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Mettiamoci al lavoro per un nuovo futuro

di | 2020-12-25T21:07:51+01:00 27-12-2020 6:10|Attualità, Sezione 3|1 Comment

MILANO – Sono volati i giorni e neanche mi sono accorta di avere le mani piene di calli, i capelli arruffati, il viso segnato da occhiaie profonde, le gambe stanche e le tasche vuote. Mi hanno rubato i sogni… Li cerco nella neve che scende, nel mare che urla, nel tiepido sole del mattino, nel buio della sera. Rivoglio la mia vita. La gioia di vivere progettando, viaggiando e incontrando gli amici mi manca da morire. È passato un anno. Iniziato con un brindisi tra stelle filanti, trombette e musica, in un cenone con centinaia di persone e l’augurio di un nuovo anno pieno di soddisfazioni, gioia e salute. È durata poco la speranza di giorni più belli di quelli già vissuti. A fine gennaio i primi segnali di qualcosa nell’aria che stava stravolgendo le nostre vite. Qualcosa di impalpabile, misterioso e subdolo, ancora non identificato. Poi a febbraio le prime risposte a ciò che cercavamo, la corsa spasmodica e colma di ansia che ha portato le persone a mettersi in viaggio cercando di sfuggire ad un piccolo e pericolosissimo virus.

Ci siamo sentiti tutti minacciati, indifesi, fragili, impauriti. Attoniti abbiamo visto sfilare centinaia di bare, abbiamo atteso notizie confortanti rinchiusi nelle nostre case per interminabili giorni. E’ stata dura resistere, per tutti. Per quelli che si sono ammalati, per quelli che non hanno potuto riabbracciare i propri cari, per quelli che hanno lottato per curare migliaia di persone cercando di arginare una situazione rovinosa. E’ stata dura anche per chi l’ha scampata rinunciando a tanti gesti quotidiani resi impossibili dalla pandemia. Ci siamo sentiti defraudati della nostra libertà ed abbiamo scalciato. A tutti è mancata l’aria e l’abbiamo cercata respirandola a pieni polmoni durante l’estate, poi proprio quando penavamo di poter riprendere una vita quasi normale tutto è ricominciato. E ci siamo ancora dentro. E’ scesa la neve sui monti ma non è riuscita a ricoprire il male né a soffocare il virus. Però stiamo ancora resistendo, con tenacia e ostinazione.

Il virus ci ha piegato ma non permetteremo che esso ci annienti. Sicuramente questo è stato un anno in cui la malattia, il dolore, l’impotenza ci hanno reso psicologicamente fragili, ma non ci hanno ancora abbattuto. Abbiamo imparato tante cose in questi giorni che si sono susseguiti tra la paura e l’incertezza. Ora non ci resta che mettere a frutto ciò che finalmente abbiamo compreso. Avevamo tutto e continuavamo a lamentarci di niente. Per una volta tutti siamo stati accomunati dallo stesso disagio, ci siamo sentiti uguali e solidali nella lotta al virus, quel virus che non ha fatto distinzione di razza, colore della pelle e nemmeno del portafoglio. Si sono ammalati ricchi, poveri, bianchi, negri, uomini, donne, anziani e giovani, tutti indistintamente. Questo ci ha unito e ci ha reso più forti e compatti nella lotta. Ora ci accomunano il desiderio di una vita normale, fatta di piccole cose, di affetto, di abbracci, di giornate all’aperto con la possibilità di ritrovarci insieme, di viaggiare, di lavorare e di crescere. Ne hanno fatto le spese gli anziani che non hanno avuto la gioia dell’ultimo abbraccio, i giovani che hanno perso la speranza in un futuro migliore, i soggetti fragili che hanno sentito tremare la terra sotto i loro piedi, i commercianti che si sono ritrovati pieni di debiti, ma abbiamo anche guadagnato qualcosa. Abbiamo riscoperto l’importanza di trascorrere del tempo tra le mura di casa ascoltandoci e facendo riemergere dalla memoria attività dimenticate.

Abbiamo cucinato tanto, creando nuove ricette e cercando di portare in tavola cibi più genuini, abbiamo imparato a cucire, rattoppare, aggiustare. Tutte quelle attività che richiedono tempo e pazienza e che avevamo dimenticato. Abbiamo camminato a piedi, in bici, con il monopattino e abbiamo ripulito l’aria e abbiamo ridato la vita a specie in via di estinzione. Il virus è venuto a scrollarci dal nostro torpore, quello che ci ha portato ad un atteggiamento dove la mancanza di rispetto dell’ambiente ha fatto da padrona per troppo tempo. Abbiamo capito che da soli non ce la possiamo fare. Il virus ci ha risvegliato da una forma grave di egoismo, ci ha reso più deboli ma anche più forti. L’anno che verrà dovrà essere un anno in cui ciascuno d noi deve rimboccarsi le maniche e cominciare a fare qualcosa di buono per la comunità. Dobbiamo far fronte alla pandemia con la consapevolezza che rispettare le regole serve a noi per evitare di infettarsi, ma serve a tutta la comunità. Solo così si potrà far fronte a questa emergenza sanitaria e anche economica.

Ma questo non sarà abbastanza se non ci metteremo al lavoro per ricostruire un nuovo futuro. Dovrà cambiare lo stile di vita di tutti ed ognuno dovrà fare la sua parte. Tutti alla ricerca di nuove prospettive di vita, all’insegna di forme di lavoro che siano innovative, alla ricerca di nuove metodologie di insegnamento, nuovi modi di organizzare le giornate nel rispetto del prossimo. Allora non ci resta che cominciare e per farlo bisogna spendere bene queste vacanze ritrovando l’affetto di sempre anche a distanza, sostenendo iniziative di solidarietà e guardando a chi ha meno di noi. Il regalo più bello che possiamo farci è un sorriso, una parola buona ed un sostegno affettivo, psicologico o economico nel modo che ci è più consono, sorridere alla vita e prendere questo periodo come un tempo per pensare, riprogrammare, organizzare e poi ripartire con nuove energie e rinnovato entusiasmo.

E che l’anno che verrà sia per tutti l’anno della rinascita e del rinnovamento personale e globale.

Margherita Bonfilio

One Comment

  1. Gaetana Figuccia 27 dicembre 2020 at 19:30 - Reply

    Un riepilogo perfetto.

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