ROMA – Se ne sta lì, impassibile a contemplare il bosco, lasciarsi accarezzare dal vento, baciare dal sole, farsi dissetare dalla pioggia. Ci sta da mille anni, ben piantata, robusta, non soggetta all’usura del tempo il quale, anzi, conferma con il suo scorrere la caratteristica insita nel suo nome latino: robur, la forza. Il virgulto che è stata, dopo essere spuntata dal seme portato dal vento nella Valle Porclaneta nell’XI secolo o giù di lì, si è trasformato oggi in un albero maestoso, alto, vigoroso, con una chioma ampia. A 16 metri da terra, tanto è alto il suo fusto, tocca il cielo con le punte dei rami mentre le radici continuano a diramarsi nel sottosuolo rendendo sempre più salda la sua stazza sicura dal diametro di ben sei metri.
La Roverella (quercus pubescens), nel bosco di Santa Maria in Porclaneta, a Rosciolo dei Marsi (L’Aquila), è la testimone silenziosa di secoli di storia in cui l’Abruzzo è stato terra di conquista, di miracoli,di santi e passaggi di briganti in quella valle misteriosa, isolata, posta ai piedi del monte Velino che la domina protettivo. L’edificio religioso e l’albero millenario nelle campagne del piccolo borgo nella Marsica, rappresentano bene la storia dell’Abruzzo e dei suoi abitanti, gente legata alla montagna, alla terra e ai ritmi della natura. Con la sua simbologia antica legata alla quercia, alla cui famiglia appartiene, la Roverella a seconda delle epoche è stata considerata portatrice di saggezza, verità, virtù, coraggio, fede (non a caso gli 80 anni di matrimonio sono chiamati “nozze di quercia”).
Oggi è diventata il “genius loci”, l’essenza di quel luogo incantato, dominato al centro dalla chiesa che prende il nome proprio dalla valle. All’interno di quell’edificio semplice e apparentemente spoglio sono presenti tesori preziosissimi, unici, frutto dell’estro raro di artisti raffinati formatisi nel crocevia di culture – romanica, longobarda, arabo-ispanica, bizantina – che l’Abruzzo è stato nel Medioevo. Nella valle e in quel bosco devono essere passati in tanti e la Roverella sa tutto, ma i numerosi turisti non hanno l’ardire di chiedere i particolari al grande, saggio albero: li intuiscono solo avvicinandosi al suo rugoso tronco ad ascoltare.
Gloria Zarletti
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