ORISTANO – Spesso si pensa che le spiagge cristalline e azzurre si trovino solo ai Caraibi o nell’altra parte del mondo. Non è così. E’ che spesso non si conosce a fondo la propria terra e, spinti dal desiderio di esotismo, si è portati a raggiungere mete lontane senza pensare che il paradiso è proprio lì, dietro l’angolo. La Sardegna è conosciuta per la sua ospitalità e per le sue splendide spiagge, la Costa Smeralda, Costa Rei, ma nella zona di San Giovanni di Sinis, nella provincia di Oristano, ci sono spiagge stupende e assai preziose oltre che località spettacolari e di grande valore storico e archeologico. Oltre Is Aruttas e Mari Ermi, merita una menzione speciale la spiaggia di Maimoni, nei pressi di Cabras, località ai più nota per il suo stagno. In una parte di territorio quasi sconosciuta, lungo la costa centro-occidentale della Sardegna, c’è una spiaggia che sembra un quadro dipinto con maestria da un pittore realista per via delle mutevoli e variegate sfumature del mare e della sabbia.
Chi arriva presso l’arenile si trova davanti una distesa di oltre un chilometro di sabbia che per forma e colore ricorda i chicchi di riso. La composizione dell’arenile è data da granelli di quarzo grigio e bianco di origine granitica e altri di colore nero e rosa che si frammischiano insieme sovrapponendosi alla rena. Il mare, una tavola azzurra di color turchese nella battigia, si fa sempre più scuro man mano che si prende il largo. La spiaggia si presenta mutevole nel fondale, perciò particolarmente adatta e gradita a tutti i gusti. Risulta, infatti, sabbiosa nel primo tratto per divenire poi rocciosa e profonda man mano che ci si allontana dalla riva. Macchia mediterranea e dune di quarzo coperte di vegetazione circondano tutto il lido. Il litorale è ampio e lungo, con alcuni tratti di scogli sulla riva. Spesso il forte vento di maestrale genera onde alte, per questo motivo la spiaggia di Maimoni è una grande attrattiva per gli appassionati di kitesurf, windsurf e surf da tavola.
Il nome della spiaggia è legato al Dio sardo e fenicio della pioggia Maiomone, venerato dagli abitanti della penisola del Sinis e di tutta la Sardegna perché proteggeva gli abitanti dalla siccità. Al suo culto è collegata la chiesa di San Salvatore risalente al XVII secolo e sorta sui resti di un ipogeo precristiano. E’ situata a circa 7 Km dalla spiaggia ed è inserita in un piccolo borgo, nel centro dell’omonimo paese, un tempo santuario pagano di origine nuragica legato al culto dell’acqua. Il villaggio di San Salvatore, a inizio settembre, è meta di pellegrinaggio dei fedeli di Cabras. In tale occasione è possibile assistere alla Corsa degli Scalzi che con il loro saio bianco percorrono le strade del Sinis rinnovando un voto, una fede, una promessa al Santo. Tale processione è unica nel suo genere ed è uno degli eventi identitari più suggestivi della Sardegna. Il villaggio è noto come location da Cinecittà: tra gli anni Sessanta e Settanta del XX secolo fu scenario di famosi “spaghetti western”.
Il paesino è ancor oggi molto caratteristico ed è stato reso famoso dai film western di Sergio Leone. Ora la piazza è completamente vuota ma dominata dalla chiesetta di San Salvatore di costruzione romanica. Non c’è più il pozzo al centro né la “posada” su un lato e le casette non sono più tutte bianche ma con vivaci colori caratteristici del paesaggio. Negli anni ’80 a San Giovanni di Sinis sorgeva inoltre un villaggio di capanne di falasco. Erano abitazioni temporanee dei pescatori, costruite nel pieno rispetto della natura. Il villaggio serviva anche per salvaguardare l’arenile ma, come i casotti della spiaggia del Poetto di Cagliari, intorno al 1986, vennero demolite perché i proprietari le usavano come seconde case. Erano costruite direttamente sulla sabbia per rispettare la natura del luogo. Sebbene la gente del posto le chiamasse “Is barraccas”, le capanne di falasco erano delle abitazioni sane e assolutamente ecologiche, solide e biodegradabili.
La scelta del falasco come materiale per rivestire le capanne non era dovuta solo al fatto che essendo una pianta palustre cresceva abbondante nella Penisola del Sinis, ma anche alle sue caratteristiche. Il falasco, “Su cuccùri”, in inverno, con la pioggia si dilatava chiudendo tutti gli spazi tra una fascio e l’altro impedendo alla pioggia di penetrare all’interno, mentre in estate essiccandosi si restringeva creando la circolazione dell’aria, così quella calda andava verso l’alto a la fresca rimaneva in basso. A pochi passi dalla spiaggia di Maimoni si trova inoltre un pozzo nuragico. Sotto un malconcio coperchio si cela l’antica struttura costruita con blocchi di arenaria mentre la parte terminale risulta scavata nella roccia. Il territorio del Sinis inoltre ospita anche il nuraghe Maimoni, un nuraghe monotorre con pozzo annesso e villaggio, coperto dalle sabbie e dalla fitta e verde macchia mediterranea.
Sulla costa a nord di Torre Sèu, nell’oasi protetta del WWF, si inoltra nel mare una lingua di roccia d’arenaria usata anticamente quale cava lapidea, denominata “Punta Maimoni”. A sud-est di Punta Maimoni si trova una piccola cala usata anticamente come cava di pietra. Qui, nella parte interna dell’insenatura, in uno spuntone di roccia, si trova scolpito un mezzo volto che ricorda le maschere dei Mamuthones. La penisola del Sinis è un luogo particolare che per bellezza e varietà paesaggistiche ha il potere di condurti in un’altra dimensione, dove la primavera si percepisce con largo anticipo, rispetto ad altre zone della Sardegna, e dove i colori della macchia mediterranea e del cielo, producono nei visitatori una forte serenità.
In questo luogo magico e incantato la natura nel suo disordine crea un ordine perfetto dove tutto si genera e si rigenera in continuazione e ciò si trasfonde nell’animo di chi riesce a godere di questo meraviglioso spettacolo divenendo un tutt’uno con esso.
Virginia Mariane
Nell’immagine di copertina, la spiaggia di Maimoni nella penisola del Sinis
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