PERUGIA – L’Umbria è verde per antonomasia. E non solo per la geografica fisica – il 44% del territorio regionale risulta boschivo – ma anche per la letteratura e per la storia. Il bosco sacro Monteluco di Spoleto era regolato da ferree leggi (la “lex spoletina”, primo esempio di regolamentazione forestale, incisa sulla pietra risale al III secoli aC), già al tempo della Roma repubblicana. A San Feliciano di Trevi e a Giano dell’Umbria producono drupe, ancora oggi, ulivi più che millenari che hanno visto il martirio di santi prima, o subito dopo, la caduta dell’impero romano. Quale sia la più vecchia delle due piante rimane una “vexata quaestio” irrisolta e forse irrisolvibile.
Senza parlare della foresta fossile di Dunarobba che fotografa tronchi di circa 2-3 milioni di anni fa… In letteratura, poi, Giosuè Carducci, su tutti, ha cantato nell’ode “Le fonti del Clitunno”: “Salve, Umbria verde…”. Ed ha citato le querce, i lecci, i salici piangenti, l’ilife nera, i cipressi: tutti testimoni, come rimarca il poeta, “di tre imperi” (l’Umbro, l’Etrusco, il Romano).
Insomma parlare di alberi, da queste parti, non dovrebbe essere più una novità. Invece no, la notizia c’è. E riguarda gli alberi, sia pure artificiali, di Natale. Proprio nei giorni scorsi la rivista inglese “Time out” ha definito l’Albero di Gubbio non solo il più grande del mondo, ma persino “il più iconico”. Una bella soddisfazione per gli eugubini, in primo luogo e per gli umbri, più in generale, considerato che il titolo è stato guadagnato a spese di competitori particolarmente agguerriti: gli alberi, nell’ordine, del Rockfeller center di New York, del Capitol Hill di Washington e di quello di Trafalgar Square di Londra. L’albero eugubino, la cui data di nascita risale al 1981, è appoggiato sul Monte Ingino e vanta numeri impressionanti: 750 metri di altezza, poco meno di mille punti luce e, in cima, una stella cometa di mille metri quadrati… Da Guinness dei primati, dunque. E non aggiungiamo i nomi delle personalità (papi, capi di stato o di governo, vip) che hanno acceso in pompa magna l’albero in questi quaranta anni.
Alla pianta dei record si accoda, ora, “L’albero della Speranza”, la cui particolarità principale risiede nella “location”: l’Isola Maggiore, la più grande del Lago Trasimeno. Sono stati i giovani volontari delle Pro Loco di Isola e di Tuoro sul Trasimeno – proprio dove si combatté la terribile e sanguinosa battaglia tra l’esercito di Annibale e le legioni romane del console Flaminio, letteralmente spazzate via – a voler lanciare lo slogan, in questi tempi di pandemia: “Riaccendiamo la speranza”. Assommano quattrocento le lampade a led che delineano l’albero, di cui 80 per la stella, creando suggestioni, in particolare di notte, sullo specchio d’acqua. L’auspicio è che davvero la pandemia venga scacciata quanto prima. Buon Natale a tutti dall’Umbria, cuore verde d’Italia.
Elio Clero Bertoldi
Nell’immagine di copertina, lo spettacolare albero di Natale allestito da 40 anni a Gubbio
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