FIRENZE – Un dolce gustoso, soffice e profumato direttamente dalla tradizione fiorentina. Una golosità che gratifica l’umore, proprio come il tiramisù: un dolce che molti sicuramente avranno già assaporato, altri, invece, ne avranno semplicemente sentito parlare. La schiacciata alla fiorentina, come suggerisce il suo nome, è tipica del capoluogo toscano, viene preparata sopratutto durante il periodo del Carnevale, ma grazie alla sua bontà si tratta della golosità più preparata nelle case fiorentine.
Farina, zucchero, strutto, uova e lievito, ma anche latte, e buccia di arancia, lo zucchero a velo come decorazione ed altri piccoli ingredienti, che non tutti usano, ma che la rendono inconfondibile: questi sono gli elementi che danno vita alla schiacciata dolce di Firenze, impossibile da non amare. Nonostante abbia uno spessore limitato, solitamente di circa 3 cm, emana un profumo “soffice” che si unisce al sapore inimitabile e al suo retrogusto di arancia, il tutto ricoperto di abbondante zucchero a velo in superficie. E con l’orgoglio che hanno i fiorentini per la loro città non può mancare il disegno del giglio, sopra allo zucchero a velo, con il cacao.
La schiacciata alla fiorentina è il dolce ideale a fine pasto, rappresenta la tradizione dei pranzi domenicali fiorentini. Come nel caso della schiacciata toscana sott’olio, anche nel caso della ricetta della schiacciata fiorentina, dobbiamo tornare indietro nel tempo per raggiungere le sue origini. Essendo un dolce di carnevale, veniva preparato e servito solo il martedì, derivato dalla preparazione del pane, era fondamentalmente una torta toscana con aggiunta di strutto e zucchero. Già nel 1700 il celebre Pellegrino Artusi, scrittore di cucina e padre del famoso libro “La scienza in cucina e l’arte della buona alimentazione”, cita la schiacciata alla fiorentina. Anzi, viene menzionata, come dolce variante della “stiacciata coi siccioli”.
Sempre nel 1700 la schiacciata fiorentina prende il nome di schiacciata delle Murate perché prodotta dalle cosiddette monache di clausura “murate” nel convento di via Ghibellina. Il Monastero delle Murate è passato alla storia anche perché tra il 1527 e il 1530 ospitò nientemeno che la giovane Caterina de Medici, divenuta poi regina di Francia, per aver sposato Enrico II, re di Francia. Successivamente il monastero fu chiuso e divenne il carcere comunale maschile, ma le monache continuarono a produrre vassoi di schiacciata alla fiorentina. Si dice anche che l’ultimo pasto dei condannati a morte, poi fucilati, nell’attuale piazza Piave, comprendesse questo dolce.
Ma, tornando ai tempi odierni, la schiacciata fiorentina può essere gustata al naturale o con un ripieno di panna, crema o cioccolato: una prelibatezza toscana che saprà conquistare chiunque. Non bisogna lasciarsi ingannare dalla semplicità dei suoi ingredienti, perché sono proprio loro che giocano un ruolo fondamentale in questa prelibatezza.
Boris Zarcone
Nell’immagine di copertina, una tipica schiacciata alla fiorentina
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