L’anno vecchio se ne va,
e mai più ritornerà.
Io gli ho dato una valigia
di capricci e impertinenze,
di lezioni fatte male,
di bugie e disubbidienze,
e gli ho detto: «Porta via!
Questa è tutta roba mia».
Anno nuovo, avanti avanti,
ti fan festa tutti quanti.
Tu la gioia e la salute
porta a nonni e genitori,
ai parenti e agli amici.
Rendi lieti tutti i cuori!
D’esser buono ti prometto
anno nuovo benedetto.
La filastrocca di Arpalice Cuman Pertile era un classico la notte del 31. L’avevamo imparata a memoria sin da piccolissimi, quando i nostri genitori e i nostri nonni ce la ripetevano per tutto il giorno man mano che s’avvicinava il 31 dicembre. Natale, con la sua magia, era ormai in archivio e ci si apprestava a festeggiare l’arrivo del nuovo anno: le grandi riunioni di famiglie, le tavolate senza fine, le tombole commentate, la letterina sotto il piatto di papà, la preparazione dei dolci e delle pietanze immancabili in quelle circostanze: si diceva che portassero fortuna… In realtà, era la tradizione a comandare, tramandata e inculcata di padre e madre in figlio. Impossibile non tenerne conto.
Allo scoccare della mezzanotte si chiude un ciclo e se ne apre contestualmente un altro, con la speranza che sia più prolifico e portatore di gioia e benessere. I sogni della giovinezza ormai sono svaniti: qualcuno si è realizzato, qualche altro (la maggior parte, in verità) no. Oggi gli auguri sono per i figli o per nipoti: il futuro appartiene a loro. E noi di una certa età abbiamo il dovere di consegnare alle prossime generazioni un mondo almeno simile a quello che abbiamo ricevuto noi, se non migliore. E invece facciamo di tutto per rovinare il nostro pianeta, per contaminarlo. Semplicemente per distruggerlo. E anche, nelle enormi difficoltà create dall’ormai tristemente famoso “draghetto coronato”, non siamo capaci di essere uniti e di affrontare la pandemia unendo ogni singola forza. In quasi due anni di problemi enormi, abbiamo scoperto valanghe di insospettabili e competentissimi epidemiologi, falangi di virologi di fama, schiere di esperti d’ogni genere che pontificano sul web e che continuano ad avere credito anche sui mezzi di comunicazione.
Ha detto bene il presidente Mattarella: “A certe manifestazioni, è stata data eco mediatica eccessiva”. Le parole non sono state esattamente queste, ma il senso era chiarissimo. Chi scrive, se ne avesse il potere, impedirebbe che delle proteste di piazza contro vaccino e green pass si desse mai notizia, se non per segnalare le violenze e i reati commessi. E, come più volte affermato su queste stesse colonne, renderebbe obbligatoria la vaccinazione, impedendo a chi si sottrae qualsiasi forma di convivenza civile. E’ un problema di sicurezza nazionale, non di libertà individuale. Che – come tutti sanno – finisce quando va a ledere la sicurezza e la salute degli altri.
E’ vero, il vaccino non è una corazza insormontabile, ma sicuramente uno scudo abbastanza solido che non mette totalmente al sicuro ma che, in caso di contagio, almeno mitiga gli effetti, evitando l’ospedalizzazione o, peggio ancora, la terapia intensiva. “Poco più di un raffeddore”, lo ha definito un caro amico che aveva ricevuto due dosi e che pure è stato contagiato, probabilmente dalla nipotina di 6 anni che aveva preso il virus nella sua classe di prima elementare. Il numero dei contagi sta rapidamente crescendo, ma per fortuna non cresce in proporzione il numero delle vittime e ciò dipende esclusivamente dall’azione inibitoria operata dai vaccini.
Il 2021 che se ne sta andando porta con sé il suo carico di emozioni e soddisfazioni, di gioie e delusioni, di amori finiti e di altri iniziati, di perdite di affetti cari, di mancanze non più sostituibili, di povertà nuove e pesanti da sopportare. Soprattutto in campo sportivo, il 2021 è da incorniciare per le straordinarie imprese compiute dagli atleti italiani. Ma non è affatto andato tutto bene, come dicevamo all’inizio del 2020 quando ripetevamo quel mantra per darci vicendevolmente coraggio. La speranza è che possa andare un po’ meglio l’anno prossimo. E’ l’augurio più sincero e più vero che possiamo farci. Basta poco e dipende anche e soprattutto dal piccolo che ognuno di noi può metterci.
Buona domenica e Buon Anno (senza botti).
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