Le emozioni dell’11 luglio scorso non si sono ancora sopite, anche se il grande circo del calcio europeo si è già rimesso in moto. D’accordo, la stagione è appena agli esordi con le primissime gare dei tornei nazionali, ma si entrerà nel vivo solo con l’avvio delle coppe continentali e con il ritorno in campo delle Nazionali. E allora, tutta l’attenzione degli appassionati si sono appuntate sui trasferimenti e sul calciomercato. E qui le sorprese sono state davvero tante, alcune decisamente impronosticabili.
La più clamorosa è sicuramente l’uscita di Messi dal Barcellona. Sembrava uno dei giocatori simbolo, destinato a chiudere la carriera nella squadra dove aveva sempre militato e invece, complici i problemi di bilancio dei blaugrana, l’asso argentino è volato verso il Paris Saint Germain, accolto dai milioni di euro dello sceicco proprietario del club parigino. Una storia che si conclude con le lacrime di Leo che lascia il Nou Camp, ma subito pronto a dimenticare il passato all’arrivo sotto la Tour Eiffel. Il Barcellona aveva prelevato questo tredicenne bravissimo con i piedi, ma piuttosto mingherlino nel fisico e lo aveva fatto crescere e diventare campione. Non basta: pecunia non olet, dicevano i Latini. Il denaro non ha odore. Ma va detto però che i veri grandi idoli di quella squadra (guidata da Pep Guardiola) che vinse tutto con il suo tiki-taka, erano Iniesta, Xavi e soprattutto Puyol, un difensore.
Stesso destino per l’eterno rivale Cristiano Ronaldo che lascia la Juventus per approdare al Manchester United, la squadra che lo aveva ingaggiato dallo Sporting Lisbona, lanciandolo nel firmamento calcistico mondiale. I più di 100 gol segnati con la maglia bianconera non sono serviti però per arrivare all’agognata Champions League. Che poi era stato il motivo principale per cui la società degli Agnalli si era lanciata in un’operazione abbastanza complicata dal punto economico: 100 milioni versati nelle casse del Real Madrid e altri 62 all’anno per l’ingaggio del campione portoghese. In un triennio quasi 300 milioni spesi, senza nemmeno sfiorare la “coppa dalle orecchie a sventola”. La separazione è stata indolore: Ronaldo non vedeva l’ora di andare da un’altra parte per vincere in Europa, la Juve non vedeva l’ora di liberarsi di un giocatore assai costoso che, peraltro, poco si era integrato nel progetto tecnico sia con Sarri che con Pirlo che, soprattutto, con Allegri. Quest’ultimo aveva subito fatto capire che aria tirava tenendolo in panchina alla prima di campionato a Udine. Probabilmente la goccia che ha accelerato il divorzio (molto consensuale).
Ma è stata anche l’estate di Lukaku, uno dei protagonisti (ma sicuramente non il solo) dello scudetto dell’Inter. L’attaccante è tornato nel Chelsea, fresco vincitore della Champions League, che lo aveva sbolognato qualche anno fa. Particolare che è sfuggito al gigante belga che all’arrivo a Londra si è affrettato a dichiarare che il suo sogno era giocare proprio con quella maglia… E ancora, per restare in Italia, il trasferimento di Dzeko dalla Roma all’Inter, mentre da un momento all’altro dovrebbe concretizzarsi il passaggio di Mbappè dal Psg al Real Madrid per una cifra vicina ai 180 milioni di euro, con tanto di contratto principesco per il centravanti.
Come si può notare, un mercato scoppiettante caratterizzato esclusivamente dai goleador, come se la presenza di un bomber di valore sia garanzia di successi a raffica. Il che non è assolutamente vero: il calcio si gioca in 11, anzi adesso in 15-16, e dunque vince la squadra. Senza collettivo non si va da nessuna parte. L’Italia di Mancini ha trionfato nella notte di luglio a Wembley dopo un percorso lineare in cui ha dimostrato di costituire un collettivo. Non era la formazione più forte, ma ha vinto perché le altre erano rappresentative. Non solo, ma lo ha fatto praticamente senza un attaccante di livello (sia Immobile che Belotti non hanno granché convinto). E in Champions l’ha spuntata il Chelsea (battuto in finale il Manchester City) che pure non poteva vantare goleador di razza: infatti, i blues sono corsi ai ripari ingaggiando Lukaku. Miglior giocatore? Un centrocampista, l’italiano Jorginho. I migliori azzurri all’Europeo? I difensori Bonucci, Chiellini e Spinazzola, l’esterno Chiesa, il portiere Donnarumma (e Jorginho, naturalmente)…
Insomma, non basta spendere vagonate di euro per assicurarsi le prestazioni di un goleador di razza: ci vuole una squadra seria. Con una difesa che subisce pochi gol e un centrocampo che sa impostare e nello stesso tempo proteggere il reparto arretrato. Per carità, uno che fa gol con una certa regolarità aiuta, ma non basta. Non è poi tanto difficile…
Buona domenica e buon calcio a tutti (rubata a Ilaria D’Amico).
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