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Scanno e l’antico mistero del copricapo…

di | 2021-08-22T06:37:54+02:00 22-8-2021 6:05|Sezione 2, Viaggi|0 Commenti

SCANNO (L’Aquila) – Forse non sarà la più immortalata al mondo, come sostengono i suoi affezionati residenti, ma è pur vero che le immagini delle sue donnine in costume tradizionale il giro del mondo lo hanno fatto veramente e queste signore e signorine sono state modelle d’eccezione per i grandi della fotografia: Lotz-Bauer, Henri Cartier Bresson, Mario Giacomelli, Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna e molti altri. Il luogo è Scanno, un pittoresco comune di 1755 abitanti in provincia dell’Aquila ricadente nel Parco Nazionale d’Abruzzo, il cui elegante centro storico con i palazzi nobiliari in stile barocco e rococò, insieme al romantico omonimo lago a forma di cuore è meta ogni anno di migliaia di turisti.

Le “regine” di Scanno con il misterioso copricapo

Il paesaggio, l’arte, le botteghe gastronomiche e di gioiellieri, però, non esauriscono l’interesse che suscita in questa bellissima località abruzzese una particolare, unica immagine di bellezza muliebre che ha rappresentato fino a pochi anni fa il motivo della sua tanto grande fama nel mondo. Quando si nomina Scanno, infatti, non si può fare a meno di pensare a quelle figurine femminili colte in attimi di vita quotidiana: da sole o in gruppo, a passeggio per le “ruelle” – i vicoli – o mentre salgono le “cemmause”, le tipiche scale d’accesso alle abitazioni scannesi, o sedute su una panchina a pensare. Ma soprattutto, di queste presenze silenziose e vigili non si può dimenticare il copricapo, la parte più importante dell’abito tradizionale (ne esistono vari modelli, a seconda dell’occasione), che fino a qualche anno fa tutte le donne di oltre 50 anni indossavano nella versione giornaliera (nera), e nel quale risiedono probabilmente mistero e fascino di una femminilità primordiale e magica.

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Ormai sono rimaste in cinque a sfoggiare con orgoglio e disinvoltura questo abito ma soprattutto quel curioso accessorio sulla testa. E sono loro le ultime custodi di un segreto antico che in molti hanno tentato di svelare per spiegare l’origine di quel panno avvolto attorno al capo e annodato sulla nuca, su un altro panno triangolare. Tra quelle pieghe e i risvolti della stoffa ci deve essere qualcosa di più e di profondo se l’attrazione e la curiosità è sempre stata tanta intorno a questo (apparentemente) insignificante particolare dell’abbigliamento femminile. Si è parlato di influenze slave e anche spagnole per la presenza nell’abito di un colletto di pizzo ma a quale epoca nella storia risalga tale tradizione nessuno sa spiegarlo. Rimane il fatto che quella sorta di cappellone sulla testa delle donne scannesi ha sempre rappresentato un simbolo di autorevolezza, dignità, coraggio femminile.

Questo fatto richiama gli studi dell’antropologa Marija Gimbutas che nel suo “Le dee viventi” (Ed. Medusa, 1999), offre una spiegazione interessante per questo mistero quando parla delle divinità matriarcali indoeduropee e del culto legato alla Madre Terra nel neolitico. In quelle civiltà le donne avevano ruoli importanti nella politica e sapevano governare senza ricorrere alle guerre: il loro potere era simboleggiato proprio da ciò che avevano sulla testa, con allusione probabilmente alla saggezza e alla intelligenza, alla scintilla divina innata nel principio femminile. “Nel neolitico – si legge tra le pagine della Gimbutas – le raffigurazioni della dea serpente portavano spesso un copricapo, come una specie di corona”. Nel folklore baltico e nel nord Europa si ritrova spesso questo elemento della corona come simbolo di speranza e ricchezza e in quei paesi questo accessorio è stato indossato fino a tempi recenti quando la modernità ha cancellato certi valori della tradizione.

Il riferimento alla Madre Terra, simbolo del potere della donna legato alla procreazione, all’accoglimento e alla cura, alla capacità di governare senza violenza o sopraffazione, potrebbe spiegare la misteriosa origine del copricapo scannese, giunto in Abruzzo attraverso le numerose migrazioni di popoli verso occidente, e anche il vero e proprio culto che ne hanno i suoi abitanti, devoti e rispettosi servitori della figura femminile e della sua autorevolezza, della sua regalità simboleggiata da quella “corona”. Per proteggere questa bellissima icona che ha fatto conoscere Scanno in tante parti del mondo ma che rischia di scomparire, questa estate è partita l’iniziativa di proporre alle turiste di indossare l’abito durante la loro visita in paese così da riproporre l’amata immagine muliebre che ha reso famoso il bellissimo paese abruzzese. Il progetto si chiama “Le meraviglie d’Abruzzo” e intende valorizzare le cose locali proteggendone le radici e riportandole in auge.

Il lago di Scanno

Il promotore è Umberto Gavida che dalla sua rivendita di eccellenze d’Abruzzo racconta la storia di questo costume e divulga le finalità di questa idea. “Uno dei punti cardine del progetto – spiega – è quello di riproporre alle coppie il matrimonio in abito nuziale tradizionale e quindi invitiamo i giovani in procinto di fare il grande passo a considerare questa possibilità”. Ma la questione è affettiva: gli scannesi voglio tornare a vedere in giro per il borgo, classificato tra i più belli d’Italia, quelle figure altere, quelle presenze rassicuranti e assertive con cui sono cresciuti e diventati adulti.

L’idea è partita alla grande, con un battage pubblicitario che ha come marchio una donna in abito tradizionale e una brochure con alcuni cenni storici su questa tradizione unica in Italia ma che affonda le radici in un principio assoluto, che è quello della donna come portatrice di pace ed equilibrio, significato che con i “civili” greci è stato travalicato a favore della guerra, dell’imperialismo e della conquista. Probabilmente è questo il messaggio misterioso che, inconsapevolmente, incuriosisce ed affascina chi viene a Scanno. Per questo motivo il bellissimo paese è stato e continuerà ad essere il più fotografato al mondo, anche e soprattutto dagli uomini.

Gloria Zarletti

Nell’immagine di copertina, il logo del progetto “Le meraviglie d’Abruzzo”

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