MENTANA (Roma) – La sua battaglia contro le discriminazioni di genere, lei la fa con il suo mestiere, per tradizione praticato da uomini. E lo fa con la gentilezza non affettata, il sorriso naturale e tanto amore. Accanto a questi ingredienti, ci mette anche l’affetto per il suo paese, la sua storia, le sue tradizioni. C’è di più: che Tiziana Valentini, 46 anni, di professione calzolaia, dopo la ciambella a cancello, i maccheroni a centonara (delizie locali) e Garibaldi che qui combattè una famosa battaglia, è diventata anche lei una celebrità per aver partecipato alla trasmissione “I soliti ignoti”. In una serata ha trasformato il paese dove vive, Mentana, comune di circa 30mila abitanti nell’hinterland romano, non proprio nell’ombelico del mondo ma d’Italia sì.
I concittadini si congratulano con lei, le scrivono e lei risponde, pubblica foto, cita nomi di antenati e così, senza volerlo, si è ritrovata in mano una responsabilità che non si era andata a cercare: quella di ricostruire la storia dei calzolai locali che, a Mentana, pare fossero tanti. Scriverà un libro? Molti sperano di sì. Una certa propensione per il racconto, sotto varie forme, l’ha sempre avuta. Tiziana, infatti, ama leggere, raccoglie i libri di chi se ne disfa, li mette a disposizione in un frigorifero, rigorosamente spento, che è stato adibito a libreria e di cui ognuno può disporre. Dove? Nella sua bottega di calzolaio – anzi, di calzolaia – che lei ha trasformato in una piccola biblioteca, un regno di cui si sente regina distribuendo volumi, consigliando letture a seconda dell’utente, captando gusti e desideri di chi va non solo a riparare scarpe ma anche a cercare un po’ di socialità, specialmente in questi tempi.
La calzolaia dà indicazioni di acquisto su generi letterari e ultime novità, parla del più e del meno. E’ un’amica. Poi magari capita anche che i clienti la vadano a ringraziare dei consigli e che lascino nel frigo anche il libro appena letto, in dotazione dell’originale libreria. Che tipa! Grazie a lei, che si è esposta sul piccolo schermo, si è venuto a sapere che in realtà di calzolaie, in Italia, ce ne sono circa 80. Tra di loro si sentono, si confrontano, si danno consigli e, insomma, una volta uscite dallo stereotipo del ciabattino con il grembiule di cuoio seduto su un panchetto, tutte insieme stanno rilanciando una professione che sembrava in disuso e invece ora si rinnova con un tocco di creatività. “Ma il grembiule – sottolinea – lo indossiamo di stoffa e più carino”.
Nella bottega di Tiziana, in via dell’Unione a Monterotondo e non più nell’originaria Mentana da quando si è sentita pronta per portare avanti l’attività senza la guida del padre, non si riparano più solo scarpe usate. “A quello è preposto mio marito – precisa – che si occupa più prettamente della parte tecnica e che rappresenta il mio grande sostegno”.
Lei, però, si è ricavata uno spazio tutto per sé dove, oltre a portare avanti il mestiere che ama e che ogni giorno si rinnova dandole tante soddisfazioni, le piace esercitare in modo femminile e tutto suo una pratica tipicamente maschile. “Sostituisco bottoni, fibbie, fiocchetti – spiega – creo gioielli e borse di cuoio e poi, non ultimo, curo i rapporti con la clientela”. In questo Tiziana rivela quanto le piacciano le persone, di cui ha imparato a comprendere al volo tanti particolari. Da come consumano tacchi e suole individua patologie alla colonna o alle ginocchia, dal tipo di scarpa capisce se il cliente è ricco o povero.
Se è donna coglie altre cose: per esempio se ama trasformarsi in certe occasioni in una “virago”. Addirittura può saltare fuori, se uomo, che gli piace travestirsi da “drag queen”. In una scarpa usata, insomma, c’è tutto un mondo da scoprire ed è appunto questo il mondo in cui si muove felice Tiziana, con lo stupore di Alice nel paese delle meraviglie. “Come faccio a non amare il mio lavoro – chiede – se ogni mattina quando mi alzo non vedo l’ora di aprire bottega?”. La risposta la si legge nel suo sorriso autentico, nella sua voglia di raccontare un mestiere che con lei diventa uno scrigno di tesori inesauribili e che la rende “una donna fortunata”. La sua storia, resa nota da quella serata in televisione, ha incuriosito i mentanesi, che hanno scoperto essere quella del calzolaio una tradizione locale grazie a una foto che Tiziana ha reso pubblica, in cui compaiono un paio di generazioni di artigiani.
Il primo cui si riesce a risalire è Dante Coltella, maestro di Manlio, nonno di Tiziana che passò a sua volta il mestiere a suo padre Santino, da cui lei stessa lo ereditò. Dante era il padre di quel Goffredo che per tanti anni ha avuto il negozio di scarpe su via Tre Novembre e di Galeazzo. Nessuno può dimenticare le loro presenze quando Mentana non era ancora la grossa borgata alle porte di Roma ma un centro antico, popolato di gente semplice e coraggiosa, vera. In quella foto, che continua a riempire di nostalgia tanti mentanesi, compaiono anche Elia Troiani e Aldo Agrestini. Quanta storia c’è in quell’immagine? E quante storie di persone, di famiglie? Ce n’è di che scrivere un libro. “Era il 1936, da allora è passato quasi un secolo – osserva Tiziana – forse è giunto il momento di scriverci un libro prima che tutto venga dimenticato”. La bottega dovrà dotarsi di una scrivania ed un computer.
Gloria Zarletti
Gloria, sei riuscita a raccontare la vera me semplicemente dopo una breve ed informale chiacchierata.
Le tue parole gentili e generose mi inorgogliscono, mi fanno amare ancor di più il mio lavoro.
Grazie
Tiziana