//“Novax Djokovid”? No, meglio il baby Lapo

“Novax Djokovid”? No, meglio il baby Lapo

di | 2022-01-09T10:51:54+01:00 9-1-2022 7:00|Punto e Virgola|0 Commenti
Adesso bisognerà chiamarlo “Novax Djokovid” e non più Novak Djokovic. La vicenda del tennista serbo è diventata emblematica di un tempo in cui la (molto presunta) libertà di pochi pretende di condizionare la vita di tanti (la stragrande maggioranza). In estrema sintesi, il numero uno del mondo avrebbe dovuto giocare gli Australian Open, uno dei tornei più prestigiosi del mondo. Il problema è che il giocatore è un convinto “no vax” e dunque non si è mai vaccinato, né intende farlo. Una condizione che gli impedisce di poter entrare in Australia che, in merito, ha adottato regole rigidissime, tanto da sottoporre i suoi cittadini ad un lockdown lunghissimo: quasi 10 mesi. Nonostante questa forte e insormontabile limitazione, gli organizzatori del torneo avevano comunque concesso a Djokovic il permesso di giocare.
La decisione ha scatenato reazioni di indignazione in tutto il mondo: chi è mai costui che vuole scavalcare tutte le regole e i divieti solo perché è il più bravo tennista del pianeta ed ha vinto già 9 volte quell’importantissimo torneo? Ineccepibile. A risolvere la querelle ci hanno pensato le autorità locali che dapprima hanno bloccato l’atleta all’aeroporto di Melbourne e poi lo hanno rispedito in patria perché la richiesta di visto da lui presentata non prevede esenzioni per i renitenti al vaccino. Novak e il suo entourage hanno provato a resistere presentando ricorso nel quale c’era scritto che il tennista in passato era stato contagiato (?) e che, siccome è celiaco, non può vaccinarsi. Motivazioni ritenute (gistamente) non sufficienti (e forse anche non del tutto vere) per cui adesso “Non Djoko più”, come ha argutamente scritto Massimo Gramellini nella sua rubrica sul Corriere della Sera, aggiungendo che “i ricchi, i potenti, gli spregiudicati e i più dotati possono infischiarsene delle regole che ingabbiano gli invidiosi e i mediocri”.

Lapo Nava sul tram dopo la partita del Milan

La mancata partecipazione agli Australian Open costerà al serbo (difeso dal padre attraverso un delirante post in cui lo paragona a Spartacus…) qualche milione di euro da parte degli sponsor. Pazienza. Peraltro chi pratica sport ad ogni livello sa che il rispetto delle regole è condizione imprescindibile e, per questa ragione, ogni disciplina prevede la presenza di arbitri e giudici che devono garantire la rigorosa applicazione dei regolamenti, a garanzia dei contendenti e di chi assiste allo spettacolo. Djokovic non lo ha fatto e dunque è giusto che si goda ancora un po’ di dorate e milionarie vacanze.

In questi giorni, però, c’è un’altra storia legata al mondo dello sport. Protagonista è il giovanissimo Lapo Nava, 17 anni, portiere della Primavera del Milan allenata da Federico Giunti, convocato all’ultimo dall’allenatore Pioli per la partita contro la Roma (poi vinta 3-1) per l’assenza dell’altro portiere Tatarusanu, fermato dal Covid. Dopo la partita di giovedì, Lapo (che è figlio di Stefano, ex difensore del Milan) è tornato a casa non in auto (anche perché non ha la patente) ma con i mezzi pubblici: è stato fotografato da alcuni tifosi mentre rientrava in tram. Come diceva Enzo Jannacci, milanese e milanista, “l’impresa eccezionale, ormai, è essere normale”.
Imperdibile, infine, la conclusione di Gramellini: “Sia reso grazie all’oscuro burocrate australiano che, fermando Djokovic sulla porta di casa, ci ha ricordato che i vincenti non devono vincere sempre”. E che i Marchesi del Grillo (“Io so’ io e voi nun siete un c…”) non possono avere cittadinanza in un mondo davvero libero.
Buona domenica.
Nell’immagine di copertina, Novak Djokovic con i bagagli bloccato all’aeroporto di Melbourne

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