RIETI – “La Valle Santa” è il titolo del libro di Ileana Tozzi (insegnante, ricercatrice e ispettore onorario della Soprintendenza ai beni storici e artistici di Rieti e provincia), che ha lo stesso titolo del saggio scritto un secolo fa da Venanzio Varano della Vergiliana, in preparazione del 700° anniversario del presepe vivente di Greccio (su incoraggiamento del padre scalabriniano, il venerabile Massimo Rinaldi, vescovo di Rieti). Nell’avvicinarsi della ricorrenza degli 800 anni da quel lontano 1223, l’intento del libro, che ha per sottotitolo “Un cammino lungo cento anni” è proprio l’osservazione dei cambiamenti nella spiritualità, nelle tradizioni, nei luoghi, negli assetti geografici e politici in questi anni. Varano fu tra i protagonisti della stagione di celebrazioni volute come banco di prova per il clero e la città di Rieti da Monsignor Rinaldi, che confidava in un futuro ricco di prospettive di crescita culturale e di incremento socio-economico.
“Entrambi seminarono buon seme e raccolsero buoni frutti – scrive Ileana Tozzi – ma certamente il rintocco delle campane non è più l’elemento vibrante che connotava Rieti un secolo fa, tante le chiese che hanno cessato il loro secolare ufficio, come la chiesa di San Michele Arcangelo, abbazia benedettina, distrutta dal bombardamento del 6 giugno 1944 e altre chiese parrocchiali e conventi abbandonati a un lento degrado; è cambiato il basamento della statua di San Francesco davanti al Palazzo Papale, non ci sono più le donne alla fonte o sull’uscio di casa a ricamare, i ragazzi che raccoglievano rami di quercia e ginepro per il focolare, anche gli odori sono diversi; si è costituita la Provincia di Rieti, sono stati firmati i Patti Lateranensi, c’è stato il ventennio fascista, la seconda guerra mondiale, la piana reatina è stata bonificata con la costruzione delle due dighe artificiali del Salto e Turano (San Francesco arrivò in barca nella valle santa ndr) e quando nel 1223 il Bambino di stoppa si animò tra le braccia di Francesco e gli astanti gridarono al miracolo, Rieti era ai confini tra il Patrimonio di San Pietro e il Regno di Napoli”.
Il libro è stato presentato all’auditorium di Santa Scolastica con una conversazione tra il vescovo di Rieti Domenico Pompili e l’autrice, all’interno degli eventi programmati dall’associazione “La valle del primo presepe” (fu Philippe Daverio in visita a darle questo appellativo), iniziati ufficialmente con l’accensione della stella cometa nella loggia del Palazzo Papale e che proseguiranno fino al 22 febbraio, con il recupero delle tradizioni, l’archivio mondiale del presepe, cos’è un archivio e come organizzarlo, visite turistiche e interventi sui social (il programma completo è pubblicato sul sito www.valledelprimopresepe.it e sulle pagine social dedicate).
“Alla Chiesa malata del suo tempo Francesco lancia l’invito di Betlemme, senza rancore, per amore – commenta il vescovo Domenico Pompili -. Da Greccio, Francesco dice a noi e alla Chiesa che siamo chiamati tutti a essere dei ‘minori’, sempre aperti ad amare il mondo. La Valle del Primo Presepe è una proposta spirituale, culturale e strutturale; è un progetto che ha la prospettiva di andare ben oltre quello che è il 2023, con l’obiettivo di far sì che la Valle Santa venga inserita dentro quello che è il percorso francescano con Assisi e La Verna”. La ricorrenza per gli 800 anni, che si proietta anche in vista del Giubileo del 2025, suggellerà dunque anche il percorso francescano che non è solo La Verna con il sigillo delle stimmate nel 1224, Assisi dove è nato e morto nel 1226, ma anche Greccio 1223, con il miracolo del primo presepe vivente, la regola scritta a Fonte Colombo, gli anni trascorsi nella valle santa.
Ileana Tozzi si è ispirata anche al “Libro del pellegrino” scritto dallo svedese Johannes Joergensen, convertito al cattolicesimo, con uno sguardo più laico rispetto a Venanzio Varano. In entrambe le pubblicazioni viene descritto l’itinerario di pellegrinaggio che già agli inizi del Novecento collegava i santuari francescani che circondano la Valle Santa. Nel vedere alcune contadine prendere parte alla messa del mattino, ricevendo compunte la comunione, Joergensen pensa all’altra Italia, quella francescana, rispetto all’Italia descritta nelle cartoline del Gran Tour dell’800 “l’Italia dove il contadino lavora e il frate prega, dove, sui campi, mille piccole campane spandono il loro suono argentino, invitando i fedeli alla prima messa; è un’Italia di lavoro e penitenza”. Il suo soggiorno a Greccio durò tre giorni, ma gli rimase impresso nell’anima per tutta la vita. Varano vi soggiornò spesso, ma per periodi più brevi, soffermandosi di più sull’aspetto contemplativo e meditativo della vita, elogiando il silenzio: “Francesco non amò i chiusi plaustri delle città fumiganti e tumultuose, non amò che gli eremi spogli e desolati dove la voce del compagno non risuonasse che in preghiera e non gli rispondesse che l’urlio dei venti”.
Il suo approccio è umanitario, osserva e non giudica, descrive minuziosamente paesaggi e fatti di vita quotidiana, i rituali complessi della festa, il rispetto delle tradizioni come il due novembre “non c’è finestra a cui manchi la fiamma tremula di una lucerna ad olio”, la processione del Cristo Morto a Contigliano con gli stendardi delle confraternite e la banda, lungo un percorso ben preciso “nel corso di un secolo molto è cambiato nella tradizionale celebrazione del Venerdì Santo a Contigliano: la processione si è riassorbita nella rappresentazione drammatica della Passione, interpretata staticamente dai giovani del paese che si preparano tutto l’anno sotto la guida del parroco. Ma l’atmosfera notturna è ancora la stessa, come la descrisse Varano”.
Cosa direbbe oggi Francesco, delle nostre città maleodoranti e caotiche? Il messaggio ce lo aveva lasciato e qualcosa è rimasto: il richiamo degli eremi francescani è sempre forte e la pace che infondono è benefica e ritemprante. “Oggi i reatini sono più chiusi, sfiduciati, disillusi – conclude l’autrice – ma non ancora inariditi nell’animo, che ora come allora cerca consolazione e conforto nel messaggio di Francesco, che agli uomini di questa terra seppe rivolgere il più vero degli auguri ‘buongiorno buona gente”. Dopo la carta d’intenti firmata nella Sala degli Stemmi di Palazzo Papale a Rieti tra la Provincia di San Bonaventura dei Frati Minori, la Diocesi di Rieti, le amministrazioni comunali di Greccio e di Rieti, si è costituito ufficialmente il comitato “Greccio 2023” (un marchio registrato), che si è insediato ufficialmente a metà ottobre nell’emeroteca del ministero della cultura, sotto la guida del ministro Dario Franceschini, guidato dal sindaco di Greccio Emiliano Fabi, la Fondazione Varrone e personalità di alto profilo, fra cui lo storico Franco Cardini. Sul tavolo 3,9 milioni in tre anni stanziati nell’ultima legge di Bilancio e tanti eventi in programma: saranno anche poco francescani, ma aiutano…
Francesca Sammarco
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