Il 30 agosto scorso il giornalista di Repubblica e del gruppo Gedi, Francesco Giovannetti, è stato aggredito, minacciato di morte e preso a pugni da uno dei manifestanti contro il Green pass del comparto scuola che protestavano davanti al ministero dell’Istruzione. L’uomo è stato condotto dall’ambulanza presso l’ospedale Fatebenefratelli, sull’Isola Tiberina, per gli accertamenti di rito. L’aggressore è stato invece portato in Questura dove è stato identificato. Il giorno precedente anche la giornalista di RaiNews24, Antonella Alba, era stata aggredita a Roma da manifestanti NoVax. Per entrambi i fatti la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta.
A Genova un 46enne è stato denunciato dalla polizia per avere inseguito e minacciato per strada l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del policlinico San Martino.
L’Italia conta il più alto numero di giornalisti aggrediti in Europa, in Italia la libertà di stampa sta correndo seri pericoli.
“Il mese scorso abbiamo denunciato la deriva che stavano prendendo le manifestazioni romane contro vaccino e green pass con una costante indicazione dei giornalisti come terroristi da rieducare”. Così si è espressa l’Associazione Stampa Romana evidenziando i gravi fatti accaduti in questi giorni in più parti d’Italia.
Adesso i giornalisti tornano a chidere alle Prefetture, alle forze dell’ordine e alla magistratura di usare tutti gli strumenti in loro possesso per garantire lo svolgimento sereno del proprio lavoro e la repressione immediata di questi reati.
“Pensiamo che la solidarietà espressa da ministri e politici – affermano – debba tradursi in precise direttive del Ministro dell’Interno Lamorgese a tutti coloro che lavorano sull’ordine pubblico”.
Ma secondo il sindacato dei giornalisti questo non basta, “bisogna andare oltre”. Attualmente non ci sono gli strumenti normativi per garantire ai cronisti lo svolgimento sereno del proprio lavoro. E’ per tale motivo che lo stesso sindacato chiede a gran voce di aggiungere nel Codice Penale il reato di “Ostacolo all’attività giornalistica” così come già avviene in altri Paesi.
Di seguito l’integrazione proposta: “Chiunque, per limitare o impedire la ricerca, la raccolta, la ricezione, l’elaborazione, il controllo, la pubblicazione o la diffusione di informazioni, opinioni o idee di interesse pubblico, utilizza violenza, minaccia o frode in danno di soggetti esercenti l’attività giornalistica, è punito con la reclusione da due a sei anni”.
Per Stampa Romana questo nuovo tipo di reato potrebbe essere un modo reale e concreto “per assicurare il ruolo pubblico di chi informa impedendo a estremisti e facinorosi di esercitarsi in una caccia ignobile al giornalista”.
Lascia un commento