PALERMO – Sebbene non paragonabile per ampiezza al noto cammino per Santiago di Compostela – gli ottocento chilometri che, attraverso Francia e Spagna, sono percorsi dai pellegrini per venerare la tomba dell’apostolo Giacomo il Maggiore – oggi anche la Sicilia ha la sua via Francigena: centosessanta chilometri di strade e “trazzere” che congiungono Palermo ad Agrigento.
Il percorso è divisibile in otto tappe da 20-25 chilometri ciascuna e si snoda lungo vie cariche di storia e itinerari paesaggistici suggestivi. Tanti i punti di interesse e i siti archeologici disseminati tra colline, alture e distese dell’entroterra. Il cammino è aperto a tutti: turisti in cerca di suggestioni ed emozioni, sportivi, etnologi, naturalisti, ecologisti, appassionati di chiese romaniche e chiunque voglia viaggiare a piedi. Tre le province attraversate: Agrigento, Caltanissetta e Palermo. Con cittadine attrezzate per un percorso strutturato di accoglienza e di servizi dedicati a chi sceglie di incamminarsi lungo la Magna Via Francigena siciliana: nel Palermitano si attraversano i comuni di Prizzi, Santa Cristina Gela e Castronovo di Sicilia; nell’Agrigentino, Cammarata, Comitini, Grotte, Joppolo Giancaxio, San Giovanni Gemini, Racalmuto; infine Campofranco, Sutera, Milena, i paesi percorsi nella zona nissena.
La rete della “Magna Via Francigena” permette di scegliere tra l’accoglienza pellegrina, organizzata da parrocchie o associazioni sensibili ai temi del cammino, che mettono a disposizione i propri spazi con una semplice offerta libera; oppure di pernottare nelle case dei “paesi albergo”, dove i privati aprono le porte delle proprie abitazioni ad un prezzo contenuto; si può infine usufruire degli ostelli della gioventù o dei classici bed and breakfast, se non addirittura di agriturismi e hotel.
L’iniziativa punta alla valorizzazione della cultura degli itinerari di pellegrinaggio e cammino con il ripristino degli antichi percorsi di origine normanna, denominati francigeni. In origine infatti, intorno all’anno Mille, la “Magna Via Francigena” permetteva il collegamento dei porti principali con i centri di maggior grandezza: Palermo era riferimento per la Spagna catalana e aragonese e per l’Italia continentale; Mazara del Vallo e Agrigento per l’Africa Settentrionale, Messina per l’Oriente e la Terra Santa. In un diploma normanno dell’XI secolo, troviamo un’indicazione in greco, fatta tradurre in latino dall’Imperatrice Costanza d’Altavilla, madre del futuro Imperatore Federico II di Svevia, che indica una “Magna via francigena castronobi”, passante appunto per Castronovo, comune oggi capofila del progetto.
L’iniziativa ha il supporto della diocesi di Agrigento, dell’associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia e gode del sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo della Regione Sicilia. “Solo il procedere a passo lento permette di scoprire la vera bellezza – commenta il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento – Il pellegrino infatti possiede uno sguardo diverso, ‘in più’, che tanti turisti non hanno: possiede lo sguardo verso il cielo”.
Maria D’Asaro
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