MILANO – Il verde brillante dei prati, cieli immensi e azzurri. L’incanto dei colori, dei sapori, delle notti stellate d’estate. Luna e sole in una danza millenaria. Vivacità e allegria pervadono cuori e mente. Non c’è nulla di più incantevole della spensieratezza e della bellezza della stagione più calda. E comincia così, in un giorno di giugno, il 21 per la precisione, il sogno del solstizio d’estate. Viaggiare con la mente è un modo per evadere le noiose realtà, perciò siamo nella grande Inghilterra, ma si torna indietro di 5000 anni circa e si approda nell’era dello Stonehenge.
Un megalite costruito al principio del III millennio a.C. che proprio nel giorno del 21 giugno mostra il suo fascino al mondo. Alle prime luci dell’alba, gli appassionati di New Age, cultori di tradizioni pagane, osservando l’imponente cromlech (in lingua bretone “circolo di pietra”) levano le braccia in direzione del sole per scorgere il passaggio dei raggi fra le lastre rocciose. Potenti rituali ed energia fortificante, per rievocare rituali primitivi, in un’atmosfera da sapore festoso e un po’ hippie. Lo Stonehenge, complesso neolitico che si trova nel Wiltshire, in Gran Bretagna, sorge nel centro di una grande necropoli con centinaia di tombe a tumulo, ed era quindi un luogo sacro. L’asse di Stonehenge è in linea con la posizione del Sole durante il solstizio d’estate, cosa che permette al fascio di luce di attraversare il portale di pietra e posarsi sull’altare al centro del sito.
Stonehenge, in un’ipotesi più semplificata, è stato solo un monumento finalizzato al culto del sole. Un’altra teoria riconduce questo mistero alla religione e, in particolare, ad una fede preistorica della Grande Dea, una divinità femminile donatrice di fertilità e protezione. Con l’alba del solstizio di estate di 2000 anni fa la pietra Hell Stone eclissava il sole levatosi all’orizzonte, la sua ombra penetrava all’interno del monumento di Stonehenge (idealmente nella vulva della Dea) arrivava nel Sancta Sanctorum portando a termine il rito delle nozze sacre (nozze degli Dei). Era l’evidente rappresentazione terrena del coito divino e della fecondazione. Hell Stone era il simbolo fallico, posto fuori dell’addome della Dea (rappresentata dai circoli di pietra di Stonehenge) per la fecondazione nel giorno del solstizio di estate, la celebrazione delle nozze tra la Dea Terra e il Dio Cielo.
Le pietre si trovano nel centro di un’area racchiusa da un terrapieno circolare e da un fossato esterno, di diametro originario di 93 metri. La strada rialzata a nord–est, detta avenue, è orientata verso l’alba del solstizio d’estate e conduce ai cursus di Stonehenge. Al di là del terrapieno circolare e del fossato rimane la sola Hell Stone con altezza di 4.5 metri. Per millenni il solstizio d’estate è stato considerato un giorno speciale da moltissime civiltà del passato. Si ritiene per esempio che tra le ragioni che hanno portato alla costruzione del circolo di pietre di Stonehenge vi fosse proprio quella di rendere omaggio e studiare solstizi ed equinozi, e che l’ordinamento delle pietre sia pensato per allinearsi con il primo sole nel giorno del solstizio d’estate.
Per le civiltà del passato il solstizio d’estate rappresentava un momento carico di significati spirituali e una festività da tramandare. Era l’abbondanza di luce ad essere interpretata come un dono celeste, da ricambiare con la giusta devozione. Gli antichi Greci e le popolazioni precolombiane celebravano questa ricorrenza con dei riti legati al culto del Sole e della rinascita.
I Romani dedicavano entrambi i solstizi a Giano, una delle divinità più importanti del loro pantheon, ritenuto il custode degli inizi e di ogni forma di passaggio (quindi anche la transizione da un ciclo naturale a un altro). I Celti avevano l’abitudine di accendere un falò il primo giorno d’estate, con la convinzione che questo gesto trasmettesse forza al Sole. Nella Cina antica, infine, il solstizio d’estate era invece l’occasione per omaggiare lo Yang, l’energia positiva che secondo la tradizione raggiunge il proprio picco durante la stagione estiva.
Claudia Gaetani
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