ROMA – La tentazione di convincere gli altri che siamo noi ad avere ragione ce l’abbiamo un po’ tutti ma c’è una categoria di persone – relativamente nuova – che se ne sente più a diritto di tutti. Sono gli influencer, personaggi diventati popolari sulla rete e che proprio per questo vengono ritenuti capaci di “pilotare” le scelte dei consumatori. Il recente battibecco social tra la giornalista, scrittrice, conduttrice Selvaggia Lucarelli e Chiara Nasti, la 23enne napoletana divenuta famosa per i suoi 2 milioni di follower che ne fanno una ricercatissima testimonial di moda, ci insegna qualcosa.
La Nasti, che oltre ad essere una bella ragazza (un po’ aiutata dalla chirurgia, in verità), è anche No-Vax, negli ultimi giorni dal suo palcoscenico virtuale ha invitato i suoi fans a non accettare la profilassi anti-Covid a causa delle “reazioni avverse” di cui si è detta a conoscenza per averle sentite descrivere in alcuni video con protagoniste che “avranno problemi per tutta la vita”. La Nasti non ha citato dati né statistiche ma ha fatto dichiarazioni autoreferenziali, ha dato opinioni, impressioni, citato il “sentito dire”. L’aspetto evidente di questo fatto è che la nota influencer in questo modo ha esercitato il suo potere – manipolatorio a tutti gli effetti – su un pubblico di 2 milioni di persone pur non avendo alcun titolo per parlare di virus e terapie. Niente di illegale: è permesso dalla rete e lo possono fare tutti. Il problema etico, però, esiste.
Al fatto è seguita una serie di tafferugli tra lei e la Lucarelli, notoriamente schierata contro i detrattori del vaccino, e delle rimbeccate che si sono date le due si sono ampiamente occupate stampa e radio. Al di là dell’episodio in sé, però, varrà la pena porsi una domanda: chi sono i 2 milioni di follower che pendono dalle labbra della Nasti e prendono per oro colato ogni parola che lei proferisce? Se l’influencer è colui che influenza (ossia manipola), va da sé che il suo pubblico è fatto da chi sa di essere influenzato (ossia manipolato). O forse non lo sa? E perché non lo sa? Perché i follower il più delle volte non leggono bene, si limitano al titolo di una notizia o alle sue prime righe. Sono quelli che preferiscono avere informazioni “mediate”, riassunte, raccontate da personaggi di cui si fidano perché sono “famosi” e con cui hanno instaurato un rapporto di assoluta empatia: “se lo dice lui sarà vero”.
Da questo pubblico di affezionati le notizie non vengono mai sottoposte ad una analisi critica ma solo ripetute e quindi diffuse, creando confusione e danno all’informazione. E siccome non è detto che un influencer per essere tale sia anche un “esperto”, questa sua ignoranza (perché spesso, come nel caso riportato, non conosce l’argomento di cui parla), unita alla superficialità e alla fretta dei lettori può causare molti danni. L’influencer per sua definizione è uno che filtra le informazioni, è autorizzato a farlo per mettere alla prova il consenso che gliene deriva. La sua ignoranza dei contenuti a volte è funzionale per diffondere se stessa in un contesto in cui non si distingue più la notizia dall’opinione e nel quale noi utenti siamo solo strumenti per raggiungere l’obiettivo. Questo è un meccanismo ben noto alla comunicazione del futuro che sarà tanto più vera quanto più numerosi saranno i like. E quei like saremo noi a metterli.
Gloria Zarletti
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