NUORO – Con l’arrivo dell’estate non solo in Sardegna tornano i turisti ma, sovente e con conseguenze drastiche per l’ambiente e la popolazione, si riaccende la paura degli incendi, occasionali o dolosi, che mettono in ginocchio tutti. Spesso i roghi divampano all’improvviso, oscurano il cielo con il fumo scuro e avvolgono tutto ciò che trovano sul loro cammino. Dimostrano la forza del fuoco, che non ha ostacoli in natura, e per questo e da sempre, sono temuti dagli uomini. La Sardegna, e in particolare l’Oristanese, brucia da diversi giorni. L’incendio è divampato a Bonarcado quando il 23 luglio scorso ha preso fuoco un’auto a causa di un incidente stradale. Ha devastato la zona del Montiferru e della Planargia, arrivando sino al Marghine. Dopo ore di lavoro le fiamme sono state spente, ma a causa del vento e delle alte temperature, alcune ore dopo hanno ripreso forza e vigore, propagandosi velocemente.
La situazione purtroppo è precipitata quando le fiamme hanno raggiunto i centri abitati e, quando, calata la sera, i mezzi aerei impegnati per diverse ore a lanciare bombe d’acqua sulla zona, hanno dovuto fare rientro a causa della scarsa visibilità notturna. Il destino però talvolta si accanisce sulle stesse persone e sugli stessi luoghi, infatti nell’ Oristanese si sono registrati altri due incendi, forse dolosi. Il primo è partito da Usellus e ha raggiunto Villaurbana danneggiando le aziende agricole, incenerendo il terreno e distruggendo anche un cantiere Forestale; il secondo, che fortunatamente è stato spento subito, forse perché molto più piccolo, si è verificato nell’area di Escovedu-Mogorella. Cuglieri è una delle località maggiormente colpite dal rogo della scorsa settimana. Il gigantesco incendio ha devastato circa 20mila ettari di terreno. Il fuoco, dopo quasi quattro giorni di emergenza, finalmente ha concesso una tregua, ma si è temuto il forte e caldo vento di maestrale che con le sue raffiche avrebbe potuto ridare vitalità e forza ai focolai.
Vigili del fuoco, volontari, abitanti terrorizzati e preoccupati per le proprie case e aziende hanno lavorato senza pausa per giorni e giorni, grazie al valido aiuto offerto loro da Canadair ed elicotteri del servizio civile e due aerei arrivati dalla Grecia e altri due dalla Francia. La catena della solidarietà si è subito messa in moto e gli allevatori hanno ricevuto foraggio per il loro bestiame da diverse parti dell’isola, dal Lazio e dalla Sicilia. L’opera di bonifica delle aree distrutte dall’immenso incendio è già iniziata. Tresnuraghes è il paese della provincia di Oristano al confine con la regione del Montiferru, la zona da dove è iniziato tutto e dove un’intera montagna ormai non c’è più. Qui, in diverse aziende agricole, le attrezzature sono andate distrutte, gli uliveti secolari devastati, gli apiari inceneriti, i vigneti arsi completamente. In alcuni sfortunati casi anche il pascolo per il gregge è stato completamente bruciato insieme a molti degli animali: pecore, capre, mucche e cavalli.
Se molti animali sono morti, altri sono rimasti intossicati, e le mammelle delle pecore sopravvissute completamente bruciate. Un disastro senza precedenti. In un lasso di tempo molto breve l’incendio ha raggiunto le grandi superfici boschive di Santu Lussurgiu dove, il forte vento caldo, lo ha trasformato in un gigantesco rogo. C’è pertanto persino chi non esclude che la causa del rogo possa essere anche dolosa. Serviranno almeno 15 anni per far ricrescere i boschi e la macchia mediterranea distrutti dalle fiamme, una vera catastrofe ambientale con roverelle, sughere e lecci secolari andati in fumo e la distruzione totale delle erbe e delle essenze che sono alla base dell’alimentazione di pecore e mucche. Oltre un miliardo di danni.
