RIETI – “Traiettorie di acqua, montagne, cemento” è stato il tema dell’incontro tra associazioni, movimenti, forum locali e la carovana del Consiglio Nazionale Indigeno del Messico, che sta attraversando l’Europa con la sua portavoce Maria de Jesus Patricio Martinez, più conosciuta come Marichuy, per fare rete con tutte le realtà impegnate nella resistenza contro le grandi opere che danneggiano i territori e le popolazioni, che vanno sempre a vantaggio di grandi gruppi finanziari e multinazionali. Il momento è delicatissimo per tutto il pianeta e mentre i grandi della terra proseguono con i loro “bla bla bla”, come denuncia Greta Thunberg, le popolazioni indigene hanno sempre saputo e sanno come sopravvivere nel rispetto della natura.
Siamo già in ritardo rispetto a quanto denunciato oltre 20 anni fa e bisognerebbe agire subito, ma siamo nell’approssimarsi della programmazione dei fondi del Pnrr, un nuovo piano Marshall, che fa gola a tutti e tutti vogliono una fetta di torta. Alle Tre Porte di via della Verdura a Rieti, ci si confronta, si scambiano esperienze per un’economia sostenibile, la difesa delle risorse naturali, soprattutto l’acqua, che a dispetto del voto di 27 milioni di Italiani che si sono espressi nel 2011 per una gestione pubblica, di fatto è privatizzata con la costituzione degli Ambiti Territoriali Ottimali e la gestione affidata a una società pubblico-privata. I costi sono aumentati e il servizio non è migliorato. Intanto si parla del raddoppio dell’acquedotto del Peschiera-Le Capore per portare più acqua a Roma a discapito del Reatino e del suo ecosistema, che ha visto diminuire la portata del fiume Velino e Farfa. Ne sa qualcosa il comitato di Gualdo Tadino, presente all’incontro, che lotta da anni contro una multinazionale che imbottiglia acqua minerale. I sei pozzi abusivi, denunciati dal comitato, sempre più sconcertato, sono stati prescritti e il fiume è praticamente sparito.
Il Consiglio Nazionale Indigeno si è costituito nel 2017, i componenti del Consiglio Indigeno di Governo hanno nominato portavoce Maria de Jesus Patricio Martinez, candidandola alla presidenza del Messico nel 2018, rappresentando 523 comunità dei 25 stati e 43 popoli messicani; ha aperto l’incontro raccontando la storia della lotta campesina dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, il trattato di St. Andreas non rispettato, la privazione delle terre migliori e dell’acqua. “Sapevamo che non avremmo potuto vincere, abbiamo girato il Paese raccogliendo oltre 600 mila firme, non sufficienti per la candidatura (ne servono quasi un milione ndr.), ma questa è stata l’occasione per incontrare tante popolazioni in assemblee pubbliche, coinvolgendo la società civile, gli intellettuali e ora, quando non siamo in assemblea, siamo una rete di persone. Vogliamo far rispettare gli accordi, molti attivisti sono stati uccisi, altri scomparsi. Nello stato di Puebla abbiamo alzato il livello dello scontro bloccando le strade e occupando una fabbrica che per 29 anni ha usurpato la nostra acqua, abbassando e inquinando le falde acquifere, a tal punto che si è creata una voragine nel terreno. Ora le falde si stanno ricostituendo e noi non abbandoniamo il presidio. Chiediamo ai popoli indigeni e alla società civile di organizzarsi per fermare questa distruzione, rafforzarci nelle nostre lotte di resistenza e ribellione, nella difesa della vita di ognuno. Vogliamo costruire la pace e la giustizia, per riannodare i legami dal basso”.
Le immagini del documentario su questa “avventura” sono eloquenti: si vedono gli incontri delle popolazioni, la loro partecipazione e colpiscono le interviste elettorali televisive tra l’inquisitorio e il minaccioso: “Non vorrete mica portare il comunismo?”. Lei ha sempre risposto con calma e determinazione, ripetendo la necessità di rispettare l’ambiente, i popoli e la loro dignità. “Ci siamo resi conto negli anni (dal 1994) che nessun partico politico potrà rappresentarci e risolvere i nostri problemi, anche MoReNa (la sinistra messicana) teme che possiamo portare via voti, una cosa è chiara: in tutti i governi che si sono alternati ogni sei anni non abbiamo visto nessun cambiamento, la situazione nei villaggi è peggiorata. Ecco perché è necessario un movimento dal basso, fatto dal popolo organizzato, c’è distanza e scollamento tra la politica e la gente. Nessuna legge emanata negli ultimi anni ha fatto gli interessi delle comunità, dei lavoratori, delle lavoratrici, di chi soffre povertà e discriminazioni. Vengono difesi unicamente gli interessi di chi sta in alto, degli alleati del sistema capitalista che porta solo morte e distruzione e cammina mano nella mano con la polizia e l’esercito. La distruzione viene sempre accompagnata dalla repressione dello Stato e il prezzo lo pagano i poveri”.
I popoli indigeni sanno come comportarsi e per difendersi dal Covid hanno chiesto l’autoisolamento delle loro comunità nelle quali si sono registrati solo tre decessi. Sul femminismo precisa che “i femminicidi in Messico e in tutto il mondo sono aumentati, la società e le sue strutture sono patriarcali, non facilitano la nostra partecipazione e essere donna indigena significa essere addirittura di terza categoria. Lottiamo anche per chi verrà dopo di noi, dobbiamo partecipare con più decisione e coraggio, essere forti per continuare a costruire l’autonomia. Tante donne hanno preso parte alla nostra lotta senza essere prese in considerazione, ma senza la partecipazione delle donne, non saremmo completi. Noi popoli indigeni abbiamo visto i danni che i mega progetti del sistema capitalista hanno generato portando distruzione, inquinamento, deterioramento della natura e questo impatto è per tutti: se l’acqua è contaminata, lo è per tutti. Stiamo modificando l’intero ciclo della vita e quando la terra morirà, moriremo insieme a lei”.
Una bella persona, che ha lasciato un messaggio importante, perché il tempo sta per scadere e i fondi del Pnrr devono servire a risolvere i problemi delle persone e dell’ambiente. Nelle “traiettorie di acqua, montagne e cemento” tema dell’incontro, c’è l’uomo: in Messico, in Italia e in tutto il mondo.
Francesca Sammarco
Lascia un commento