“Andiamo via in silenzio”: il post, amaro e dal sapore pressoché ultimativo, era apparso sui social qualche settimana fa. Esattamente quando aveva chiuso i battenti la Locanda dei Girasoli, un locale divenuto ormai un’istituzione al Quadraro (un quartiere di Roma), in via dei Sulpici. Il ristorante aveva una storia del tutto particolare: una storia di integrazione e di riscatto sociale. Un vero e proprio aogno realizzato da un gruppo di ragazzi, affetti dalla sindrome di Down, che erano riusciti a trasformare la loro passione per la cucina e la ristorazione in una vera e propria impresa.
Poi è arrivato il Covid e sono cominciate le prime difficoltà. Comuni peraltro a diverse realtà operanti nel settore: i ristori, quando sono arrivati, non sono bastati a tenere in piedi l’azienda; i clienti si erano diradati, sia perchè costretti dalle stringenti normative del lockdown sia per le inevitabili paure quando pure la legge consentiva gli incontri conviviali. Niente da fare: la Locanda dei Girasoli non aveva resistito e aveva abbassato le saracinesche con i dipendenti posti in cassa integrazione.
La passione la voglia di non mollare, però, avevano avuto la meglio: grazie all’aiuto della Regione Lazio i ragazzi era riusciti a riaprire. A celebrare l’evento, una cena di solidarietà a cui avevano partecipato molti consiglieri regionali, insieme al presidente dell’Arsial, Antonio Rosati, e al vicepresidente della Consiglio regionale, Daniele Leodori. Una cena speciale, perché a preparare il menu insieme ai ragazzi c’erano stati due ospiti di eccezione: Maurizio e Sandro Serva, i due chef doppia stella Michelin che dal ristorante La trota di Rivodutri (in provincia di Rieti) avevano portato le loro specialità alla Locanda dei Girasoli.
Un ottimo segnale di ripartenza, ma insufficiente perché l’arrivo della quarta ondata di contagi (dovuta alla cosiddetta variante Omicron) ha inferto il colpo di grazia, si spera non definitivo. Costi di gestione elevati, clientela scarsa, poca voglia di uscire e di sedersi al tavolo di un ristorante: no, purtroppo, non c’erano i presupporsi concreti per andare avanti in serenità. Da qui, la decisione di chiudere e il messaggio pubblicato su Facebook. In tantissimi si stanno mobilitando affinché riapra, ma la strada è davvero lunga e complicata. Siccome, però, quell’esperienza aveva davvero toccato il cuore di tutti, un segnale concreto di vicinanza e di condivisione è arrivato.
La Roma ha deciso infatti di dare lavoro a questi ragazzi, seppur in maniera saltuaria. “Dopo aver collaborato – ha scritto la società calcistica giallorossa nella sua pagina ufficiale – con loro in più di un’occasione e per il suo ruolo di piattaforma sociale attenta alle categorie più fragili della cittadinanza romana, il Club ha deciso di manifestare tutto il proprio sostegno alla Locanda dei Girasoli: a partire dal match Roma-Genoa, e per le prossime quattro gare casalinghe, otto ragazzi della Locanda saranno coinvolti nelle attività del catering delle aree ospitalità dello Stadio Olimpico”.
Una mano concreta, dunque, per tamponare almeno momentaneamente l’emergenza e per far passare il momento negativo, ma l’obiettivo rimane un altro: riaprire il ristorante – pizzeria Locanda del Girasole e riportarlo agli antichi splendori. Perchè gli aiuti vanno benissimo, ma l’indipendenza non ha prezzo. E l’esperienza vissuta induce a ritenere che i margini per riaprire e far rifiorire quell’attività ci sono tutti. L’augurio è proprio d’obbigo: per i ragazzi della Locanda e per tutti coloro che, a causa del Coivd, stanno pagando conseguenze gravi.
Buona domenica.
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