ROMA – Indimenticabile, unica, ammaliatrice. Lo scorso 3 novembre ha compiuto 90 anni: è Monica Vitti, l’attrice scomparsa dalla scene da oltre vent’anni, eppure ancora si parla di lei che, senza ombra di dubbio, rende immortale la storia del cinema italiano Nonostante non la si veda, Monica Vitti continua a parlare di sé, attraverso le celebrazioni in suo onore, i film che sono trasmessi nelle TV, articoli e ricordi affettuosi. Un’icona intramontabile, nonostante il silenzio che l’avvolge, oltre la malattia: sempre Monica Vitti.
Una forma di Alzheimer l’ha portata via dal cinema e dal suo pubblico. Il marito, il regista Roberto Russo, protegge gelosamente quel limbo nel quale si trova la sua Monica, da fake news, che di tanto in tanto girano sulla moglie. Il suo ritiro dalle scene risale al 2002, quando venne ricevuta al Quirinale, in occasione dei David di Donatello. La sua ultima apparizione alla prima di “Notre Dame di Paris”, e poi il silenzio. Un vuoto, dal quale riaffiora, perché il pubblico la ama, la segue, nel ricordo di quella coppia cinematografica accanto al grande Alberto Sordi, simboli della commedia italiana. Un carisma come non mai, quello di Maria Luisa Ceciarelli (questo il suo vero nome) nata a Roma, il 3 novembre del 1931, ma cresciuta in Sicilia prima della guerra, per via del lavoro del padre.
Fin dall’adolescenza rivela una particolare predilezione per la recitazione, tanto da inscenare in famiglia piccoli spettacoli, per distrarre i fratelli dalle barbarie di quegli anni funestati dalla guerra. Nel 1953 si diploma all’Accademia d’arte drammatica sotto la guida di Silvio d’Amico. Affronta ruoli molto impegnativi recitando Shakespeare e Molière nei quali riesce a farsi apprezzare. Successivamente, arriva la fortunata serie di commedie ispirate al personaggio del Signor Bonaventura, che in quegli anni rappresentava il famoso eroe dei fumetti. Il suo debutto nel cinema arriva con una piccola parte, un piccolo ruolo nel nell’Adriana Lecouvreur di Guido Salvini, accanto a nomi come Valentina Cortese, Gabriele Ferzetti e Memo Benassi, praticamente dei nostri sacri. È il 1955.
Ma negli anni successivi, dopo aver incarnato il ruolo della silenziosa musa di Antonioni, per il film “L’avventura”, è consacrata diva internazionale grazie ad interpretazioni come “La notte”. Ormai è richiesta dai grandi registi internazionali. È bellissima, ha un volto espressivo, una voce particolarmente roca. Arriva anche in tv, ottiene un riconoscimento speciale, partecipando alla giuria del festival di Cannes del 1968, quando si dimette dal suo ruolo, per esprimere la sua solidarietà ai contestatori della Nouvelle Vague. Da quel momento approda definitivamente alla commedia con Mario Monicelli che la sceglie come protagonista de “La ragazza con la pistola”. Un successo grandioso, popolare.
Assunta Patané, la timida ragazza siciliana che arriva fino in Inghilterra per trovare l’uomo che l’ha disonorata (interpretato da Carlo Giuffrè), diventa il simbolo delle donne che si rendono conto che si può essere libere, senza ricorrere al delitto d’onore, crea scalpore in quegli anni. Monica Vitti rivela un talento straordinario che le permette di tenere testa ai colleghi che predominano in quel mondo di maschi, a dire il vero più o meno misogini.
Sono gli anni ’70: Monica Vitti è ormai un mito. Lavora con Dino Risi, Ettore Scola, Monicelli. In “Polvere di stelle” si forma una fortunatissima coppia artistica con Alberto Sordi. Nel 1984 vince il premio come migliore attrice a Berlino, diretta dal fotografo al suo primo esordio come regista, Roberto Russo, con il film “Flirt”, poi arriva il Leone d’oro alla carriera, nel 1995, che le viene consegnato da Gillo Pontecorvo alla Mostra di Venezia, ai quali si aggiungono 5 David di Donatello, 12 Globi d’oro e 3 Nastri d’Argento. Il pubblico televisivo lo conquista insieme a Mina, con “Milleluci”, si cimenta anche nella scrittura con due libri autobiografici, firma la prima ed unica regia in “Scandalo segreto”. In teatro, nel 1990, porta la grande commedia americana, con “La strana coppia”.
Ma improvvisamente la luce si spegne, così, inavvertitamente. Monica Vitti non appare più, protetta dal suo giovane marito Roberto Russo da insulsi paparazzi in cerca di scoop senza rispetto. Monica Vitti è sempre nel cinema, nel ricordo, nonostante questi venti anni si silenzio forzato che un male silenzioso, ha avvolto nell’oblio, dal quale fluttua sempre e comunque.
Laura Ciulli
Nell’immagine di copertina, Monica Vitti e Alberto Sordi nell’indimenticabile “Polvere di stelle”
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