ROMA – Si arriva nell’isola di S.Michele a Venezia, si entra nel Cimitero, dove i rumori della città si allontanano lasciando posto allo sbattere delle onde contro le mura di cinta, e laggiù nella zona degli Ortodossi, riposano le tombe vicine dei due russi Igor Stravinskij e di Sergei Diaghilev, quest’ultima sempre abbellita da varie paia di scarpette da punta. Il re del balletto classico non poteva esserne privo: come è vero che accanto a lui non poteva non giacere il compositore contemporaneo che più ha amato la danza, Stravinskij, di cui ricorre il 50° dalla morte.
I tre balletti da lui composti nel periodo dei Ballets Russes di Diaghilev a Parigi – “L’uccello di fuoco” del 1910, “Petruška” del 1911, “La Sagra della Primavera” del 1913 – furono quelli che ebbero gran successo e lanciarono l’artista, nonostante il primo avesse ancora il carattere coloristico di Rimskij–Korsakov. Infatti il secondo e il terzo balletto fecero esplodere le aritmie, l’asprezza timbrica, le atonalità che segnarono le avanguardie musicali del Novecento. Soprattutto la musica della “Sagra” (ma anche la coreografia violentemente anticlassica e graffiante di Nijinskij), fecero saltare l’apparato uditivo e sensitivo degli astanti alla “prima”: sicchè l’intento sarcastico del compositore, che era quello di “mandare il pubblico a quel paese”, si realizzò appieno, visto che l’urto delle idee estetiche finì nella celebre scazzottata in platea, nel Théâtre des Champs-Élysées, nel 1913.
Ma Stravinskij, appassionato del balletto, non si fermò lì e ne musicò altri fuori dallo spirito delle Avanguardie: “Renard” nel 1916, Pulcinella nel 1920, “Les Noces” 1923, “Apollon Musagète” coreografato da Balanchine nel 1928, indi “Le baiser de la fèe” ormai in ambito Neoclassico. Giunto infine al serialismo – e dal 1939 al trasferimento in USA, dove visse e infine morì nel 1971 – Stravinskij pervenne ad una scrittura musicale tutta sua, irta di dissonanze, ritmi spezzati, assenza melodica e ad un suo modo di rifarsi ai classici: ed ancora nacquero, vicini alla musicalità di Webern, “Perséphon” del 1934, “Jeu de cartes” del 1936, “Orpheus” del 1948, “Agon” del 1957.
Questo primo cinquantenario di Stravinskij ha deciso di onorarlo l’Accademia di S.Cecilia, inaugurando la stagione estiva – il 6 luglio nella cavea dell’Auditorium del Flaminio – con “Stravinskij Love”, il più profondo degli amori del compositore russo. E’ una grande novità l’apertura della stagione non con un concerto tradizionale, ma con un concerto di danza. E poichè di danza ve ne sarà molta, verrà affidata a Daniele Cipriani, formidabile organizzatore di spettacoli sull’arte di Tersicore, la cui produzione si unirà a quella della Fondazione Carlo Felice di Genova per il Nervi Festival 2021, col patrocinio della Fondazione Igor Stravinskijdi Ginevra. Altra novità: tornerà in scena Vladimir Derevianko, che fu stupendo primo ballerino del Bolshoi e che interpreterà lo stesso Stravinskij, suonando al pianoforte brani musicali dei citati ballettti ed anche passi di danza. Vedremo così Sergio Bernal del Balletto di Spagna, la bellissima Ashley Bouder del N.Y. City Ballet, Davide Dato dell’Opera di Vienna, Jacopo Bellussi e Alessandro Frola del Balletto di Amburgo, Simone Repele e Sasha Riva del Gran Théâtre de Genève. Ascolteremo poi lo sconosciuto “Divertimento” di John Neumeier, creato per i due predetti Bellussi-Frola: e naufragheremo nella musica di Stravinskij, che contiene in sé l’intero patrimonio del Novecento.
Paola Pariset
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