Che succede se un gruppetto di persone, magari 3-4 famiglie con tanto di figli piccoli, decide di parcheggiare i propri caravan in un terreno coltivato? Non fanno nulla di male, hanno mezzi dotati di bagni chimici, possono farsi la doccia quando vogliono, non consumano alcol se non qualche bicchiere di vino o di birra durante i pasti, non fanno uso di droghe di alcun genere e differenziano in maniera persino pedissequa i rifiuti; hanno pure montato tra i rami più resistenti degli alberi un’altalena artigianale per far divertire i piccoli. Insomma, che problemi possono creare al proprietario dell’area e all’ambiente circostante? Nessuno, diciamoci la verità. Eppure, quella presenza non è consentita: la legge non permette di “invadere” aree private e di rimanervi come se si trattasse di un camping qualunque. Accade quindi che il proprietario, di fronte al rifiuto di spostarsi di quel gruppetto, decide di far intervenire le forze dell’ordine che arrivano sul posto e cercano innanzitutto di fare opera di convincimento. Quindi, se non ottengono i risultati, possono legittimamente passare a maniere meno gentili. Ci sono norme e leggi che regolano la civile convivenza: tra queste rientra anche il divieto di occupare spazi privati.
Accade però che per una settimana una vasta area (circa 30 ettari) a nord della provincia della Viterbo sia stata invasa e occupata da migliaia di persone, arrivate da tutta Italia e tutta Europa per un “rave party” abusivo. E’ successo di tutto in quel periodo: un morto accertato ufficialmente (Gianluca Santiago, 24 anni, trovato senza vita a sette metri di profondità nelle acque del vicino lago di Mezzano), un altro morto presunto di cui ha scritto il quotidiano “Il Tirreno” (ma non c’è stata alcuna conferma ufficiale), due ragazzi ricoverati in coma etilico (di cui uno positivo al Covid), due ragazze ricoverate per abuso di droghe, due violenze sessuali (una delle due giovani che hanno sporto denuncia sarebbe stata chiusa in un camper per giorni, maltrattata, palpeggiata nelle parti intime e insultata). Tre denunce per vari furti e danneggiamenti sono state presentate dal proprietario dell’area, l’imprenditore Piero Camilli, che è anche sindaco di Grotte di Castro, un paesino poco distante dall’area occupata.
Nonostante tutto questo, il “rave party” è continuato fino a quando i partecipanti hanno deciso che valesse la pena continuare ad ubriacarsi, drogarsi, ascoltare musica al massimo volume, abbandonare rifiuti d’ogni genere (pannoloni, preservativi, siringhe e tutto il resto, compresi diversi tipi di reati) senza che lo Stato si fosse deciso ad intervenire in maniera seria per mettere fine ad una situazione di illegalità diffusa. Nessun intervento se non il controllo delle vie d’accesso (per impedire l’arrivo di altra gente), il monitoraggio della situazione e vari tentativi di convincere bonariamente le persone ad andare via. Viene definita “soft strategy”, ma può essere permesso che questo accada? D’accordo, una cosa è allontanare 3-4 famiglie, ben altra una zona occupata da migliaia di giovani, però la legge è uguale per tutti e ad ogni latitudine della Penisola. E questo vale a maggiore ragione in un’epoca in cui persino per consumare un caffè al chiuso bisogna esibire il passaporto vaccinale.
Le Istituzioni sono rimaste inermi e non hanno nemmeno provato a scalfire una situazione di illegalità palese e diffusa. Gli unici a provare ad alzare la voce sono stati i sindaci dei paesi vicini e qualche parlamentare: tutti, naturalmente, inascoltati. Una resa incondizionata che non può essere tollerata in un Stato di diritto dove tutti i cittadini (e gli ospiti occasionali) sono tenuti a rispettare le leggi e ad essere puniti se le infrangono. Non ci possono essere deroghe o eccezioni, soprattutto se si sta parlando di situazioni largamente illegali con droga e alcol che scorrevano a fiumi.
Possibile che non sia stato intercettato, anche in maniera fortuita, un evento di questa portata che non si organizza in un paio di d’ore, ma che richiede un dispiegamento ampio e articolato di mezzi? Possibile che gli organizzatori (si parla di vari gruppi, diversi di altri paesi) abbiano potuto agire indisturbati nelle settimane precedenti? Possibile che nessuno si sia accorto di nulla? E poi, il mancato intervento crea un precedente gravissimo e pericolosissimo perché lascia intendere ai cultori della materia che in Italia si può fare senza particolari conseguenze (anzi, nessuna…). E’ inaccettabile che lo Stato abdichi ai suoi doveri più elementari perché si mettono in dubbio le fondamenta della convivenza civile. E quindi della democrazia.
Buona domenica.
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