Le fiamme hanno divorato ettari ed ettari di vegetazione, distrutto aziende, ucciso animali e distrutto un patrimonio ambientale di oltre 70 anni. Ben 13 i centri dell’oristanese colpiti dai roghi per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza propedeutico alla richiesta di dichiarazione di calamità. Il presidente della Regione Sardegna Solinas infatti ha detto che chiederà al presidente del Consiglio Mario Draghi che una quota dei fondi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sia subito destinata alla Sardegna “per un grande progetto di riforestazione, che rimargini queste terribili ferite”. Gli incendi scoppiati nei giorni scorsi nella provincia di Oristano e che hanno bruciato almeno 20mila ettari di terreno rientrano nella categoria dei “grandi incendi forestali”, quelli che sono troppo vasti per essere spenti ma possono solo venire arginati con gli interventi aerei.
In questo territorio, formato da molti ettari di bosco, esiste uno stato di abbandono e incuria che ha trasformato la montagna in una bomba a orologeria. Le piste sterrate che dovrebbero proteggere il monte sono quasi impraticabili e la vegetazione cresce in modo disordinato, abbandonata a se stessa, per la mancanza di politiche di forestazione e di piani di prevenzione. Ciò la rende un pericoloso deposito di “combustibile” che, per autocombustione o per la mano diabolica dell’uomo, prende fuoco. In caso di emergenza non si può fare molto contro gli incendi troppo grandi ma si può sicuramente agire in maniera preventiva sostenendo le attività agricole presenti sul territorio, perché campi e pascoli sono ostacoli veri per la propagazione delle fiamme, curando inoltre i boschi che crescono vicino a case e infrastrutture. D’altronde in Italia, e non solo in Sardegna, spesso le zone boschive sono a stretto contatto con infrastrutture e case, perciò bisognerebbe curarle in modo da prevenire gli incendi, una cosa che, ad oggi, non viene fatta abbastanza.
Sono passati 27 anni dall’ultimo rogo scoppiato nel Montiferru: era l’agosto del 1994 quando un incendio, poi risultato doloso, cancellò i boschi di Seneghe, Bonarcado, Cuglieri, Santu Lussurgiu e Scano Montiferro, località che in questi giorni hanno rivissuto con terrore e ansia lo stesso doloroso calvario di cui pagheranno il fio per anni. Ma nel mese di luglio purtroppo la Sardegna è stata colpita su più fronti dalla calamità degli incendi. Sempre tra sabato e domenica scorsi alcuni incendi di minore intensità, alimentati dai forti venti dei giorni passati, hanno colpito altre zone della Sardegna, da Nord a Sud, in particolare Ittiri, in provincia di Sassari, dove il fuoco ha distrutto oltre 150 ettari di campagna, ma non ha raggiunto il centro abitato. Giornate di incendi anche nel Nuorese e in Ogliastra dove si sono sviluppati diversi focolai. Un fronte si è aperto ad Arzana, in Ogliastra, dove le fiamme si sono estese per tutta la zona di Su Sermentu sotto monte Idolo. Un altro incendio ha colpito Fonni, inoltre, una decina di giorni fa, i roghi hanno colpito anche la città di Nuoro dove un grosso incendio, spinto dal forte vento di maestrale, ha minacciato le case nella periferia della città e ha reso necessaria l’evacuazione di 10 famiglie.
Gli incendi esistono per far comprendere all’uomo i propri limiti: di fronte a lingue di fiamme e fuoco che avvolgono ogni cosa ciascuno si sente indifeso e impotente. Allora, se si può evitare tutto ciò, perché non impegnarsi con tutte le forze e le risorse possibili per salvaguardare e preservare l’uomo, gli animali e la natura, e non essere la mano che innesca la miccia?
Virginia Mariane
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