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Jurij Gagarin, un mito nella conquista dello spazio

di | 2021-04-10T13:33:14+02:00 11-4-2021 6:20|Personaggi, Sezione 5|0 Commenti

PALERMO – Sessant’anni fa era appena all’inizio la gara tra USA e URSS per la conquista dello spazio; gara vinta poi dagli Stati Uniti d’America che arrivarono sulla Luna il 21 luglio 1969. Ma il 12 aprile del 1961 bastarono 108 minuti di volo nell’orbita terrestre a consegnare alla Storia il cosmonauta sovietico Jurij Gagarin e a decretare il momentaneo trionfo del programma spaziale dell’URSS. Il volo di Gagarin, a bordo della navicella Vostok 1, ebbe inizio alle ore 9.07 di Mosca. Separatosi con successo dai razzi propulsori, il veicolo spaziale effettuò un’orbita ellittica completa attorno alla Terra alla velocità di 27.400 km/h, e raggiunse l’altezza massima di 302 km. Completata l’orbita, entrarono in azione i retrorazzi per rallentarne la corsa e consentirne il rientro; a circa 7. 000 metri da terra, Gagarin venne espulso dall’abitacolo e paracadutato a terra. Il volo terminò alle 10:55, ora di Mosca, in un campo a sud della città di Engel’s.

Un documento ufficiale dice che Jurij Gagarin venne scelto tra una rosa ristretta di 20 candidati “per la sua perseveranza nel programma di allenamento, per le sue reazioni rapide, per la memoria fantastica, per il suo senso acuto e la profonda attenzione all’ambiente, per la sua eccellenza nella matematica superiore e nella gestione della meccanica celeste; perché sa difendere il suo punto di vista, se lo ritiene giusto, e sembra che capisca la vita meglio di molti suoi amici”. E poi il suo fisico aveva le caratteristiche richieste per il piccolo abitacolo della Vostok 1: solo m.1,57 di altezza…

Il 14 aprile 1961, due giorni dopo il rientro dallo spazio, Gagarin venne onorato con una parata a cui parteciparono milioni di persone, parata che si concluse nella Piazza Rossa. Al Cremlino gli fu quindi conferito da Krusciov il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica, la maggiore onorificenza del Paese. In seguito Gagarin continuò a lavorare nella “Città delle Stelle”, a 32 km da Mosca, il luogo di addestramento dei cosmonauti, di cui divenne poi vice direttore; fu anche promosso a colonnello delle Forze aeree sovietiche.

Gagarin, allora ventisettenne, divenne anche una celebrità internazionale, al centro dell’interesse di tutti i media di allora. Le sue ottime capacità comunicative e il suo sorriso carismatico lo resero attraente anche all’estero; così, pochi mesi il successo della Vostok 1, fu invitato da una trentina di Stati. A causa della sua fama, che esaltava il successo della potenza “nemica”, il presidente John Kennedy gli vietò però l’ingresso negli Stati Uniti.

Quella sulla Vostok 1 fu in realtà l’unica missione di Gagarin, perché gli alti funzionari sovietici vollero tenerlo fuori da altri voli, preoccupati di perdere in un incidente il loro eroe “troppo caro all’umanità per rischiare la vita in un’altra missione spaziale”. Preoccupava anche l’abitudine di Jurij di assumere alcolici, fatto questo incompatibile con lo status di cosmonauta. All’inizio del 1967 fu comunque nominato cosmonauta di riserva nella missione Sojuz 1, conclusasi poi tragicamente il 24 aprile 1967 con la morte del cosmonauta Vladimir Komarov, a causa della mancata apertura dei suoi paracadute in fase di rientro.

Tragica e, per certi versi, paradossale fu la morte dell’eroe spaziale: Jurij Gagarin infatti morì il 27 marzo 1968, a soli 34 anni, durante un volo d’addestramento, a seguito dello schianto, vicino alla città di Kiržač, del piccolo caccia MiG-15UTI che il cosmonauta pilotava insieme all’istruttore Vladimir Seryogin. La causa dell’incidente rimane ancora oggi incerta e avvolta nel mistero, nonostante le indagini svolte dall’Aeronautica sovietica, dalle commissioni ufficiali del governo e dal Kgb. Le ipotesi prevalenti sono state due: quella di cattive informazioni meteorologiche fornite dalla stazione di terra, e quella della presenza improvvisa nella rotta del velivolo di un altro aereo non autorizzato: per evitare la collusione con quest’ultimo, il caccia MiG-15UTI avrebbe effettuato una manovra che ne avrebbe poi determinato la perdita di controllo e la caduta.

Oggi, a quasi cinquant’anni dalla sua morte, la memoria dell’eroe dello spazio a Mosca è tenuta viva da un monumento alto 12 metri, scolpito nel titanio e appoggiato su un piedistallo di granito di 27 metri e mezzo, nella grande piazza a lui dedicata. Inoltre, nella città di Odincovo (vicino Mosca) l’artista italiano Jorit ha realizzato un suo enorme ritratto, sulla facciata di un palazzo di 20 piani.  A Jurij Gagarin è stato dedicato in Russia il centro di addestramento della “Città delle Stelle”, dove continuano a prepararsi i cosmonauti prescelti per le varie missioni spaziali. Inoltre, nella città ucraina di Chernihiv gli è stato intitolato uno stadio, mentre il trofeo della Kontinental Hockey League di hockey su ghiaccio si chiama Coppa Gagarin: Jurij fu infatti uno sportivo appassionato di basket e di hockey su ghiaccio. E il cosmonauta sovietico viene ricordato persino in Antartide, dove i monti della Terra della Regina Maud stati ribattezzati  col suo nome.

Infine, il nome di Jurij Gagarin si trova, a buon diritto, nello spazio: col suo nome è stato chiamato l’asteroide 1772 e a lui è stato intitolato un vasto cratere lunare nella faccia nascosta della Luna.

A questo piccolo grande uomo, il tributo della memoria dagli immensi spazi siderali e dal pianeta Terra, che deve proprio a lui l’appellativo suggestivo e fortunato di “pianeta azzurro”…

Maria D’Asaro

 

Già docente e psicopedagogista, dal 2020 giornalista pubblicista. Cura il blog: Mari da solcare
https://maridasolcare.blogspot.com. Ha scritto il libro ‘Una sedia nell’aldilà’ (Diogene Multimedia, Bologna, 2023)

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