“Karen, è solo un mucchio di gente che vuole farsi pubblicità. Le persone lì pagano per parlare”. Chris Ferreri ricorda di aver cercato di convincere Karen Seymour a non andare a una conferenza, in programma il giorno dopo al 106° piano della Torre Nord. Il tema trattato erano le tecnologie finanziarie e Seymour pensava che sarebbe stato utile per il suo lavoro di specialista informatica. Ferreri era il suo capo: “Davvero, voglio andare” gli disse. A quel punto Ferreri rinunciò, raccomandandosi però di chiamare qualora la conferenza fosse stata davvero interessante.
L’11 settembre 2001 Seymour lasciò le sue figlie gemelle di 3 anni e mezzo e si diresse alla conferenza di buon mattino. Sarebbe iniziata alle nove, ma Karen arrivò con largo anticipo. Ferreri invece rimase nell’ufficio dove lavoravano, al 25° piano, sede di una filiale di una grande agenzia di brokeraggio finanziario, l’ICAP. La conferenza non si tenne mai, perché alle 8:46 il primo Boeing dirottato si schiantò tra il 93° e il 99° piano. Ferreri non avrebbe più avuto notizie di Seymour.
Altri colleghi e colleghe di Seymour ricordano come decisioni prese nel giro di pochi attimi, in preda alla concitazione e al panico, ebbero poi ripercussioni gigantesche. Una scelta piuttosto che un’altra, aspettare qualche minuto o andare via subito, scendere o salire, la mattina dell’11 settembre poteva letteralmente fare la differenza tra vivere o morire.
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