PALERMO – A guardarlo di sera, dalla Statale 386, sembra proprio un paese da fiaba, con le sue casette illuminate disseminate qua e là alle pendici del suggestivo monte Castello, detto anche pizzo di Caltabellotta. Il paesino è infatti Caltabellotta: comune nell’entroterra siciliano, sui monti Sicani, a ben 949 metri d’altitudine, in provincia di Agrigento, da cui dista 63 km, e a 120 km da Palermo.
Gli studi archeologici ne fanno risalire l’origine all’antica Inycon, intorno al 1200 a.c; con la colonizzazione greca, nel V secolo a.c, l’insediamento venne poi chiamato ‘Triokala’, per tre sue caratteristiche: la rocca inespugnabile, la fertilità delle campagne e l’abbondanza di fonti d’acqua. Nel I secolo a.c. Triokala divenne fortezza romana; mentre, con la venuta degli Arabi, nel IX secolo d.C., vi fu eretto il Castello delle Querce: “Qal’at Al-Ballut”, da cui deriva il nome attuale. Nel 1090 in Sicilia giunsero i Normanni, e Triokala venne conquistata da Ruggero I d’Altavilla. Poi, il 31 agosto del 1302, il paese entrò di diritto nei testi di storia medioevale, perché nella fortezza della cittadina venne firmata tra angioini e aragonesi la pace di Caltabellotta, che segnò la fine della guerra dei Vespri siciliani e il passaggio dell’isola al re Federico III d’Aragona.
Tra la fine del 1700 e la fine del 1800, Caltabellotta viene menzionata da due illustri studiosi: Goethe – che la cita nel suo “Viaggio in Italia” – e Rudolf Steiner, filosofo e cultore di antroposofia, che avvalora in alcuni suoi scritti l’ipotesi di una concentrazione a Caltabellotta di forze luciferiche.
Dato leggendario questo che sembrerebbe del tutto smentito dalla realtà attuale di Caltabellotta, dove la vita scorre tranquillamente, si mangia bene e, soprattutto, si vive assai a lungo.
Il 18 gennaio scorso infatti la cittadina sicula è balzata agli onori della cronaca per un significativo primato: in paese ha festeggiato il suo 109esimo compleanno il signor Antonino Turturici, l’uomo più longevo d’Italia. Anche se preceduto nel lusinghiero traguardo da una dozzina di donne sparse in tutta la penisola, con i suoi 109 anni, tra i maschi è lui il primo sul podio della longevità. Nonno Antonino, che in gioventù amava viaggiare – è stato in America, a Roma per il Giubileo nel 1975 e poi di nuovo nel 2000 – lo scorso anno ha superato brillantemente anche una frattura al femore. Oggi si definisce scherzosamente “un giovanotto un po’ vecchio” e gode di buona salute. Vive con la figlia Biagia, il genero e due nipoti. Tra gli altri, nel giorno del suo compleanno ha ricevuto la visita del sindaco Lillo Cattano che gli ha fatto omaggio di una ceramica. A nonno Antonino l’augurio di battere il record di lunga vita che sinora detiene un altro isolano: il fu signor Antonio Todde, che viveva in Sardegna, a Tiana in provincia di Nuoro, dove è morto nel 2002 a 112 anni.
Antonino Turturici non è il solo “giovanotto un po’ anziano” del paese: tra i circa 3.500 suoi compaesani si contano altri quattro ultracentenari, 83 ultranovantenni e ben 387 “giovani vecchi”, tra gli 80 e i 90 anni. In paese, un signore settantenne ha entrambi i genitori in vita in discreta salute: la mamma 97enne e il papà 99enne.
Qual è il segreto che fa vivere così a lungo a Caltabellotta? Contano senz’altro il clima salubre e il consumo dei prodotti agricoli locali, come l’eccellente e genuino l’olio d’oliva. In un’intervista al TG3 regionale, il primo cittadino ha sottolineato poi che i gagliardi ultraottantenni vivono quasi tutti nelle loro case: in compagnia di figli, nuore, nipoti e pronipoti che si prendono cura di loro, magari aiutati, quando necessario, da ragazzi e ragazze che danno una mano. Sicuramente il valore aggiunto della relazione affettuosa con i propri cari è ingrediente fondamentale per una buona qualità della vita. E forse il sorriso di un nipote allunga la vita…
Maria D’Asaro
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