scrivendo storie dove i protagonisti erano degli animali. Anche nel Settecento e nell’Ottocento non mancarono grandi autori di favole come i russi Ivan Andreevič Krylov (1768 – 1844) e Lev Tolstoj (1828 – 1910). Il genere favolistico ha ispirato molti autori sia nel Novecento sia in epoca contemporanea anche in Italia. Basti pensare ad autori come Trilussa (1871 – 1950), Gianni Rodari (1920 – 1980), Alberto Moravia (1907 – 1990) e Leo Lionni (1910 – 1999). Le loro favole, però, come è giusto che sia, riflettono una realtà più vicina ai tempi moderni. Sono caratterizzate da tematiche attuali e da tecniche narrative nuove e originali rispetto a quelle della favola antica tradizionale. Vengono in qualche modo attualizzate e riportate al mondo reale.
Perché la favola non è e non deve essere solo un modo per estraniarsi e calarsi in un mondo fantastico, ma deve essere fonte di ispirazione per riflessioni importanti sulla condizione umana, sull’ambiente e su tematiche di interesse generale prendendo spunto dall’immaginazione. E’ attraverso il viaggio della fantasia che si catturano esempi di vita vissuta che sanno lasciare un segno profondo in chi legge pur rimanendo in un contesto da favola. E’ nel mistero che è sempre racchiusa la morale, in un tempo senza tempo che rende sempre attuale l’insegnamento che porta con sé. La morale che si deve trarre dalla vicenda narrata solitamente è esplicita, ma talvolta è nascosta, lasciando così al lettore il piacere di scoprirla.
Ecco perché anche oggi, nel mondo frenetico in cui si vive, bombardato da notizie, immagini e tecnologia, è bene riservare uno spazio speciale a storie fantastiche che con un linguaggio semplice e diretto riescono ancora a trasmettere valori importanti che vanno salvaguardati come oggetti preziosi per le nuove generazioni.
Margherita Bonfilio
Lascia un commento