MILANO – “Bambino armato e disarmato in una foto senza felicità”, le parole di Paola Turci come un fiume in piena pervadono la memoria. Un ritmo incalzante per denunciare un fenomeno che già nel 1989 aveva toccato la sensibilità della cantautrice italiana. Non si può fare a meno di pensare all’orrore di vedere i bambini imbracciare un fucile o un mitra in una zona di guerra. Ancora nel febbraio 2020, l’organizzazione umanitaria italiana INTERSOS, durante la giornata internazionale contro l’uso dei bambini soldato, rende noto che, in 14 stati del mondo, sono centinaia i bambini arruolati nei propri gruppi armati.
Chi sono i bambini soldato? Piccoli uomini e piccole donne, di età inferiore ai 18 anni che sono reclutati o utilizzati da una forza armata o da un gruppo armato a qualsiasi titolo, inclusi quindi i bambini, usati come combattenti, cuochi, facchini, spie o per scopi sessuali e matrimoni forzati. I bambini diventano parte di una forza armata o di un gruppo per vari motivi. Alcuni vengono rapiti, minacciati, manipolati psicologicamente. I minori vengono sradicati con la violenza dalle loro famiglie e dalla comunità d’appartenenza, in alcune situazioni, in condizioni di estremo degrado e in presenza di legami familiari molto deboli, si verificano casi di arruolamento volontario o deciso dagli stessi genitori, nella speranza di venire risparmiati o per sfuggire alla fame.
Le Nazioni Unite hanno individuato i 18 i Paesi nei quali, dal 2016 ad oggi, è stato documentato l’impiego di bambini-soldato in conflitti armati: Afghanistan, Camerun, Colombia, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, India, Iraq, Mali, Myanmar, Nigeria, Libia, Filippine, Pakistan, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Siria e Yemen. Le Nazioni Unite hanno adottato nel 2002 il primo protocollo opzionale alla convenzione sui diritti dei bambini, che condanna fermamente il coinvolgimento dei minori nei conflitti armati, cresciuti come criminali. Nel 2000 è stato approvato il Protocollo opzionale alla convenzione sui diritti dell’infanzia relativo al coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, che ha aumentato dai 15 ai 18 anni l’età minima per la partecipazione diretta agli scontri a fuoco (art. 1), vietando il servizio di leva o il reclutamento forzato al di sotto dei 18 anni (art. 2); entrato in vigore nel febbraio 2002, tale protocollo è stato sottoscritto da 129 Stati.
Claudia Gaetani
Lascia un commento